Invasioni (e delimitazioni) di campo In primo piano

A distanza di qualche giorno, due fatti hanno colpito l’immaginazione di due autorità non tenute a scendere subito nella zuffa mediatica. Dapprima il Ministro della (una volta Pubblica) Istruzione. A seguire la Conferenza Episcopale Italiana.

Teniamo distinti le questioni ed i livelli.

Il Ministro, motu proprio, ha ordinato ai dirigenti scolastici (una volta presidi e direttori didattici) di ritenere giustificata l’assenza da scuola per tutti quegli alunni che avrebbero preso parte agli sfilamenti, da chiunque organizzati, sull’onda emotiva della famosa Greta che, evasi (ella) gli obblighi scolastici (e a lei chi la giustifica?), gira il mondo per animare cortei contro i cambiamenti climatici (climate change), ma soprattutto contro il riscaldamento (global warming).

La assemblea dei vescovi italiani (CEI) è prontamente intervenuta con un comunicato sulla sentenza della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana circa il cosiddetto “suicidio assistito”, senza attenderne il testo e le motivazione che, com’è noto, vedranno la luce più in là, quando il giudice relatore avrà messo “in bella” le argomentazioni del collegio per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Siamo perfettamente coscienti che stiamo mettendo insieme due questioni tra loro abissalmente lontane. Ma qui interessa l’uso che molti soggetti, che avrebbero tante occasioni per occuparsi di ciò che pertiene alla loro funzione, escono fuori dal seminato, con spensierate invasioni di campo.

Prendete il caso del Ministro. Il professor Fioramonti non è il capo di nessuna scuola italiana (così come il Ministro della Salute non è il capo di nessuna Azienda Ospedaliera). E’ giovane di nomina e non avrà seguito le discussioni di un quarantennio sugli organi collegiali della scuola e gli sarà pure sfuggita la riforma proposta dal ministro Berlinguer e votata dal Parlamento (sicché è legge dello Stato), che attribuisce alle scuole (ad ogni singola scuola) la “personalità giuridica” con conseguenti autonomia didattica, organizzativa e finanziaria. Di conseguenza tutto ciò che, da un capo all’altro dell’Italia, il mondo della scuola voglia far fare ai suoi alunni è di competenza di ogni singola scuola. Certo che una scuola può partecipare a qualche corteo, se lo delibera l’organo a ciò preposto e se la scuola, con i suoi soggetti adulti, si assume la responsabilità di “stare insieme” durante il corteo e, magari, si prende la briga di spiegare prima e dopo quello che si sta facendo: Ogni iniziativa deve rientrare nello spirito statutario di una scuola. Quindi, caro Ministro, non esiste uno statuto unico nazionale dal quale possa discendere un suo comando. E poi, se una cosa è autorizzata, che bisogno c’è della giustificazione? Non le pare, sempre più caro Ministro, una rimembranza di quando le giustifiche ce le facevano noi perché almeno la firma di un papà la sapevamo imitare?

La intromissione dei Vescovi è certamente più grave. Il Ministro non sa che non può comandare alle scuole. Ma come fanno i vescovi a non sapere che non hanno nulla da spartire con la Corte Costituzionale o con il Parlamento? Dire, in sintesi, che la Corte Costituzionale avrebbe fatto meglio ad aspettare il Parlamento significa entrare nel merito del “sinfonismo politico”, materia esclusa dalla competenza dei vescovi che devono parlare alle diocesi e, da qui, ai cattolici. Non c’è mai stato il monopolio dei cattolici nella vita politica, a maggior ragione oggi quando sembra che anche di una unità confessionale dei cattolici non esista se non qualche flebile traccia.

Il potere legislativo non è soggetto a nessuna dottrina religiosa. La Corte Costituzionale è organo indipendente dal Parlamento e dal Capo dello Stato, il suo giudizio può essere oggetti di discussioni giuridiche, politiche, culturali, storiche, ma nessuno ha l’autorità per disconoscerne il valore inappellabile erga omnes. Significa: per cattolici e non cattolici. E in queste materie non c'è maggioranza che tenga. Anche l’ultimo derelitto ha da sapere che c'è chi ne tutela la dignità. Del resto l’autonomia religiosa dei cattolici non è in pericolo, se una legge di uno stato laico assicura ai non cattolici qualcosa che i cattolici non vogliono. Qualcuno ha accennato alla possibilità che la Corte avrebbe avuto di richiamare il principio della obiezioni di coscienza. Ma di chi? I vescovi fanno finta di ignorare quanto è farisaica la prassi obiezioniaria in tema di aborto. La pratica della obiezione di coscienza da parte di medici cattolici antiabortisti lascia il campo libero agli abortisti. E quante donne sono escluse da un consiglio (se non proprio un conforto) di un medico cattolico che dalla sua fede può assorbire quei sentimenti di pietà e misericordia per far maturare una decisione non condivisa ma rispettata? Perché? E’ veramente conforme all’insegnamento di Cristo?

L’attualità ha prevalso sulla intenzione di parlare di un’altra questione, di pertinenza della politica e della cultura d’oggi: la lotta per la salvaguardia delle zone interne, contro la desertificazione. Proprio così, si è discusso e scritto di lotta. E magari sono pronti cortei e marce della fame, con allegato ministro che disponga la giustifica per gli studenti indispensabili a dover reggere i cartelli

Non sono questione da affrontare con le lotte, ma con lo studio, le analisi, i progetti concreti e la individuazione dei soggetti attuatori. Università, imprenditori, agricoltori, politici: tutti al lavoro e nessun corteo.

MARIO PEDICINI