Restituito dopo 67 anni il messale Benevento29 In primo piano

L’11 novembre 2010, alle ore 11.00, deve essere ricordata come una data storica per Benevento. E’ stato infatti il momento esatto della riconsegna da parte del governo della Gran Bretagna, attraverso l’avvocato Jeremy L. Scott, di un prezioso manoscritto del XII sec. in minuscola beneventana, un messale e antifonario che apparteneva alla Biblioteca Capitolare di Benevento. Confezionato nello scriptorium di Santa Sofia, fu dato alle monache del convento di San Pietro intra muros, ma dopo il terremoto del 1688 e la distruzione del convento, fu custodito nella Capitolare.

Esso fu trafugato nei giorni successivi al bombardamento dell’8 e 12 settembre 1943. Inspiegabilmente il messale infatti non era stato portato al sicuro assieme agli altri codici. Dopo essere finito sul mercato antiquario di Napoli, dove nel ‘44 fu acquistato da Douglas George Ash, un ufficiale inglese, fu messo all’asta da Sotheby’s nel ’47. Se lo aggiudicò un antiquario inglese, che lo rivendette al British Museum. A Benevento intanto, a guerra finita, si procedette alla ricostruzione e nel ’48, gli antichi codici tornarono al loro posto nella Biblioteca Capitolare. Fu solo allora che ci si accorse che il manoscritto mancava all’appello. Esso sembrava irrimediabilmente perduto, forse distrutto negli eventi bellici.

Fu la maggiore studiosa di scrittura beneventana, l’inglese Virginia Brown (1940-2009) negli anni ‘70 a riconoscere nel manoscritto Egerton 3511 della British Library, la sezione libraria del British Museum, un esemplare beneventano. Informò della cosa Mons. Angelo Ferrara, direttore della Biblioteca Capitolare e don Giovanni Giordano, direttore del Museo Diocesano. Cominciò da allora una lunga vertenza tra Benevento e il governo britannico, che sembrava senza speranza.

A narrare questa storia avventurosa, nel Teatro Comunale, ad un pubblico molto particolare, perché per la maggioranza era composto di studiosi di latino medievale, oltre che dalle autorità e pochi cittadini beneventani, è stato l’Avv. Jeremy L. Scott, che per oltre 20 anni ha lottato per restituire a Benevento il manoscritto sottratto. Gli studiosi e i cittadini hanno partecipato con viva commozione alla cerimonia di riconsegna del manoscritto.

Si è verificato, in questa giornata, uno di quegli eventi straordinari, in cui convergono più cose insieme, come se la coincidenza non fosse casuale. Infatti quella stessa mattina si è dato il via al VI convegno promosso del Comitato Internazionale per il Medioevo Latino, dal titolo Auctor et auctoritas in Latinis Medii Aevi litteris.

Opere d’arte e spirito delle comunità

L’Avv. Scott ha pronunciato in italiano il suo bellissimo discorso, volendo rivolgersi proprio ai cittadini di Benevento. Ha raccontato infatti dell’episodio di un soldato americano, John Husby, tra i primi ad entrare a Benevento dopo i bombardamenti. Egli raccolse due formelle della porta bronzea del Duomo dalle macerie della cattedrale e le inviò a casa sua in Minnesota. Quando potè tornare negli USA, espose per un certo periodo le due formelle e poi le restituì alla nostra città, permettendo così il restauro pressochè completo delle porte, avvenuto solo nel 2000. Tale episodio acuì il risentimento nei confronti del governo inglese, che aveva promulgato una legge che impediva di fatto alla British Library la restituzione di beni derivati da spoliazioni.

