La storia del Sannio è figlia della sua geografia In primo piano

La millenaria storia civile e istituzionale di Benevento e del suo Sannio, così come la relativa produzione agroalimentare, unitamente alle moderne risorse energetiche rinnovabili dei nostri monti, sono il frutto e la conseguenza del sistema orografico e del particolare contesto idrogeologico del nostro territorio.

Queste mie convinzioni hanno trovato conferma e conforto in una recente lettura, fatta in tempi e forme contestuali, di tre interessanti libri che hanno come protagonista primario il territorio, la sua natura, le sue potenzialità, i suoi condizionamenti.

Si tratta de “Il Principio territoriale” di Alberto Magnaghi”; “La polpa e l’osso secondo Rossi Doria” di Marcello Gorgoni, “Bene primario” di Carmine Nardone.

Il Sannio è un paesaggio di molto osso e di poca polpa, tuttavia attraente e produttivo. “Sistemare i terreni a monte è anche fare opera d’arte” (cioè paesaggio) diceva Rossi Doria. Ciò vuol dire che quello che oggi non si spende a monte, domani si spenderà moltiplicato a valle, appunto come scrive Magnaghi: “gli interessi di economia di breve periodo provocano l’esondazione dei fiumi, le crisi climatiche, il consumo esponenziale del suolo; una sorta di divorzio natura-cultura”. Questo capita quando ci si concentra sui progetti di riparazione delle esondazioni a valle (è il caso degli straripamenti lungo il medio Calore beneventano) trascurando le opere di prevenzione a monte, dove sorgono i fiumi. Opportunamente il presidente Draghi ha detto: “imparare a prevenire più che a riparare”.

Un filo conduttore di questi tre libri è appunto una nuova filosofia del territorio, inteso come “un vero e proprio essere vivente”. Il libro di Nardone, tra l’altro, si sofferma sulla singolarità positiva delle aree interne, il cui sviluppo “non può avvenire perseguendo le scelte praticate con maggiore o minore successo in momenti precedenti ed in altre aree”. Ciò significa che un territorio come il Sannio non ha nulla da invidiare o da imitare ad altri territori.

Siamo nel cuore della dorsale appenninica, che non è soltanto l’osso ma l’asse portante della nostra regione, con indiscutibili specificità geoambientali, agroalimentari ed energetiche, senza dimenticare che disponiamo del più grande invaso idraulico della Campania.

Se non avessimo questa particolare condizione geografica e orografica, nei secoli scorsi prima i Sanniti e poi i Romani, i Longobardi, gli Svevi, i Pontifici ed altri certamente non avrebbero scelto Benevento come base di insediamento e di governo rispetto alle altre parti del Mezzogiorno. E, senza dubbio, proprio questo posizionamento del nostro territorio ha consentito ad alcune colture agrarie di segnare notevoli punti di vantaggio, a cominciare dall’epopea del tabacco che nel secolo scorso fece del Sannio la prima provincia tabacchicola d’Europa, quindi col primato regionale in campo vitivinicolo e con gli apprezzati bovini di razza marchigiana sannita nel comparto zootecnico da carne.

Per le stesse ragioni oggi il Sannio può assumere la leadership nelle fonti energetiche rinnovabili e quindi confermarsi come percorso principale della linea di comunicazione stradale Tirreno-Adriatico.

Certamente questo nostro territorio, con le sue evidenti specificità e potenzialità, già oggi dovrebbe saper creare maggiore benessere. Ma non si può escludere che nel prossimo futuro tutto ciò potrà realizzarsi.

Al momento, sia a livello europeo che nazionale, si pone in cima ai massimi propositi di sviluppo la transizione ecologica ed energetica. Entro trent’anni l’energia elettrica deve essere prodotta solo da fonti rinnovabili, cioè soprattutto da eolico e solare. Vento e sole, che nel Sannio trovano un areale particolarmente produttivo.

Difatti lo spazio eolico sannita è tra i più fertili d’Italia: un’eccellenza che non possiamo sottovalutare.

La lettura di questi tre libri stimola, tra l’altro, a riflettere sulla necessità di una adeguata programmazione della produzione di energie rinnovabili, per evitare sfruttamento del territorio e sottomissione delle comunità locali.

Carmine Nardone, nel suo libro “Bene Primario”, richiama appunto la necessità di una diffusione di sistemi integrati di produzioni energetiche rinnovabili rigorosamente su scala aziendale agricola e ricorda un pensiero di Barak Obama che dice: “una nazione che non controlla le sue fonti energetiche non può controllare il suo futuro”.

ROBERTO COSTANZO