Il Sannio provincia energetica, molti costi ma pochi ricavi In primo piano

Il titolo di un mio articolo, pubblicato su un giornale locale il 20 settembre 2012, quasi dieci anni fa, era appunto: “Il Sannio, provincia energetica…”.

Lo stesso titolo si potrebbe usare oggi, viste anche le sollecitazioni poste da qualche servizio di cronaca come quello su San Bartolomeo in Galdo, pubblicato da Il Corriere della Sera il 14 gennaio u.s. col titolo: “La battaglia del borgo contro i parchi eolici…”.

Indubbiamente, in campo energetico il Sannio, oggi come ieri, produce molto e incassa poco: e ciò anche perché non sappiamo ancora approfittare del fatto che le energie rinnovabili trovano, proprio lungo il nostro territorio appenninico, uno dei più fecondi spazi produttivi d’Italia.

E questo mentre siamo tutti preoccupati dell’incontenibile prezzo del gas e dei carburanti in genere, in un Paese come il nostro, che peraltro importa il 90% delle energie fossili che usa.

Le rinnovabili sono sempre più essenziali, eppure vi è ancora qualcuno che pensa di fare le battaglie “contro i mulini a vento”, alla maniera di Don Chisciotte… nella speranza di frenare, anziché regolare, la produzione di energia eolica.

La crisi attuale del caro-bollette ci convince più che mai che dobbiamo accelerare non solo lo sviluppo delle fonti rinnovabili ma anche la realizzazione di connessi impianti di accumulo e stoccaggio dell’elettricità ivi prodotta, avviando altresì le cosiddette Comunità Energetiche.

In primis, quindi, necessitano apposite norme nazionali e regionali volte a definire il rapporto geoambientale ed economico tra impianti energetici e territori di estrazione.

Questo vuol dire che la vera battaglia delle comunità locali non può essere quella di dire genericamente “No Eolico”, visto che l’Italia non può fare a meno dell’energia del vento, ma piuttosto quella per ottenere il riconoscimento, per i nostri territori, come soggetti produttori di energia, con pieno titolo a concorrere alla scelta della localizzazione dei relativi impianti e soprattutto alla ripartizione dei conseguenti ricavi economici.

Quindi è giusto dire No all’Eolico selvaggio, ma ancor più doveroso sostenere la produzione nazionale di energie rinnovabili, anche per emanciparci dai condizionamenti del gasdotto russo…

Vediamo ora cosa significa, in termini mercantili, la produzione di cinquanta pale eoliche installate in un piccolo paese di duemila abitanti.

Significa che in quel paese la produzione lorda vendibile, il cosiddetto PIL, aumenta di circa otto volte: cresce il PIL ma non il reddito dei cittadini. È questo il vero problema: come far partecipare le comunità locali alla ripartizione dei ricavi economici delle energie rinnovabili ivi raccolte.

Sebbene, ancora oggi, non molti se ne accorgono, la nostra è una primaria provincia energetica, come il sottoscritto già scriveva nel 2012, una provincia energetica che, però, ricava ancora troppo poco dalla produzione di quell’energia.

Quando un importante giornale, come Il Corriere, pubblica un articolo inneggiante ad una battaglia contro i parchi eolici, forse non ha considerato che il Comune di San Bartolomeo non manifesti contro le rinnovabili tout-court, bensì contro una particolare localizzazione di un parco eolico.

Evidentemente questo non l’hanno capito neanche i parlamentari e i consiglieri regionali che sono andati, anch’essi, a manifestare contro quel parco eolico senza preoccuparsi però di dire cosa avrebbero fatto nelle rispettive Istituzioni legislative, non per frenare la produzione di rinnovabili, ma per regolamentare la pianificazione degli insediamenti dei parchi e la ripartizione dei relativi ricavi e compensi, prima di tutto a beneficio delle comunità locali.

Difatti, come reagirebbero i cittadini di San Bartolomeo se sapessero che, a seguito dell’installazione di pale eoliche sul loro territorio, essi potrebbero ricevere quasi gratuitamente tutta l’energia elettrica che utilizzano?

E che, inoltre, per il riscaldamento domestico potrebbero usare l’elettricità al posto del gas, quasi a costo zero?

Pochi sanno o vogliono sapere che oggi la parte più consistente del PIL del Sannio proviene dall’estrazione di energie rinnovabili, e che nel prossimo decennio qui si raddoppierà la produzione di eolico, fotovoltaico e idroelettrico.

Ormai questo è il primo comparto industriale sannita: non a caso il presidente provinciale di Confindustria è uno dei massimi imprenditori italiani di energia del vento.

Tuttavia chiediamoci quali vantaggi potranno trarre le comunità civili dei luoghi in cui queste risorse energetiche vengono prodotte.

L’Italia, oggi come non mai, ha necessità di ridurre la dipendenza estera in campo energetico, e per farlo ha una sola strada: lo sviluppo delle fonti rinnovabili interne.

In questo quadro non dimentichiamo che il Sannio non si è mai trovato, come ora, in una posizione di forza, in quanto rappresenta indiscutibilmente una delle primarie province energetiche italiane, ovviamente con tutti i problemi e gli obblighi che il caso comporta.

Tuttavia non è chiaro fino a che punto se ne rendano conto gli Enti locali, le forze politiche e sociali, gli ambienti scientifici ed il variegato mondo della stampa.

Essere oggi una delle primarie province energetiche non è cosa di poco conto.

ROBERTO COSTANZO