Ma nel 2000, il governo di Tony Blair istituì lo Spoliation Advisory Panel, un comitato di 13 esperti, il cui parere è richiesto per esaminare la legittimità dell’acquisto di beni culturali da parte di enti inglesi tra il 1933 e il 1945. E’ stato questo organismo, che annovera tra i suoi componenti la più importante filosofa morale contemporanea, Baroness Warnock, un esperto antiquario, un giurista ed altri importanti personalità, che, sollecitato a favore della restituzione dalle argomentazioni fornite dall’Avv. Scott, ha permesso la realizzazione di questo sogno, che purtroppo tanti non hanno potuto veder realizzato: l’Arcivescovo Raffaele Calabrìa, i già citati Mons. Ferrara e Don Giordano e la stessa Prof.ssa Brown. La restituzione sarebbe stata possibile già nel 2005, ma il British Museum pose degli ostacoli, per il fatto che il manoscritto non sarebbe stato trattato in Italia con le stesse precauzioni adottate in Gran Bretagna (atmosfera controllata, teca di sicurezza).

Oggi anche queste difficoltà sono state superate. Naturalmente il disastroso crollo di Pompei, quello precedente della Domus Aurea di Nerone, il distacco di intonaci dal Colosseo fanno emergere drammaticamente la condizione precaria dei beni culturali in Italia, che da sola detiene il 40% del patrimonio artistico del mondo. I tagli alla cultura, all’istruzione, alla ricerca respingono il nostro Paese sempre più indietro nelle classifiche mondiali per la qualità della vita e la preparazione dei nostri studenti. Il gesto del governo inglese aumenta la nostra responsabilità nei confronti del bene restituito e di tutti gli altri beni di cui noi italiani siamo i custodi per le generazioni future.

Il codice 29 si trova ora tra i suoi fratelli di pergamena da cui fu staccato in quei giorni terribili di dolore e lutti. La restituzione del codice, come di qualunque altro bene che contiene in sé l’identità di un popolo, come ha detto in conclusione Jeremy Scott, può cambiare il risentimento e l’odio in un momento di gioiosa comune esultanza. 

La cerimonia di riconsegna del manoscritto

La restituzione del manoscritto Benevento29 è avvenuta alla presenza del Sindaco Fausto Pepe, dell’Arcivescovo Andrea Mugione, di Mon. Pasquale Fusco, Presidente del Capitolo della Cattedrale, di Mons. Laureato Maio, attuale direttore della Biblioteca Capitolare, di don Mario Iadanza, direttore della Biblioteca Arcivescovile Pacca e docente dell’Istituto Suor Orsola Benincasa, del Prof. Eduardo D’Angelo docente nello stesso Istituto, organizzatore del convegno di mediolatinistica. Dopo il discorso dell’Avv. Scott, il cancelliere della Curia arcivescovile, Don Giampiero Pisaniello, ha dato lettura dell’atto formale “da conservare con ogni cura” che sancisce il passaggio di proprietà dalla British Library di Londra alla Biblioteca Capitolare di Benevento. La firma delle autorità cittadine e dell’Avv. Scott sulle quattro copie del documento sono state salutate dal lungo applauso del pubblico.

Il convegno sugli studi del Latino medievale

Il VI convegno promosso dal Comitato Internazionale per il Medioevo Latino, dal titolo Auctor et auctoritas in Latinis Medii Aevi litteris si è svolto a Benevento dall’11 al 14 novembre, per l’appuntamento convegnistico più importante della mediolatinistica internazionale (come riporta il sito di Italia Medievale). 

La scelta della nostra città non è stata automatica (le altre candidate erano l’ “École des chartes” di Parigi e la “Reale Accademia delle Scienze Umanistiche” di Stoccolma), ma dopo la scelta, l’organizzatore Istituto Suor Orsola Benincasa di Napoli ha individuato in Benevento una location adeguata per l’importanza delle sue testimonianze storiche del Medioevo.

La manifestazione, che si tiene ogni 4 o 5 anni in una città del mondo (la V edizione, nel 2006 si è tenuta a Toronto),  ha visto 120 relatori provenienti dalle più prestigiose università europee e nordamericane, tenere le loro conferenze in 4 sessioni parallele ogni giorno nelle seguenti sedi: la Biblioteca Provinciale Mellusi, la Biblioteca Arcivescovile Pacca, il salone Leone XIII del palazzo arcivescovile, il Centro di Cultura dell'Università Cattolica Sala “Lazzati”. La segreteria scientifica si è avvalsa del lavoro del Prof. Eduardo D’Angelo dell’Istituto Suor Orsola Benincasa, del Prof. Michele Rinaldi e della Prof.ssa Grazia Sirignano dell’Università Federico II.

