L'Appia antica in bici da Roma a Benevento In primo piano

Affrontare molti Km in sella ad una bicicletta può essere un’esperienza di totale immersione nella storia e nelle grandiose atmosfere del mondo antico. Soprattutto se dal Sannio decidi, con quel mezzo, di percorrere l’Appia Antica. Per anni abbandonata a se stessa, essa è oggi al centro di interessanti progetti di sviluppo che potrebbero trasformarla in un cammino di Santiago tutto italiano. Lunga 612 km, fu voluta da Appio Claudio e collega il Tirreno all’Adriatico. Ma se le Istituzioni ancora non arrivano a concretizzare veri e propri progetti di sviluppo, i cicloturisti conoscono invece molto bene questo percorso. Come si può leggere in questo emozionante resoconto di un sannita doc: Antonio Cardone, cicloamatore di Pago Veiano.

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Un tuffo nella poesia della Regina Viarum, la “Regina delle strade” romane, tra porte monumentali, tombe, ville imperiali e fortezze medievali. Uno struggente paesaggio di rovine, dove la natura domina e custodisce antiche memorie.

La prima autostrada del mondo antico. Le guerre e i commerci portano alla costruzione di questa importante arteria verso il nostro Sud: la Magna Grecia e poi l’Oriente, il Nord Africa. Nel Medioevo fu percorsa dai pellegrini verso la Terra Santa. Costeggiata da magnifiche ville e monumenti funerari, fu poi abbandonata e saccheggiata. Diventò il simbolo romantico della civiltà romana decaduta nella storia dopo tante vicissitudini ed è stata costantemente recuperata e rivalutata, in modo che almeno fino a 20 km da Roma quasi ad Albano Laziale il suo tracciato è rimasto quasi intatto. Qui si respirano antiche atmosfere della gloriosa storia romana.

Parto da Roma in mattinata per dirigermi dal Colosseo verso Porta San Sebastiamo, una gigantesca porta con le sue maestose mura aureliane, che fanno capire che entrare a Roma era una cosa seria… Usciti dalla porta il mondo romano sembra allungarsi nel tempo come la sua strada regina, l’Appia Antica, la prima strada articolata con marciapiedi e spazio per senso di marcia. Ma la sua vera peculiarità sono le tombe romane, i mausolei e le statue: tutto ciò che si utilizzava come decoro, direi maestoso, ma tristemente funerario, che i Romani, rispetto ai nostri tempi, preferivano per offrire riposo eterno ai cari defunti. La strada Regina, dunque, era maestosa anche per la quantità di tombe sfarzose che ne decoravano i bordi. Quasi come se la strada fosse un decumano massimo infinito. Un paesaggio che ti incanta per così tanta antichità sparsa lungo il percorso. È come se nel museo più grande del mondo decidessero di mettere ogni monumento, ogni statua, ogni referto lungo quella strada. Ed è proprio questo: l’Appia è un museo a cielo aperto nel quale, per i primi 20 km, ad ogni angolo c’è qualcosa di antico: da piccole tombe piccole a statue meravigliose e mausolei ciclopici come la tomba di Cecilia Metela.

A 20 km da Roma si iniziano perdere le antiche atmosfere. Percorrendola fino a Benevento ho capito che cosa meravigliosa sia l’Appia Antica. Ero partito pensando che il grosso fosse andato perduto, ma invece anche la storia del Medioevo e del Rinascimento ci lascia una sua testimonianza lungo questa meravigliosa strada: una tomba, un muretto a secco, un ponte, un palazzo antico. La strada si fa bella quando attraversa le città come Albano Laziale, e poi scende nelle campagne e si fa stretta. Si sale, si scende, ma lei riappare sempre, taglia le strade principali e scende inesorabilmente nel sud. Sembra quasi che muoia in un vallone o dietro un palazzo, diventa sterrata o asfaltata, scompare dietro una abitazione privata, ma riappare un attimo dopo. Non demorde. Lei è viva e mi dice di andare sempre avanti e di gustarne tutta la bellezza metro dopo metro.

Dopo le campagne romane, essendomi lasciato alle spalle da un pezzo Ariccia e Albano Laziale, facenti parte della zona detta dei Castelli Romani, la strada congiunge sulla Statale A7 una statale dritta, fiancheggiata a destra e sinistra da tantissimi alberi, il che rende comunque molto affascinante anche una strada poco antica. Questa strada è lunga in totale 60 km e porta nel cuore dell’Agro Pontino, una zona che nel passato ha avuto tante bonifiche essendo una zona paludosa. Vi è qui un punto in cui passa un canale che fiancheggia la strada fino a Terracina.

La Statale A7 ci abbandona e, dunque, a sinistra, prendo una strada che mi porta a Terracina senza passare per la parte più bassa dove sta il porto, cercando di percorrere la strada più antica che la mappa mi indica. Percorrendo questo tragitto è subito magia. A destra e a sinistra della strada asfaltata spuntano muretti a secco e qualche mausoleo. Salendo si trova una pizzeria che si chiama “Appia Antica” e poi mi trovo davanti alla Porta Romana di Terracina, una porta edificata alla fine del ‘700 sotto Pio VI. La strada che porta al centro di Terracina è un gioiello di stili architettonici di varie epoche. Essa taglia la città e sale lungo il Monte Giove. Più vado in fondo e più salgo e più la strada si fa interessante con rocce e mausolei che aumentano di numero. Fino ad arrivare al Monte Giove e al tempio romano pagano dedicato a Giove. Ma la mia strada continua dritto fino ad arrivare a Fondi.

ANTONIO CARDONE 

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