''Concordes in unum'' In primo piano

Su una parete dell’aula consiliare del Comune di Benevento, a Palazzo Mosti, campeggia la scritta latina “Concordes in unum” che, in parole povere, significa “all’unìsono” (alias, quell’“uno per tutti e tutti per uno” dei tre moschettieri di Alexandre Dumas, che poi erano quattro con l’immancabile D’Artagnan).

Sotto quella scritta, - simbolo della pluralità che si trasforma in unità, - le voci dei protagonisti, quasi sempre si sono amplificate e sovrapposte, per tonalità e volume, in un distonico stridente sconcertante concerto.

Difficilmente si è trovato il maestro d’orchestra capace di fonderne la diversità in armoniosa sinfonia.

Molte le stonature, le “stecche”, dettate dall’incapacità di leggere lo stesso pentagramma; ognuno preso dall’abbozzo di quello dettato dal partito, dal gruppo o gruppuscolo di riferimento; troppo spesso si è suonato, e si suona, ad orecchio.

Insomma, i protagonisti della polis che si sono succeduti negli anni non hanno mai brillato, e non brillano, per una concorde simultaneità, preferendo alla fusione la confusione delle voci. Eppure Benevento è da tempo sede di un apprezzato Conservatorio musicale.

Dal consiglio comunale non è uscita musica per le orecchie dei cittadini, ma solo motivetti campanilistici per partiti e partitini; marce e marcette infantili condite da rivendicazioni e sfottò.

Ma allora, da dove il deriva il suo motto?

Forse dalla “Pace Vecchia” siglata nel 1530 dalle due fazioni “Di sopra o del Castello” e “Di sotto o della Fragola”, dopo decenni di scontri cruenti. Così dicunt.

Oggi finalmente un Sindaco, - che afferma di essere entrato nella storia e naviga fra storie e storielle dei transfughi dal centro destra al centro sinistra e viceversa, - ha deciso di dare una svolta epocale alla città affinché il motto della capitale della Langobardia minor possa finalmente tradursi in realtà.

Ha edulcorato il compito del consiglio comunale, stemperandolo in un inutile assembramento post covid, a favore dell’organo esecutivo e delle commissioni in cui pure detiene la maggioranza … “concordes in unum”.

Fotocopia sannita della politica nazionale, dove il parlamento è divenuto un folkloristico luogo di incontro.

Il contesto, di per sé amaro e preoccupante, si innesta nel classico schema di commedia all’italiana, in cui i protagonisti ed i personaggi sullo sfondo (i “fortunati” beneventani) si muovono disordinatamente, l’un contro l’altro armati, ognuno “in altre faccende affaccendato”, perché … tengono famiglia.

Ed allora mi sorge il dubbio: vuoi vedere che il motto “Concordes in ununm” non sia di così nobile derivazione, ma partorito dalla perfida penna di Ennio Flaiano, di passaggio a Benevento, per prendersi gioco dei suoi amministratori?

No, non può essere. Avrebbe scelto il più efficace “Divide et impera”.

UGO CAMPESE