I settant'anni della Cisl, un nuovo inizio In primo piano

Proprio in questi giorni la Cisl compie settant’anni. Non sono pochi per un’organizzazione sindacale che si è dovuta destreggiare in tante fasi politiche e sociali. Certo, ci sono stati i momenti di punta e di difficoltà. L’importante però è essere arrivati a questa bella età con le idee chiare e con la voglia di fare. Anche se le problematicità non si contano e i nemici, in certe fasi politiche come questa che stiamo vivendo, si sono moltiplicati.

Ho passato la mia vita in Cisl. Sono arrivato al sindacato inconsciamente. Da ragazzo collaboravo saltuariamente in parrocchia con il Centro nazionale per l’istruzione e l’orientamento professionale (Cniop), dell’Azione Cattolica. Poi, nel 1973, l’Ente di formazione fu assorbito dallo IAL-CISL. E io mi son trovato “nel nuovo mondo” per puro caso. Lavoravo allora in segreteria saltuariamente. Mi attraeva molto fare quell’attività. Non ero retribuito i primi tempi. Aiutavo il segretario, il caro amico Felicio Manzo, persona dolcissima, che mi passava relazioni da fare sapendo che in tal campo ero bravo, eppoi mi piaceva tanto scrivere, elaborare. Una vera passione.

Collaborando con lo IAL avevo scoperto i Campi scuola Cisl a San Martino in Val Badia. Mi affascinava l’idea di fare un’esperienza di questo genere. Tanto che feci, riuscii a partecipare a uno di questi corsi di formazione.

C’erano delle tende enormi che ospitavano i corsisti. Dormii solo un paio di notti in tenda. Si stava male eppoi faceva un freddo cane. Constatai che, in quelle due notti, ero l’unico a dormire lì. E gli altri? Tutti avevano trovato un letto, a pochi soldi, in una delle famiglie del luogo. Feci anch’io questa scelta, che si dimostrò quanto mai opportuna.

Sarà stato il secondo o terzo anno che partecipavo ai corsi come “animatore”, quando incontrai un “collega formatore” che conoscevo. Era il segretario generale della Cisl Campania, Mario Ciriaco. Mi prese un po’ in giro con il suo fare tra l’ironico e il realista. Alla fine dell’attività di formazione mi chiese di passare in Cisl, in via Medina n. 5, a Napoli, il primo di settembre.

Mi ero proprio scordato di quell’appuntamento. Nel pomeriggio del primo giorno di settembre mi arrivò una telefonata a casa. Era la segretaria storica di Mario Ciriaco, Anna Esposito, che mi chiese, con un certo stupore, come mai non ero andato all’appuntamento con il suo capo. Le dissi francamente che mi ero dimenticato dell’incontro. Senza mezzi termini mi rimproverò e mi fissò un altro incontro sottolineando che non potevo mancare.

La stanza era piccolina. C’era una scrivania e un grande tavolo per le riunioni. Tutto era spoglio. Non un quadro alle pareti. Ciriaco mi fissò dritto negli occhi e mi chiese se volevo trasferirmi a lavorare in Cisl, da lui. Non ci pensai due volte, non feci calcoli particolari, non valutai che tutti i giorni dovevo recarmi dalla mia città, Torre Annunziata, a Napoli, a via Medina n. 5, sede della Cisl. Risposi subito di sì.

Se dovessi fare un bilancio direi che gli anni passati in via Medina sono stati per me basilari. Mi hanno formato sotto il punto di vista delle idealità, ma anche del pragmatismo, ciò di arrivare all’obiettivo prestabilito senza lungaggini, giravolte o altri marchingegni: colpire, centrare in poche essenziali mosse l’obiettivo.

Agli inizi della mia esperienza in via Medina, siamo circa alla metà degli anni settanta, facevo proprio il tuttofare. Dalla contabilità, ai rapporti con la Regione e via proseguendo. Si cominciava a lavorare la mattina verso le nove e si finiva verso le venti, se non c’erano problemi.

Spesso con Mario andavamo a pranzo insieme. Per “pranzo” intendo un panino e una birra al bar difronte la sede del sindacato. Pagava sempre Mario le consumazioni. Una delle prime volte che ero andato con lui a pranzo gli chiesi gli scontrini per potergli rimborsare le spese. Mi rispose un po’ seccato: “Ma se non eri in sindacato non avresti mangiato lo stesso senza addossare a qualcuno le spese?” Questo era Mario Ciriaco. Un uomo che praticava giornalmente le parole del fondatore della Cisl Giulio Pastore, pronunciate il 30 aprile del 1950, al teatro Adriano in Roma, all’Assemblea costitutiva dell’Organizzazione: «Parliamo ai lavoratori il linguaggio dell’amore. La Confederazione italiana sindacati lavoratori vuole inaugurare questa politica dell’amore, e verso tutti, anche verso coloro che una predicazione d’odio ha posti contro di noi….soltanto così faremo “un sindacato forte”».

ELIA FIORILLO