Non si fermano le incursioni, scuole alla mercè dei balordi In primo piano

Al ripetersi di atti vandalici ai danni di alcune scuole della città abbiamo nel passato sentito spesso ripetere: “Bisogna attendere Natale. Con il panettone e il torrone tutto svanirà”. Asserzione risultata quest’anno non veritiera. Gli assertori non avevano considerato che con panettone e torrone è possibile riempire vuoti di stomaco ma non di teste bacate, di menti distorte.

Mentre in campo nazionale si continua a discutere sui mali endemici della scuola italiana, evidenziati in maniera macroscopica dalle ultime classifiche redatte dall’Ocse (penultimi in matematica, terzultimi nella conoscenza della lingua madre e trentaseiesimi nelle scienze, dietro perfino a Macao, una penisoletta sulla costa meridionale della Cina, vecchio possedimento portoghese di appena 16,9 Kmq e meno di 500mila abitanti), a Benevento, anche dopo le vacanze natalizie, alcune scuole continuano a funzionare a singhiozzo a causa dei danni che impuniti delinquentucci provocano cospargendo le aule con le polveri degli estintori o allagandole.

Tra gli istituti più colpiti il Liceo Scientifico “Rummo”, ormai vittima della ottava incursione notturna - malgrado telecamere a circuito interno e vigilanza notturna - e, cosa da non credere, la Scuola Media “Torre”.

Se escludiamo, come da escludere è, qualsiasi ipotesi di terzi, interessati a non far funzionare le scuole per ipotetici vantaggi personali (fa solo ridere l’affermazione di alcuni che, a devastare le scuole, siano le ditte di vigilanza notturna per assicurarsi il servizio), non ci resta che ammettere amaramente l’inerzia o, peggio, l’impotenza dello Stato nel combattere la microcriminalità. Sì, perché ne siamo certi, di microcriminalità si tratta: ragazzi non interessati allo studio, vogliosi solo di divertirsi, solo a volte plagiati da frange estremiste miranti a destabilizzare e distruggere anche quel poco di buono che in una società ormai alla deriva è rimasto.

Tetro pessimismo e nessuna speranza di rinascita, di miglioramento? Niente affatto. Rinascere è possibile se c’è volontà di farlo, così come acchiappare quattro delinquenti, probabile minorenni, è possibile se si vuole.

Educare è compito della scuola e primariamente della famiglia. Prevenire è compito delle forze dell’ordine. Ma punire, reprimere è compito di tutti e tre, quando le parole a nulla più servono e la misura è stracolma. Da anni andiamo ripetendo da queste colonne che l’impunità rende lupo anche la pecora più pavida.

Senza andare lontani nel tempo (muri imbrattati, allagamenti, incendio della biblioteca, distruzione di registri e suppellettili…), ricordiamo che lo scorso anno nel cortile del Liceo Scientifico nottetempo furono presi quattro giovani con un estintore. Non punibili, si disse, perché non colti in flagranza.

Se basta minacciare uno con una pistola per essere perseguiti dalla legge e puniti, non è sufficiente, mi chiedo, per comminare una piccola punizione, scoprire uno, nottetempo, con un estintore in un posto dove a quell’ora non avrebbe dovuto essere? E’ forse una nuova moda passeggiare con estintori sotto al braccio?

Cosa ne è stato di quei giovani? La magistratura, si disse, non ritenne opportuno intervenire. E la scuola? E le famiglie?

La scuola probabile li abbia premiati, arrotondando per eccesso i voti, affinché potessero godere di un punteggio di credito maggiore agli esami di licenza, e le famiglie, sempre protettive e pronte a giustificare, abbiano lasciato correre. Forse non li hanno privati di nulla e, come ogni estate, hanno concesso loro il “meritato” riposo su spiagge paradisiache e soldi in tasca per poter la notte ricaricarsi con fumo e alcolici in affollate discoteche da sballo.

E’ facile dar colpa alla scuola e agli insegnanti che, a dire di molti, frustrati per il cattivo trattamento economico loro riservato dallo stato, non farebbero più il loro dovere, non inculcherebbero più nei giovani l’amore per lo studio.

