Salviamo il nostro fiume In primo piano

E' ancora vivo nella memoria dei beneventani il ricordo della tragica alluvione del 2 ottobre 1949

che lasciò 2500 persone senzatetto, 20 vittime ed almeno il 60% della città gravemente danneggiato.

La piena sconvolse tutta la valle del medio e basso fiume Calore e durò all'incirca 5 ore, dalle 5 alle 10 del mattino sommergendo tutta l'area compresa tra piazza Bissolati, viale Principe di Napoli, via Valfortore e provocando danni irreparabili alla casa di cura Fatebenefratelli ed alla chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. In alcuni punti della città l'altezza dell'acqua superò i 5m.

Da quel drammatico evento che sconvolse il capoluogo sannita vengono ricordate ancora oggi, le parole di Papa Orsini nel mattino della drammatica inondazione, soprattutto tra le fasce anziane della popolazione: Non tema più Benevento i terremoti ma il congiungersi dei due fiumi Sabato e Calore. L'alluvione del '49 portò via sorrisi, ricchezze, speranze e raccolti promettenti agli abitanti già duramente provati dai bombardamenti del 1943 e dal disastroso terremoto del 1688.

Oggi, questo fiume ricco d'acque e di sorgenti, caratterizzato da un bacino di raccolta assai ampio (3.058 km²) e con i suoi 108 km di lunghezza, non fa più così paura, ma molto si sta investendo

sul progetto per la costituzione del Parco fluviale del Calore presentato nei giorni scorsi, dall'Assessore all'Ambiente Gianluca Aceto ed accolto positivamente dai sindaci sanniti e da più dei due terzi dei Comuni interessati.

L'iniziativa prevede la realizzazione di una rete ecologica provinciale di cui il Calore è elemento centrale, avviando la gestione funzionale ed ecosostenibile delle aree attraversate dal fiume, considerato uno dei più importanti corsi d'acqua del Meridione.

Stando alle parole dell'Assessore Aceto, l'intenzione è quella di affrontare il ripristino di condizioni ambientali decenti e fare del Calore una potenzialità economica di sviluppo sostenibile del territorio. Ci stiamo ordinando sia con l'Arpac, sia con le autorità di bacino per siglare delle intese -spiega l'Assessore- in quanto provincia, abbiamo presentato un progetto di monitoraggio quali-quantitativo della rete idrica sia superficiale che sotterranea.

Dopo un primo incontro risalente ad ottobre del 2008, quello più recente, ha sortito la proposta di riempire una scheda in cui i comuni dovranno pronunciarsi sugli interventi fatti nel passato sui fiumi, nonché sulla promozione territoriale; quali finanziamenti non sono stati tutt'ora ottenuti e quali interventi sono ancora da fare.

Estremamente sensibile a questa tematica si è dimostrato non solo l'Assessore Aceto, bensì la popolazione beneventana, sempre più consapevole del cosiddetto scrigno di naturalità che contraddistingue il territorio sannita.

Non si può certo ignorare la grande risorsa che possiede il nostro suolo: basti pensare al bellissimo esemplare di Airone bianco nell'oasi Lago di Campolattaro rinvenuto qualche settimana fa, agonizzante e con un'ala spezzata da una fucilata. Oppure quando, nel mese di Ottobre, è stata fotografata, una cicogna bianca con il becco color arancio in pieno centro urbano, probabilmente durante un viaggio migratorio.

Alla luce di questi due episodi, l'amore dei beneventani per il territorio è aumentato insieme alla consapevolezza di voler difendere queste ed altre specie protette, fiumi compresi.

Marcello Stefanucci, delegato provinciale e responsabile della LIPU di Benevento, ha speso parole di apprezzamento nei confronti dell'Assessore Gianluca Aceto per le iniziative intraprese tra cui, quella dell'iter del parco fluviale, ma anche per la tabellazione da lui voluta, per impedirne la caccia e il bracconaggio.

Ci battiamo da 6 anni per far istituire un'oasi per la protezione della fauna selvatica -ha ribadito Stefanucci- la peculiarità di questa terra è che nel Calore confluiscono i corsi d'acqua più importanti e il corridoio ecologico rappresentato dal fiume è fondamentale per la valorizzazione del territorio; inoltre, le attività previste saranno compatibili in modo da non inficiare la naturalità del fiume. Stefanucci ha voluto sottolineare che realizzare un parco fluviale non significa creare un'area da cementificare o di promozione commerciale, bensì esso deve stabilire un incontro tra uomo e natura, senza che quest'ultima venga intaccata, come spesso accade, dall'intervento umano.

Uno degli obiettivi che la LIPU si prefigge, è proprio quello di voler naturalizzare le aree e creare l'habitat per questi uccelli. Sono loro i veri abitanti del fiume -prosegue Marcello Stefanucci- non dobbiamo pensare egoisticamente alle panchine o ai lampioncini, ma la presenza dell'uomo deve essere discreta.

Chi l'avrebbe mai detto che l'ansa di Ponticelli (a ridosso del cimitero) è territorio di aironi per il 90% dell'anno? E che tale ansa fluviale, formata da ciottoli e sabbia rappresenti una dimora ideale per alcune specie, in particolar modo per gli uccelli acquatici ?

In pochi sanno che l'area più grande si trova nella zona tra Pantano e Serretelle (22 ettari) e che qui sono state avvistate (bosco idrofilo di Pantano) specie del nord Europa con zampe palmate che cacciano i pesci immergendosi nell'acqua.

Abbiamo notato in questi anni che nonostante l'inquinamento, il fiume ha delle capacità di depurazione, in quanto insite nei processi biologici e riesce a trasformare le sostanze organiche delle fogne attaccate dai microrganismi del fiume, con un processo di mineralizzazione e a trasformarle in materia vegetale-conclude Stefanucci- ciò avviene fino a quando la presenza di inquinanti non è troppo elevata. Fortunatamente nei nostri fiumi Napoli non scarica; inoltre, la modesta densità abitativa delle nostre zone, rende i fiumi ancora salvabili, grazie anche ad un reticolo di corsi d'acqua: a Benevento ci sono quartieri che scaricano nei torrenti, altri nei fiumi, dando così luogo ad una parcellizzazione diversificata che aiuta di gran lunga a smaltire masse inquinanti.

Insieme all'Assessore all'Ambiente che si dichiara ottimista, possiamo affermare che anche una grossa parte di popolazione sannita lo è, essendo a conoscenza delle potenzialità del nostro fiume.

Il Calore, così come altri fiumi del Sannio, è ancora poco studiato -ci fa notare Camillo Campolongo del WWF (sezione Sannio)-ma rispetto ad altri corsi d'acqua della Campania è forse quello più ricco di sorgenti e dalla notevole portata d'acqua alla foce. Nell'attesa che il progetto decolli, ci teniamo a far sapere che il WWF è aperto a qualsiasi iniziativa e confronto.

Un lavoro che richiede del tempo, presumibilmente un anno, ma l'avvio di questo percorso consentirà di acquisire risorse finanziarie europee, nonché di naturalizzare ed intervenire laddove l'uomo si è appropriato di ciò che non era suo.

SIMONA PALUMBO