Distrutti alberi e antiche tombe In primo piano

In occasione dell'imminente commemorazione dei defunti, chi si troverà a far visita ai propri cari al cimitero di Benevento, troverà una triste sorpresa tra i viali alberati e le antiche cappelle adiacenti la chiesa madre.

Qui, infatti, erano sepolti i componenti della famiglia Bozzi e le loro tombe si trovavano affiancate l'una all'altra in una grande e bella aiuola ornata, tra l'altro, da alberi secolari, piante, fiori e piccole opere d'arte funeraria.

La tomba più antica è quella di Saverio Bozzi, datata 1922 e costituita da una imponente stele affiancata da colonnine con le indicazioni dei quattro punti cardinali. Poco lontano, invece, ancora una grande lapide in marmo con cornice in mattoni avvolta dall'edera racchiude l'epigrafe tombale di Iris Bozzi, nipote di Saverio e moglie del compianto preside Rocco Maria Olivieri il quale, rimastone vedovo giovanissimo il 3 luglio 1934 dopo tre anni di matrimonio, volle ricordarla con i versi di Luigi Illica Il sole a Iris e rispettando il lutto per tutta la vita.

Dinanzi a questo sepolcro c'erano poi le tombe dell'avvocato Vincenzo Bozzi, di sua moglie Bianca Cecere e dei loro figli, tra i quali Togo e Newton furono personaggi assai noti nella storia beneventana contemporanea. Togo Bozzi, infatti, nato a Cervinara il 27 luglio 1905, fu avvocato, scrittore e giornalista. Seguendo le orme paterne si laureò in giurisprudenza, e dal 1943 si dedicò anche al giornalismo, come collaboratore dei periodici «Ricostruzione», «Idea Nazionale», «Lavoro d'Italia» e «Centro Italia», mentre soprattutto attraverso le colonne del quotidiano «Roma» sostenne la creazione della regione Molisannio, comprendente Campania e Molise, secondo i confini dell'antico Sannio che teorizzò in molte sue opere tra cui Il vero Sannio, Le Oasi Sannite, Benevento, Il vestibolo dell'eterno e Tormento di meridionalista.

Collaboratore di giornali locali, fu insignito del premio ‘Leader d'Opinione' dal Centro Giornalistico per la Programmazione Economica. Morì a Benevento nel 1989.

Il germano Newton, invece, fu medico chirurgo e politico. Nacque a Benevento nel 1908 e lavorò a lungo presso l'Ospedale Fatebenefratelli in Benevento, ma ereditata la passione per la politica da suo padre, fu uno dei dirigenti storici del Partito Comunista Italiano nel Sannio ricoprendo anche la carica di Presidente del Comitato Federale. Dal 1946 al 1970 fu anche assessore e consigliere comunale a Benevento, città ove morì l'11 gennaio del 1992.

Ebbene - dopo questa necessaria premessa - è particolarmente doloroso dover dare notizia che quel pittoresco angolo del camposanto cittadino da qualche settimana è stato completamente stravolto per effetto di un'ordinanza municipale del 4 giugno 2009 che, nell'intenzione di recuperare nuovi spazi di sepoltura, ha decretato l'esumazione d'ufficio delle salme interrate da più di dieci anni. Per questo motivo, quindi, le tombe dei fratelli Bozzi sono state fatte letteralmente a pezzi assieme a quelle dei loro parenti e, inspiegabilmente, anche a due alberi secolari di cui ormai si vedono soltanto i grossi tronchi tagliati.

Mute testimoni di una secolare storia familiare sono ormai rimaste soltanto le antiche e pregevoli tombe di Saverio e Iris Bozzi assieme ad altre più recenti per le quali non erano ancora trascorsi i dieci anni previsti. In base a quanto è recentemente accaduto c'è tuttavia da temere che anch'esse a breve saranno rimosse e distrutte assieme ai resti di piccole opere d'arte funeraria in ferro, pietra e terracotta ora abbandonate e danneggiate nell'intera area.

Duole dover rilevare che in una città come Benevento - tradizionalmente legata alla sua storia e al suo passato - non si badi a tutelare importanti testimonianze storiche ed artistiche e che nei cimiteri sono molto spesso di straordinaria importanza. A Napoli, ad esempio, esiste il recinto degli uomini illustri dove i sepolcri di insigni personaggi sono sotto vincolo e, per quanto possibile, anche tutelati, mentre nel nostro caso c'è da presupporre che quanto prima la mancanza di spazi ( o la volontà di offrire a privati suoli per la costruzione di cappelle ) determinerà la scomparsa di tante altre opere d'arte legate anche a illustri personaggi. E nel cimitero di Benevento, giova ricordarlo, esse sono tutt'altro che poche.

Anziché continuare a distruggere ancora inopinatamente importanti pezzi della storia cittadina, a tutela del patrimonio custodito nel camposanto andrebbe invece stilato un elenco delle tombe da preservare, catalogandole una per una anche allo scopo di evitare furti che, purtroppo, anche nei luoghi sacri sono sempre più frequenti. Solo così i beneventani potranno anche per il futuro recarsi in visita ai propri cari in un'atmosfera non lugubre ed asettica, bensì suggestiva e ricca di saldi legami con il più degno passato della città.

ANDREA JELARDI