Ossimoro. Dall'etica del viandante al segreto del viandante In primo piano

Dopo il giro di boa delle Feriae Augusti sono riprese le grandi manovre per le elezioni comunali di ottobre.

Più che dal confronto di idee e di programmi sui problemi della città, che per il momento resta ancora sullo sfondo, la prima parte del periodo agostano si è caratterizzata per la rovente querelle fra alcuni candidati prêt-à-porter, forse dettata dal clima torrido.

Tanto è vero che il Direttore del portale GazzettaBenevento.it, Alfredo Pietronigro, in un durissimo intervento di ferragosto, ha redarguito coloro (evidentemente tanti) che, senza alcun rispetto delle regole editoriali, lo hanno inondato di comunicati con poco senso, senza notizia e frutto solo di un infantilismo politico che oggettivamente pensavamo non potesse arrivare a tanto”.

Per poi chiedersi amaramente: “E' questa la politica e la campagna elettorale che ci aspetta?
E il ruolo del giornalista? Quello è messo sotto i piedi”
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Insomma: molta polemica, poca politica.

Questo scenario, poco edificante, è frutto della teoria mastelliana dell’etica del viandante?

Io sono un uomo di centro e resto al centro. Una chiappa a destra e una a sinistra? Eh no! Se ti vogliono fottere a destra, tu vai a sinistra, se ti vogliono fottere a sinistra, tu vai a destra: è l’etica del viandante...” (“Governati dall’etica del viandante” di Aldo Grasso, in Corriere della Sera del 31 ottobre 2020, dall’intervista di Enrico Lucci).

Non conta il partito, non conta l’idea, non conta il programma. Conta lo slalom tra sinistra e destra cercando quel centro di gravità permanente che non c’è.

In parole povere: non esiste la destra, non esiste la sinistra (cosa è di destra? cosa è di sinistra? diceva Gaber), non esiste il centro, se non nel momento in cui da destra si passa a sinistra e da sinistra si passa a destra. E’ l’attimo del passaggio che caratterizza il candidato viandante. Si parte per ritornare e … ripartire.

E’ la rivoluzione galileiana, per cui non è più il candidato a ruotare nell’orbita del partito ma il partito ad essere attratto nell’orbita del candidato, o, più banalmente, la semplice reiterazione della “relazione di patronato” di romana memoria?

L’immagine del viandante, evocata da Mastella, mi ha riportato alla mente un bellissimo libro di Marcello Veneziani, “Il segreto del viandante. Nostalgie di un contemporaneo” (Mondadori, 2003), che ho letto qualche anno fa e che, data l’occasione, rileggerò.

Lo stesso Veneziani chiarisce:“Questo non è un saggio, non è un romanzo, non è un diario, non è un trattato, non è un reportage, anche se di tutti questi generi partecipa. È un tentativo di pensare attraverso la vita quotidiana, di calare le idee in mezzo alle cose, ai corpi, alle biografie, ai viaggi e ai paesaggi, alle storie vissute e alle vicende minute, restituendo la parola ai sentimenti, senza pudori, per far venire allo scoperto affetti, angosce e legami rimossi. È un itinerario di memorie e pensieri, esperienze e ritratti, visioni del mondo e tracce d'infanzia, storie e abitudini, soprattutto del Sud, in un dialogo tra varie generazioni, tra passato e presente”.

Di tutt’altro viandante si tratta.

E’ l’uomo Veneziani che attraversa il percorso della vita, nel quale ognuno di noi può ritrovarsi a percorrerne una parte insieme a lui.

E’ un libro composto di dodici capitoli con i titoli dei dodici mesi.

Per me il più bello è Novembre ma non svelo il perché. Il leggerlo tocca l’anima ed il cuore.

E’ una visione fantastica di voci, odori, sapori, colori, così lontani eppure così vicini.

E’ il recuperare il senso umanità che abbiamo smarrito, e di cui abbiamo bisogno per ricostruire dalle macerie della pandemia, del nichilismo e del cinismo in cui siamo sprofondati le fondamenta di una etica del viandante assolutamente diversa ed agli antipodi di quella del salto dal trapezio (con rete) degli equilibristi della politica di bottega.

UGO CAMPESE