Imperia Ciletti figlia dell'Arte In primo piano
Con scomparsa di Imperia Ciletti - avvenuta il 14 aprile a Roma - l’arte italiana e soprattutto quella sannita perdono una delle più autorevoli rappresentanti del Novecento e dei primi vent’anni del Duemila, nonchè degnissima erede e custode delle memorie di un’illustre famiglia di artisti.
Battezzata - nomen omen - Imperia Pace Novella Luce, nacque infatti nel 1931 dal noto pittore di San Giorgio la Molara Nicola Ciletti e dalla poetessa e pittrice Fryda Laureti, tant’è che non a caso il critico Vittorio Scorza la definì “figlia dell’arte” essendo peraltro cresciuta, insieme ai suoi fratelli Gloria e Sigfrido, tra l’élite culturale partenopea e le suggestioni della pittoresca dimora immersa nella campagna sangiorgese, cenacolo non soltanto artistico ma anche culturale.
Nella “casa del Serrone”, difatti, non c’era giorno in cui non arrivassero in visita amatori d’arte, collezionisti e personaggi della scena politica tra cui Mario Venditti, Anna Severino, Nicola Martinelli e Michele Pezza, nonché gli allievi del pittore alla sua Bottega d’Arte attiva a Benevento dagli anni Trenta come Raffaele Jadarola, Michele Rescignano, Alfredo Errico, Raffaele e Quirino De Jeso e, non ultimo, il politico e giornalista Ezio Maria Gray che alla morte di Nicola Ciletti scrisse di lui: «schivo di onori, forte come i personaggi dei suoi quadri, semplice e dignitoso, Ciletti lasciava un magico ricordo in chi lo avvicinava. A lui il mio ricordo è anche improntato di gratitudine. Confinato dal Sig. Scelba per due anni a San Giorgio la Molara, borgata e zona di grandissima ospitalità, la casa di Ciletti conosciuto allora mi fu aperta con veramente apostolica comprensione e discrezione».
Modella del padre assieme ai fratelli, Imperia esordì diciassettenne a Benevento partecipando ad una mostra del padre e inaugurata dal Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, mentre nel 1952 tenne la sua prima personale al Palazzo Grasso di Salerno e l’anno successivo ancora nel capoluogo sannita, presso la Camera di Commercio.
Nel 1955 si trasferì a Roma e l’anno seguente sposò Ermanno Iazeolla di antica e nobile famiglia di San Giorgio, proseguendo comunque la sua carriera artistica con innumerevoli esposizioni in Italia e all’estero, tra l’altro in Giappone, a Bruxelles, a Parigi, a New York e in Canada.
Oltre a cimentarsi nella pittura a olio, sperimentò con successo altre tecniche spaziando dal disegno su carta alle serigrafie su lamina d’oro fino alla produzione artistica di opere in legno, in ceramica e in vetrofusione.
Attiva sin dal 1955 come docente di disegno e storia dell’arte in istituti statali e parificati, nel 1980 creò a Roma una propria scuola di pittura su carta, tela, ceramica, vetro, stoffa e legno, mentre alcune sue opere entrarono a far parte di collezioni private, pubbliche e museali, nonché del Ministero dello Sviluppo Economico e del Museo del Sannio.
Nel 1976 presentò alla Galleria Canova di Roma la sua celebre opera Un volto al tuo segno, ovvero una serie di dodici litografie raffiguranti i segni zodiacali, mentre nel 1987 realizzò alcuni grandi pannelli in ceramica su commissione del Comune di Benevento e collocati nella sede municipale in Palazzo Mosti, ai quali si aggiunsero l’anno successivo ulteriori pannelli per il nuovo Teatro de La Salle a Palazzo De Simone e, nel 1992, per l'Auditorium «Nicola Calandra».
Negli ultimi vent’anni coordinò le attività dell’Associazione Archivio Nicola Ciletti, fondata con i fratelli e di cui fu presidente, promuovendo esposizioni, convegni ed eventi dedicati ai loro genitori, tra cui la donazione alla Biblioteca parrocchiale “Don Giuseppe Fina” di San Giorgio la Molara di una preziosa collezione di documenti riguardanti l’attività grafica e letteraria di Fryda Laureti Ciletti (1905-1987) e la recente mostra dedicata a Nicola Ciletti fotografo, tenutasi presso la sede dell’Archivio di Stato di Benevento e organizzata dall’Accademia della Fotografia “Julia Margaret Cameron”.
In quella che fu la sua ultima apparizione pubblica, Imperia Ciletti, in qualità di madrina, consegnò il “Premio Nicola Ciletti” al Maestro Enzo Carli.
Con la sua morte si chiude un’epoca felice e vivissima dell’arte sannita, ma scompare anche una raffinata e coltissima gentildonna d’altri tempi.
Per molto tempo ricevetti puntualmente da Roma le affettuose e graditissime telefonate della professoressa Ciletti che spesso mi coinvolse nelle sue iniziative e con cui discorrevamo a lungo dell’amato Sannio. In estate mi capitava di andarla a trovare nella sua casa di campagna, un luogo suggestivo e pieno di fascino dove un paio di anni fa le avevo promesso di tornare appena possibile assieme a mia madre che avrebbe voluto rivedere. Purtroppo non c’è stato modo e tempo di soddisfare il desiderio di riabbracciare la sua allieva conosciuta quasi settant’anni prima, quando, giovanissima supplente dell’Istituto delle Madri Orsoline, le insegnò storia dell’arte.
La professoressa Ciletti restò infatti particolarmente colpita da un suo disegno raffigurante un paesello arroccato sul cucuzzolo di una montagna e nel quale le sembrò di rivedere i luoghi amati: «Brava!», le disse, «hai fatto San Giorgio la Molara!». E le mise il voto più alto.
ANDREA JELARDI