Quando le pecore permettevano una rigogliosità dell'economia paesana In primo piano

La Rocca de’ Rettori ha ospitato la presentazione all’erudito pubblico beneventano dell’ultima fatica letteraria di Alberico Bojano, La ricchezza delle pecore - Clero, matrimoni e fame nel Settecento sul Matese (Guida editori, Napoli 2022, 386 pagg.). A fare da anfitrione Nino Lombardi, vicepresidente della Provincia e sindaco di Faicchio. Relatori i professori Giuseppe Castrillo, saggista, in particolare sulla cultura del Seicento e dell’Ottocento e sulla fase storica postunitaria nell’Alto casertano, e Rossella Del Prete, storica e docente all’Unisannio. Ha coordinato egregiamente i lavori Roberto Costanzo, presidente della Fondazione Mario Vetrone. Dotti e articolati gli approfondimenti in materia dei due relatori, seguiti dagli attenti ascoltatori in sala.

Per Castrillo il libro “è prima di tutto una dedica a San Gregorio Matese”. «La ricchezza delle pecore narra il progredire di sei ragazzi - afferma Giuseppe Castrillo -, i “capostipiti” e dei loro eredi, che compiono un’impresa: “permettono un’inaspettata rigogliosità dell’economia paesana, che radica i suoi punti cardine nella transumanza con l’indotto commerciale a essa collegato e nella gestione della finanza locale, attraverso le cappelle laicali”. A muoversi dentro la rete di nascite, di vite e di morti, di parentele che si intrecciano, di professioni che maturano in ambiente agropastorale, di flussi commerciali, di esperienze di transumanza, tessuta da Alberico Bojano, si entra nelle fibre della piccola comunità di San Gregorio, posta sul Matese, e in origine casale di Piedimonte».

Rossella Del Prete, nell’aprire la sua circostanziata relazione, ha confessato, parlando delle “brigantesse”, di essere restata affascinata già dai precedenti libri di Alberico Bojano. Evidente il riferimento ai volumi Briganti e senatori (1997) e Squarci di vita brigante (2011). «Gli accademici - ha proseguito Rossella Del Prete - denigrano questi libri definendoli di storia locale per sminuirli. Ma si parla di tanto e altro. Di economia pastorale legata appunto alle pecore. Di certo è un racconto storico del paesaggio. Della transumanza. C’è inoltre una storia della demografia. Insomma, è il lavoro fatto in anni da un vero e proprio ricercatore, con gran cura dei particolari: archivi parrocchiali, catasto onciario, libro dei matrimoni e dei morti sono serviti per consentire all’autore di ricostruire la vita quotidiana, le scelte lavorative, la psicologia di un’intera popolazione».

Alberico Bojano ha poi preso la parola ricordando quanto la ricerca di fonti e notizie si sia protratta per lungo tempo nelle biblioteche e negli archivi, muovendo da labili tracce ritrovate nei pochi testi di storia locale. Molto importanti si sono dimostrati i contributi ricavati dalle conversazioni con anziani del luogo, che avevano il ricordo vivo dei racconti ascoltati dai loro genitori, oppure con testimoni diretti come la felice memoria della contessa Ninetta Caso Gaetani.

«Riannodare le tracce - ha chiarito Bojano - finora celate nelle pagine d’archivio, connettere fatti e persone apparentemente scollegati, scoprire accadimenti ignoti di vita quotidiana personale e comunitaria, mi ha offerto l’opportunità di narrare una storia sviluppatasi nell’arco di due secoli».

Alberico Bojano ha frequentato da giovane la redazione di Realtà Sannita ottenendone l’iscrizione all’albo dei giornalisti. Medico otorinolaringoiatra, al suo attivo vanta una sterminata produzione tra saggi, testi teatrali, studi storici. Nel suo palmares sono da evidenziare il primo posto al Premio nazionale “Salva la tua lingua locale” (Roma, 2014) e al Premio nazionale Graziano (Cosenza, 2019); finalista al Premio letterario Medio Volturno (2010), al Festival della narrazione “Montesilvano scrive” (2013) e al Premio Olmo (Raviscanina, 2015).

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it