Niente distrazioni In primo piano

Ha vinto, ha aizzato gli avversari sconfitti ed è andato a Roma in cerca di soci per fare un nuovo partito. Giornali e social ne parlano e lui gongola, accennando di sfuggita che avrebbe le carte in regola (il curriculum) per fare il presidente della Repubblica.

Ma i beneventani lo hanno eletto sindaco e sindaco lo vorrebbero all’opera per raddrizzare la barca e darle una meta con la prospettiva dei cinque anni del suo mandato. Le distrazioni di Clemente Mastella dovrebbero preoccupare i suoi sostenitori che ci hanno messo la faccia per condurre due difficili battaglie e aspettano sì nomine e assessorati, ma vogliono anche vederci chiaro sulle cose da fare. Mastella è stato rallentato nei cinque anni passati dalla inesperienza amministrativa e dalla irruzione del Covid-19. Sono attenuanti che devono pesare nella valutazione non sempre positiva del quinquennio. Che egli stesso, peraltro, ha fatto in maniera eclatante con le famose dimissioni del 2020; ma soprattutto con le valutazioni dei suoi come succhiaruote e arraffa arraffa. Dalle urne del 3 ottobre sono usciti simili soggetti?

Dalla precedente esperienza il sindaco deve necessariamente partire per impostare un programma realistico anche in vista della distribuzione delle aree di competenza dei singoli assessori, tenendo presente peraltro che dovranno fare della collegialità (pretesa e garantita dal sindaco) la cellula di sicurezza e la garanzia della responsabilità condivisa. Una ricognizione onesta dello status quo risulta essere necessaria e indispensabile, avendo cura di non prendere troppo sul serio la sintetica relazione di fine mandato, esempio ultimo (ci si augura) di una scartoffia di adempimento senza sentimento.

Ma partirei dal consiglio comunale che non può essere ridotto a silenzioso strumento di ratifica di tutto quello che si decide “altrove”. Le professionalità presenti in quest’organo, al quale sindaco e giunta rispondono, aprono il cuore alla speranza. Una lettura dello Statuto Comunale potrebbe essere il primo momento di una legittimazione più convinta della delicata e indelegabile funzione. I consiglieri, specie i neo-eletti, ne tengano conto.

La stessa collegialità della giunta è corazza di sicurezza per gli assessori. Privati dalla riforma del 1990 del potere di firma, non hanno una individuale rappresentanza esterna, nemmeno nelle materie di cosiddetta competenza. Anche la giunta, come il consiglio, non è luogo di ratifica di decisioni prese “altrove”.

Ogni discorso non può non partire dal dissesto. Da quella decisione di cinque anni fa di “distinguere” il presente dal passato. Ma il dissesto non ha cancellato il passato. La eredità delle precedenti amministrazioni, come sarà contabilizzata dall’organo speciale che si spera concluda i propri lavori, è - per il nuovo consiglio comunale - una eredità che non si può accettare con beneficio d’inventario. Nessuno pensa che ci saranno “attivi” da distribuire, è fuori dubbio che si dovranno gestire debiti.

Per questa semplice ragione è urgente definire qual è il complessivo debito che i contribuenti beneventani dovranno saldare. Da questa operazione verità discende tutto il resto. Che non è poco.

Il Comune di Benevento dovrà riorganizzare la struttura amministrativa, a partire dalla indipendenza (e relativa responsabilità) dei dirigenti. Nessun sindaco e nessun assessore può agire in sostituzione o in conflitto con i dirigenti. La loro corresponsailità inizia con la partecipazione ai momenti decisionali. Non può esistere un dirigente che possa dire “Io non ne sapevo niente”. Facile dedurne che la riorganizzazione dell’apparato burocratico è di una elementare necessità.

Di pari passo va la necessità di qualificare e tenere in forma dirigenti e funzionai e tutto l’esercito di dipendenti. La qualificazione professionale e il continuo aggiornamento giovano agli interessi dei cittadini e alle stesse posizioni funzionali dei singoli dipendenti. Nessun assessore può avere come interlocutore un funzionario privo della qualifica richiesta dal ruolo. L’assessore non sarà per la legge mai dirigente, tutt’al più usurpatore di funzioni non discendenti dalla sua posizione. Nessun dirigente può discolparsi dicendo che una cosa gliel’ha imposta l’assessore.

Il richiamo a tanto rigore è imposto anche dall’arrivo di cospicui finanziamenti da parte dell’Europa. Noi ci auguriamo che tutte le pratiche “incartate” sul finire della “legislatura” possano tornare col bollino della autorizzazione, ma una approfondita revisione di ciò che è stato mandato a Bruxelles non sarebbe fatica inutile. I funzionari della Unione Europea sanno che sul loro collo ci sono le attenzioni politiche dei partner, “amici” dell’Italia ma anche interessati a redistribuirsi i soldi che l’Italia si sia per ipotesi lasciati scippare per irregolarità insanabili delle carte malfatte.

Ogni “distrazione” del sindaco appare, pertanto, non funzionale alla città.

MARIO PEDICINI