Quando un male è di così grossa portata colpevole non può mai essere una sola categoria. Famiglia, società, politica non sono esenti da colpe.

Una breve disamina la riserviamo per i prossimi numeri del giornale, partendo dai guasti che riforme, dettate più da interessi elettorali che motivazioni pedagogiche (leggi abolizione degli esami di riparazione nel 1994), hanno provocato e continuano a provocare.

Di Pietro Giuseppe


A colloquio con un autore

Volevamo solo prolungare le vacanze…”


All’indomani dell’ennesima incursione notturna, all’ingresso del Liceo “Rummo” abbiamo avvicinato uno dei quattro studenti sorpresi lo scorso anno nel recinto della scuola con un estintore. Assicurato che l’anonimato sarebbe stato preservato, egli ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande. Pubblichiamo la breve intervista integralmente, ritenendo le risposte ricevute, lucide e concise, un ottimo deterrente per quanti intendessero fare la sua stessa amara esperienza.


D- Ci è stato riferito che lo scorso anno insieme ad altri tre compagni sei stato sorpreso nottetempo nel cortile della scuola con un estintore. A distanza di un anno come valuti la bravata - più giusto sarebbe dire il reato - che stavi per commettere?

R- Il termine esatto sarebbe forse la stupidità che stavamo per commettere: un’azione messa in atto impulsivamente, imitando quanti avevano già fatto la stessa cosa, al solo scopo di prolungare le vacanze di uno, due giorni.

D- Nessuna ingerenza politica o di terzi quindi?

R- Assolutamente da escludere. Una bravata giovanile e basta.

D- Non essendo penetrati nella scuola, dove e come vi procuraste l’estintore?

R- Lo asportammo dall’androne di un palazzo.

D- La scuola non prese alcun provvedimento pur conoscendo i nomi dei quattro attori. E la famiglia? Ritieni giusto che azioni che causano danni incalcolabili per i giovani - quest’anno sono già stati persi circa venti giorni di scuola - restino impuniti?

R- La stupidità che stavamo per commettere non è affatto rimasta impunita. Siamo stati tutti e quattro rimandati a giudizio davanti al Tribunale dei minori di Napoli. Le nostre famiglie, niente affatto indulgenti nei nostri riguardi, stanno sborsando fior di quattrini per pagare gli avvocati.

D- Cosa ne pensi dell’interminabile serie di incursioni notturne di quest’anno, che come attori hanno anche ragazzini delle medie inferiori?

R- Stesso copione che nel passato. Voglia di godere di qualche giorno in più di vacanza e semplice imitazione da parte dei ragazzi della media: al superiore fanno così, proviamoci anche noi.

D- Capisco che qualche giorno in meno di lezioni fa piacere anche al più bravo degli alunni. Ma circa venti giorni persi di scuola non ti sembrano un po’ troppi?

R- Con un po’ più di maturità, ritengo che perdere giorni di scuola provoca danni davvero incalcolabili. Pentito amaramente, condanno categoricamente ciò che sta accadendo e invito quanti pensassero di continuare in simili bravate a riflettere sui danni che potrebbero provocare a se stessi e alle loro famiglie. Volendo, per risparmiare un giorno di scuola, c’è sempre la possibilità del “filone” individuale o di gruppo.


Il pentimento è sembrato sincero. Le conseguenze dell’atto deve aver indotto ad una seria riflessione e accelerato il processo di maturazione.

Insoluta rimane la questione di chi ha tanto coraggio da rischiare pene severe per risparmiare qualche giorno di scuola. Dopo le denunce di presidi e genitori alla Procura della Repubblica le forze dell’ordine sono ormai allertate.

Tutta da verificare l’asserzione a mezza voce fatta da alcuni. Non si rischia in proprio. Piccole raccolte tra gli alunni per pagare delinquenti del rione, di cui alcuni consumatori abituali di stupefacenti.

D.P.G.