Ad aprire i lavori è stato il Prof. Jan Ziolkowsky, Presidente dell’ Comitato internazionale per il Latino Medievale, con una lectio plenaria sugli Studi del Latino Medievale nel XXI sec.

Impossibile in questa sede dare notizia della vastità e della qualità delle relazioni e delle dotte discussioni seguite ad esse, in un clima di sereno e proficuo confronto. Per conoscere i contenuti di esse, occorrerà aspettare le pubblicazioni degli studi. Né possiamo dare la descrizione delle altre manifestazioni collaterali previste per i convegnisti, che ci limiteremo ad elencare: la visita al complesso di Santa Sofia con la guida del Prof. Marcello Rotili, che ha presieduto anche una sessione del convegno; la serata Notturno Beneventano con i prodotti tipici sanniti nel convento di San Francesco alla Dogana; il concerto del Coro “Santa Cecilia” della Chiesa cattedrale di Benevento, diretto dal Maestro Lupo Ciaglia, che ha eseguito brani di Canto Beneventano nella suggestiva Chiesa di Santa Sofia; la visita al castello normanno di Ariano Irpino; la visita al centro storico di Sant’Agata de’Goti.

Una città bella e sconosciuta

In questa sede ci limiteremo ad alcune osservazioni fatte, per così dire, dall’esterno: in primo luogo una speciale menzione va ai beneventani d’origine e d’adozione che hanno contribuito al successo della manifestazione: Don Mario Iadanza,  il Prof. Michele Rinaldi, infaticabili e attenti organizzatori ma soprattutto studiosi del Medioevo Latino; il Prof. Marcello Rotili e il Prof. Francesco Di Donato,  squisiti padroni di casa e ottimi interlocutori.

Nella comunità scientifica si parlano tutte le lingue: l’inglese, il francese, lo spagnolo e l’italiano, ma questo non è un ostacolo, né ci sono pregiudizi o razzismi: l’interesse scientifico unisce. Moltissimi sono stati i giovani ricercatori, cosa che testimonia la vitalità degli studi.

L’esposizione di testi specialistici delle prestigiose case editrici SISMEL e Brepols ha consentito di acquistare in loco volumi altrimenti difficili da reperire. Purtroppo, tranne il volume su Benevento edito da Mefite (di Avellino), non c’erano testi sul Medioevo di studiosi o di case editrici locali, come esistono invece a Salerno, ad Avellino e naturalmente a Napoli. Ed è questa una mancanza cui la città deve porre rimedio. Occorre studiare, fare ricerche anche per promuovere meglio la nostra città. I convegnisti non hanno trovato neppure una guida di Benevento in edicole o librerie della città. La più recente risale a una decina d’anni fa ed è praticamente esaurita.

Benevento è piaciuta a tutti gli ospiti, italiani e stranieri, è stata per chi non la conosceva una piacevole scoperta. E’ sembrata dignitosa e vivibile. Certo noi beneventani sappiamo che molte cose sono da migliorare, ma siamo lieti di dare un’impressione positiva, in questo momento grigio per la Campania e soprattutto per Napoli.

La scelta della città di Benevento come sede del convegno è certamente un segno di avvenuta crescita della nostra città, sul piano culturale e relazionale, ma anche per quanto riguarda la ricettività ed i servizi che essa può offrire ad ospiti abituati a viaggiare e che hanno bisogno di ottimizzare i tempi della loro permanenza. Forse la promozione di una città non passa solo per il vino e il torrone o per santuari e pellegrinaggi. Forse passa anche e soprattutto per la cultura. 

PAOLA CARUSO