Motori in folle In primo piano
C’è un problema di efficienza e di correttezza della pubblica amministrazione, che gode di una insopportabile strafottenza nei confronti dei cittadini, con particolare riguardo nei confronti di quelli che pagano le tasse. Lo Stato e gli enti locali e i tanti carrozzoni di proprietà pubblica hanno sicuramente delle entrate frutto di pagamenti per i servizi prestati. Ma la gran parte delle disponibilità finanziarie di Stato ed enti locali è costituita dalle imposte e dalle tasse di cui sono gravati i cittadini. Almeno quelli che non possono materialmente sottrarsi.
Ebbene i disservizi, i ritardi, le orecchie sorde non sono mancanze di buon gusto o di eleganza, ma sono comportamenti che violano precise norme giuridiche. Certi comportamenti omissivi meritano la messa in moto di procedimenti di accertamento delle responsabilità. Ai consiglieri comunali di minoranza che a Palazzo Mosti chiedono perché non si risponde alle loro istanze, non basta che il segretario comunale risponda che devono provvedere i dirigenti, senza stimolare chi deve sovrintendere alla produttività dei dirigenti.
I pubblici funzionari (quelli di carriera, come i dirigenti, e quelli elettivi) hanno precisi doveri concentrati nella formula del giuramento che hanno prestato quando hanno iniziato il loro rapporto di servizio. Fedeltà alla Costituzione e rispetto delle leggi sono cose che il pubblico funzionario deve saper fare “da solo” senza bisogno che qualcuno glielo ricordi.
Altro dovere generale della pubblica amministrazione è quello della trasparenza. Perché il Comune decide di cambiare idea in ordine ad una certa questione deve essere motivato, con argomenti di fatto e di diritto, soprattutto circa le conseguenze di un cambio di passo.
Prendiamo il caso Lumode. E’ questo il nome di un soggetto che ha presentato, a suo tempo, un progetto per realizzare nell’area dell’attuale Terminal degli autobus extraurbani un complesso edilizio avente diverse finalità. Per anni si è discusso se il Comune poteva modificare (a beneficio dell’istante) la quota percentuale di danaro da investire in compartecipazione col il partner pubblico. A fronte di chi ha richiamato il dovere del Comune di non dare corso ad una pratica che partiva col piede sbagliato (impegno di spesa privato inferiore a quello reso obbligatorio dalla norma), sono emerse “strane” iniziative come quella di proporre un “quesito” presso organismi ministeriali se si poteva modificare la percentuale di impegno del privato, con conseguente autorizzazione al pubblico di allargare i cordoni della borsa.
La storia è durata alcuni anni.
E’ di qualche giorno fa la notizia che il Comune, per gli interventi sull’area ex collegio La Salle e piazza Risorgimento, ha abbandonato la “pratica Lumode” e si avvarrà di progettazione interna per opere non impattanti, tra cui un porticato a piazza Risorgimento.
Come è stato chiuso il rapporto con la Lumede? Con una transazione o con un atto unilaterale del Comune? Poiché ogni atto della pubblica amministrazione è impugnabile davanti all’Autorità Giudiziaria ed è presumibile che la strada possa essere seguita dalla ditta “svenduta”, c’è qualche dirigente comunale che ha consegnato al Sindaco e al Segretario Comunale la “contabilità”, affinché anche il cittadino che paga le tasse sia informato di possibili, eventuali, futuri esborsi?
O il motore, che dovrebbe far girare in armonia gli ingranaggi, è rimasto in folle?
MARIO PEDICINI