Quando gli americani ci piacevano... Ora forse non più In primo piano

Chi ha l’età per ricordare quello che avvenne, anche nel nostro Sannio, all’epoca della seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra, si può sentire stimolato a fare dei confronti tra i tempi di oggi e quelli di ottant’anni fa. Non voglio dire che, oggi come allora, ci troviamo tra chi crede in una “guerra lampo” e chi teme una guerra lunga ed allargata: grosso modo così lo si pensava pure nel 1940 nei nostri piccoli paesi all’annuncio di quella guerra.

Ci volle appunto circa un anno per capire cos’era quel conflitto che credevamo lontano, anche quando assistevamo, ad una distanza di meno di cento chilometri, agli incendiari bombardamenti su Napoli. Ci sembrava uno spettacolo pirotecnico: non avevamo ancora capito cos’era veramente quella guerra. Me ne sono ricordato in questi giorni, quando ho cominciato ad assistere a certi show televisivi del triste scenario di guerra in Ucraina. Non so fino a che punto questo interminabile talk-show possa farci capire il vero significato di un’invasione bellica. La guerra lontana di oggi, rispetto alla guerra vicina di allora: somiglianze e differenze, a cominciare dal giudizio di allora confrontato con quello che diamo oggi sugli americani: protagonisti primari, oggi come allora.

Secondo qualche giornale, in Italia vi sarebbe più di qualcuno convinto che “non possiamo non dirci antiamericani”.

Antiamericani anche nel Sannio? Eppure nell’autunno del 1943 accogliemmo gli angloamericani da liberatori ed amici. Si assistette anche in città, alla ritirata ordinata e irritata dei soldati tedeschi e all’arrivo rassicurante e festoso delle forze alleate. Vi fu, appunto a Benevento, la confluenza tra l’Ottava Armata inglese, sbarcata in Puglia, e la Quinta Armata statunitense, sbarcata a Salerno. Ma anche tra i militari dei due eserciti alleati si notò subito la differenza: gli inglesi, un po' aristocratici ma rispettosi; e gli americani sorridenti e generosi, che distribuivano a destra e a manca cioccolata, chewing-gum e scatolette di carne. Ma è il caso di ricordare soprattutto l’aiuto da parte dei soldati alleati nell’opera di rimozione delle macerie che occupavano il centro storico semidistrutto di Benevento e nelle prime riparazioni edili e stradali; oltre a tanti altri importanti sostegni economici che riaccesero la speranza nel futuro. Per tutto il periodo bellico e post-bellico si familiarizzava facilmente con i soldati americani, forse anche perché molti di noi avevano parenti in America, quei parenti che allora ci inondarono di pacchi dono di indumenti ed altro. Nella biografia di Alcide De Gasperi si legge che nell’inverno del 1946 anch’egli indossava maglie di lana che gli aveva spedito con un pacco postale Don Luigi Sturzo dagli Sati Uniti. Anche De Gasperi fruì di un dono personale dall’America.

Gli americani che, a partire dall’estate del 1943 e per buona parte del secolo scorso erano visti come liberatori, amici e benefattori, oggi sarebbero diventati soggetti di cui diffidare in quanto provocatori e sostenitori ad ogni costo di conflitti bellici: conflitti giusti secondo Washington, purchè si svolgano in aree lontane dall’America; guerre distruttive e micidiali in Medio Oriente, Africa ed Europa. Queste indubbiamente non sono belle pagine della storia degli USA.

L’America di oggi è diversa, molto diversa, da quella dei tempi di Roosvelt, Truman, Eisenhower: traspare anche da taluni atteggiamenti e discorsi dell’ex presidente Trump e del presidente in carica, Biden. A questi duri giudizi si può arrivare se ci lasciamo influenzare da alcuni interventi ai talk-show televisivi di questi tempi, che fanno intendere che sullo stesso piano si trovano le strategie ed i modelli politici di USA, Russia e Cina.

Oggi vi è più di qualcuno che non riesce a vedere che la Cina fa l’indifferente ma indirettamente favorisce l’aggressione russa all’Ucraina; mentre gli USA sembrano interessati non a fermare la guerra ma soltanto a sostenere la resistenza bellica dell’Ucraina; e soprattutto si sottovalutava che è stata la Russia ad aprire le ostilità con l’invasione armata in un altro Stato sovrano, provocando ed eseguendo devastazioni, stragi ed eccidi.

Quando si afferma che “non possiamo non dirci antiamericani” evidentemente anche nel Sannio abbiamo cancellato dalla memoria non tanto i pacchi dono dei parenti italoamericani, quanto piuttosto gli straordinari sostegni dell’UNRA e soprattutto gli interventi del Piano Marshall, senza i quali non avremmo potuto affrontare la stagione della ricostruzione post-bellica ed avviare le riforme e lo sviluppo socio-economico del Paese. Senza l’amichevole sostegno americano cosa avremmo potuto fare? Così chiediamoci pure come avrebbero combattuto i partigiani italiani se non avessero ricevuto le armi americane.

Tuttavia nessuno è senza colpe, ma non tutte le colpe sono egualmente gravi. E non possiamo mettere sullo stesso piano le colpe di uno Stato aggredito con quelle di uno Stato aggressore.

ROBERTO COSTANZO