No al Biodigestore a Ponte Valentino In primo piano

Cercare razionalità sul tema dei rifiuti è inutile. Su questo argomento, la politica è ormai una maionese impazzita. Ad approfittarne sono imprenditori senza scrupoli, che puntano al profitto a danno del territorio e della sua economia

Uno dei motivi per cui i cittadini sanniti pagano per la raccolta dell’umido onerose bollette, è quello del trasferimento, in impianti a ciò destinati, dei quantitativi di rifiuti organici raccolti in provincia di Benevento. Non a caso, nel nuovo piano industriale per la gestione dello Stir di Casalduni, la SAMTE ha pensato d’investire risorse, con un finanziamento regionale già previsto da tempo, nell’acquisto di impianti per la lavorazione dell’umido e fare fronte innanzitutto al fabbisogno del territorio, stimato intorno alle 30 tonnellate al giorno. Prima, però, è necessario sciogliere un nodo: la società partecipata della Provincia è ancora utile e strategica, o viceversa va chiusa per sempre? La decisione spetta per legge all’ATO, Ambito territoriale ottimale, in cui siedono sindaci e amministratori di diverso colore politico e diventa quindi complicato stabilire percorsi unitari e trasparenti. Ed è appunto in questo scenario, essendo i rifiuti un business molto redditizio, che s’inseriscono i privati, abili a sfruttare ogni opportunità dovuta alla mancata chiarezza o ai ritardi nella piena applicazione delle norme. Trovando spesso, come alleati, i burocrati regionali.

È quanto sta accadendo in provincia di Benevento in particolare a Sassinoro, ma soprattutto a Ponte Valentino con il bio-gestore che la società Energreen Srl intende realizzare nell’area ASI: un impianto in grado di lavorare un quantitativo di 110 tonnellate al giorno di frazione organica, ma soprattutto capace di trasformare questo rifiuto in biometano. Tranne il presidente dell’ASI, Luigi Barone, che ha però fissato “quattro paletti da rispettare per la fattibilità dell’impianto” e approvato una nuova delibera che sospende ogni decisione “in attesa dello studio dell’Università”, tutti gli attori del territorio hanno dichiarato la loro netta contrarietà, presidente della Provincia Antonio Di Maria in testa; possibilista, ma in un’area diversa dall’ASI, si è invece detto il sindaco del capoluogo Clemente Mastella, che promette di chiarire meglio la sua posizione in sede di conferenza di servizi. A protestare in prima fila questa volta ci sono gli imprenditori dell’area industriale, i quali minacciano addirittura di “delocalizzare” la propria azienda in caso di avvio: dal management di Nestlè alla Rummo alla Agrisemi Minicozzi. “Riteniamo che le imprese presenti nell’area industriale, che da decenni contribuiscono alla crescita economica e al benessere di questo territorio con produzioni di eccellenza riconosciute in tutto il mondo, abbiano quanto meno il diritto di essere informate, possibilmente con dovizia di particolari e prima che vengano assunte decisioni. Siamo pronti a sostenere - si legge in una dura nota di Confindustria - ogni azione utile a tutelarle qualora, dalla valutazione tecnica del progetto, le stesse dovessero ravvisare gravi danni. L’assenza di una ‘visione politica’ d’insieme sul trattamento dei rifiuti crea confusione e genera difficoltà d’azione”.

Parliamo di una vicenda, scoppiata in questa fase di campagna elettorale per le regionali, che sta creando grande imbarazzo soprattutto ai candidati che sostengono il governatore uscente, come dimostrano le parole usate dal suo vice, a Benevento per sostenere alcuni candidati, Fulvio Bonavitacola: “La Regione c’entra fino ad un certo punto. Non è una decisione politica, non essendo questo impianto previsto in un piano pubblico. Il presidente De Luca non è d’accordo. L’ammissibilità la deve però esprimere il Consorzio ASI, mentre l’autorizzazione la daranno gli uffici regionali, che hanno piena autonomia”. Ergo, se le carte sono in regola... Onori ed oneri, si diceva una volta: la politica deve tenere conto delle indicazioni dei tecnici, ma non può fare di questi ultimi i decisori di ultima istanza! Una prova in tal senso l’abbiamo avuta col recente via libera del ministero dello Sviluppo economico, guidato dal grillino Stefano Patuanelli, alla centrale elettrica turbogas Luminosa: decisione appunto politica, assunta senza aver minimamente coinvolto il territorio e le sue istituzioni, da sempre contrarie.

DIFFERENZIARE PER PROGREDIRE

Sì a impianti di nuova generazione, ma concepiti e realizzati per soddisfare innanzitutto i bisogni del territorio sannita. Oggi i rifiuti sono una risorsa, non un problema. Siamo entrati nell’era della green economy, in cui a prevalere è la cultura del riciclo, del rispetto dell’ambiente e della sua salvaguardia, dove la differenziazione dei rifiuti e la loro gestione consapevole diventa un atto di responsabilità verso la qualità della vita presente e quella delle generazioni future. In questo nuovo mondo la raccolta differenziata, il recupero e riciclaggio dei rifiuti, non sono semplicemente delle buone intenzioni, ma le fasi di un ‘processo industriale’ che porta ad utilizzare in maniera ottimale le risorse disponibili. L’umido diventa energia. Carta e plastica, vetro e legno, alluminio e acciaio, recuperati e selezionati in impianti moderni e tecnologicamente avanzati diventano materia prima per la costruzione di bici e passeggini, scarpe, borse e cinture, mobili, lampade e mille altri articoli che ogni giorno tutti noi utilizziamo.

GIUSEPPE CHIUSOLO