Tra delusioni e speranze In primo piano

Fanno più notizia gli scontenti, anche perché sono in numero maggiore quelli che domenica 25 settembre 2022 hanno preso una scoppola. Sorprende fino a un certo punto che non fosse conosciuto fino in fondo il sistema elettorale fortemente maggioritario e non proporzionale. Il primo vince e agli altri non tocca niente è una regola che manda in archivio il sistema proporzionale sul quale è vissuta la Repubblica nei suoi primi 50 anni.

Chiaramente a chi ha vinto piace il sistema elettorale definito “rosatellum”. Ed è piaciuto ai nostri due “fortunati”, un deputato e un senatore, espressi dal territorio beneventano.

Lo sgomento di chi ha preso molti voti che non sono serviti allo scopo ci ricorda la prima spallata al sistema elettorale, allorché nei primi anni ’90, le preferenze esprimibili alle elezioni per la Camera dei Deputati scesero da quattro a una. Il leader democristiano Ciriaco De Mita, che era una mente lucida, non riusciva a capire che i giovani deputati beneventani non pensavano più alla (non più tecnicamente possibile) accoppiata col capolista, ma badavano ai propri interessi.

L’altro dato significativo dell’esito elettorale è che la Campania manda in soffitta la storica e robusta tradizione di sinistra. Napoli volta pagina con manifesta disinvoltura, forse perché ai diciottenni nessuno della famiglia già comunista ha saputo raccontarne le glorie. Anche sotto il vessillo del governatore regionale Vincenzo De Luca si sono messi al lavoro meno di quelli che sarebbero stati necessari per affermare il senso di un dominio. E’ riuscita solo la elezione del figlio. Neanche però alza la cresta una destra poco coesa, anzi reduce da lotte intestine. Ne sappiamo qualcosa noi sanniti.

L’affermazione dei 5stelle non può essere solamente l’attaccamento al sussidio del reddito di cittadinanza. Il travaglio del sistema industriale ha imposto ricadute sui livelli di occupazione. E non si vede all’orizzonte una iniziativa di formazione delle nuove leve necessarie nei profili organizzativi delle imprese vive. C’è la insospettata e per questo sottovalutata) grinta di Giuseppe Conte, capace di annientare sul campo lo scissionista Di Maio e di affermarsi come collaudato leader politico.

Certamente accanto al previsto exploit di Giorgia Meloni c’è da annotare la scaltra maturazione politica di Giuseppe Conte.

C’è già chi annuncia prossime battaglie per snidare chi si è appartato in questa campagna elettorale. Ci saranno salti sul carro del vincitore non tanto tra i destrorsi consolidati ma da schieramenti apparentemente distanti. Il sistema elettorale prefigura un analogo sistema di reclutamento degli incarichi nella pubblica amministrazione allargata e nel vasto campo degli enti dalla politica controllati. Basti pensare a quello che sta avvenendo nella RAI, gustosamente raccontato da Fabrizio Roncone sul Corriere della Sera con quel giovane collega che ad ogni buon fine si accaparrava il cellulare della Meloni.

Sul piano locale apparentemente non cambia nulla. Il mancato successo della operazione Mastella-Lonardo sta nell’ordine delle cose. Senza nessun apparentamento la sfida era senza prospettive. Il Consiglio comunale potrebbe essere, però, il terreno più agibile per sparigliare le carte. Un centrodestra pronto alla pugna potrebbe mettere in palio incarichi e posti sicuri per adescare anime in pena. Una campagna acquisti dalle parti di Palazzo Mosti potrebbe minare la stabilità di un organismo fortemente controllato dal sindaco.

Clemente Mastella potrebbe anticipare siffatte manovre (a meno di coinvolgimenti diretti) producendosi in una operazione di forte rilancio della attività amministrativa, progettata in maniera ambiziosa sui quattro anni che restano alla fine della sua esperienza di sindaco: una forte amministrazione municipale in dialogo leale e orgoglioso con un governo che non potrà pensare solamente al Nord, ora che Salvini ha dovuto abbassare la cresta.

Dovendo disperatamente sperare in qualcosa, non ci sembra impossibile un avvicinarsi di Mastella ai centri di potere del nuovo governo. Specialmente se la stagione dell’amore con Vincenzo De Luca dovesse sfumare per carenza di stimoli.

A Rubano e Matera, unici rappresentanti del territorio in Parlamento, oltre agli auguri di rito, il suggerimento di lavorare a stretto contatto e di “girare” in provincia per rianimare tante anime stanche.

MARIO PEDICINI