Per far fronte ai danni della nuova ferrovia Napoli-Bari vi è chi propone un hub vinicolo In primo piano

Vino e trasporti”: è questo il titolo di un articolo a tutta pagina, apparso sulla stampa regionale che annuncia la proposta di un “Hub del vino” nella stazione di Telese.

Indubbiamente la notorietà e la commercializzazione del vino sannita hanno fruito dei moderni sistemi di trasporto e di comunicazione; tuttavia dobbiamo chiederci se le nuove modalità di movimento e gli obiettivi strategici dell’Alta Velocità Napoli-Bari coinvolgeranno solo le stazioni di destinazione finale o anche quelle intermedie di attraversamento.

Cioè possiamo pensare che un Hub del vino, localizzato a Telese, possa far fermare il treno veloce in quella stazione per consentire a quei passeggeri veloci di visitare l’Hub ed acquistarvi bottiglie di falanghina?...

Oppure dobbiamo supporre che quell’annunciato Hub del vino avrebbe un altro compito. Al momento non è facile valutare le conseguenze che si riverseranno sul territorio sannita, e quindi anche sulle produzioni vitivinicole, con la costruenda nuova linea ferroviaria Alta Capacità Napoli-Bari.

E’ certo soltanto che numerosi fertili vigneti sono stati già mutilati o spazzati via. Nè era possibile impedirlo, trattandosi di un’opera pubblica di primario interesse nazionale. Ma per far fronte ai danni dell’Alta Capacità può servire anche un Hub del vino? O qualcuno lo considera un diversivo o una distrazione dai veri obiettivi?...

La nostra vitivinicoltura ha una storia millenaria, che in questi ultimi decenni ha fatto segnare indubbi passaggi positivi sia sul piano agroproduttivo (disponiamo della più ampia e specializzata superficie vitata della Campania) ma anche sul piano mercantile (abbiamo conquistato notevoli spazi in Itaklia e all’estero), tuttavia i relativi risultati economici per gli agricoltori sanniti non sono ancora soddisfacenti. Difficile capire il rapporto tra un Hub commerciale e una linea ferroviaria di alta velocità, la quale mira soltanto a collegare, appunto velocemente, Napoli con Bari (con una veloce fermata intermedia a Benevento e forse nessun’altra lungo la tratta sannita). In questo contesto come funzionerebbe l’Hub di Telese e quale rapporto avrebbe con i treni di alta velocità che soltanto sfiorerebbero quella stazione?

Indubbiamente i variegati problemi produttivi e commerciali della vitivinicoltura sannita potrebbero trovare un qualche sostegno alla loro soluzione anche dalla ferrovia Alta Capacità, se RFI, che gestisce quella linea ferroviaria, sapesse confrontarsi con le organizzazioni agricole e le strutture vinicole sannite. Intanto non va sottaciuto che quella nuova linea NA-BA, oltre ad arrecare al nostro Sannio la perdita di vasti terreni agrari, ha pure provocato il declassamento della Stazione Centrale di Benevento a favore della costosissima Stazione Hirpinia, nell’area di Grottaminarda.

Sia l’attraversamento di una grande linea ferroviaria, come l’Alta Capacità NA-BA, che l’insediamento di complessi impianti di adduzione dalla diga di Campolattaro, possono provocare perdite e danni anche irreparabili ai territori attraversati; e ciò appunto perchè le opere pubbliche vanno valutate non tanto per la loro grandezza ed i relativi investimenti finanziari, quanto soprattutto per la natura e la destinazione dei loro servizi. Pertanto, volendo assicurare congrui risarcimenti al Sannio, andrebbe rivisto il progetto di potabilizzazione e quello di irrigazione con le acque dell’invaso sul Tammaro; e si potrebbe inoltre sostenere la proposta avanzata da alcuni sindaci per una “metropolitana leggera” Telese-Napoli; così come, nello stesso contesto andrebbe accelerato il progetto di un complessivo ammodernamento della linea Benevento-Cancello per farne finalmente una vera metropolitana Benevento-Valle Caudina- Napoli.

Queste proposizioni possono sembrare distanti, oltre che diversamente orientate, rispetto ad un Hub vinicolo, tuttavia non si può dire che un tale Hub sia del tutto fuori luogo e fuori tempo.

ROBERTO COSTANZO