Una pagina nuova In primo piano

Una prima progettazione urbanistica della “città nuova” oltre il Castello resta nei disegni propagandati sotto il titolo di “città giardino”. La Benevento dei primi anni del ‘900 aveva sempre in testa il Castello del 1321 come Porta Somma. La porta era stata abbattuta, ma il respiro della città finiva lì, nonostante la nuova, bella, villa comunale del 1873.Sistemato con misure più moderne il Viale Castello, per dare dignitoso accesso alla Caserma del Regio Esercito, un senso agli edifici pensati oltre il Castello risulta dai disegni preparati per la Città Giardino. Il tratto finale del Corso Garibaldi, finalmente allargato di fronte al Palazzo Provinciale (attuale Palazzo del Governo), sfociava nella piazza IV novembre e nel susseguente spazio tra Castello, villa Comunale e villino Meomartini. Ricucire tutto questo e buttarsi giù nella campagna con la lontana prospettiva del Cimitero significò la futura via 24 maggio e la futura piazza della Rivoluzione (poi Risorgimento). Ma significò anche tracciare la futura Via Perasso tra l’attacco della circumvallazione (attuale Viale dei Rettori) e la piazza della Rivoluzione, disegnata come circolare con al centro un monumento-fontana.

In realtà, l’arrivo a Benevento di Luigi Piccinato (incaricato della redazione del Piano Regolatore) fece piazza pulita delle ridondanze ottocentesche degli edifici e della stessa piazza (nei disegni una sorta di piazza Quattro Palazzi lungo il Rettifilo a Napoli).

Il fascismo riuscì a realizzare le palazzine per gli impiegati statali a Via 24 maggio, ma lasciò solo lo spazio per la futura piazza della Rivoluzione, spazio delimitato dagli edifici che ne chiudono tre lati: la scuola elementare oggi Mazzini, il complesso sportivo della GIL (Gioventù Italiana del Littorio, sostituito oggi dalla fu Banca d’Italia) e il Liceo Classico progettato da Piccinato ed entrato in funzione nel 1938. Via Perasso vedrà la luce dopo che, con le macerie della guerra, si sarà colmato il “durrupone” scosceso fino ai Fossi; sulla colmatura sorgerà il palazzo del Jolly Hotel e di fronte il palazzo con il cinema-teatro Massimo. Ecco, finalmente, Via Perasso.

Com’è la situazione novant’anni dopo? L’unica novità è la nascita del Viale Mellusi (terminato nel 1953), che corre quasi parallelo a quello degli Atlantici (inaugurato il 28 ottobre 1933), e per raccordarsi con il “centro” non trova di meglio che sbucare su Via Perasso.

A quasi un secolo, i beneventani hanno diritto a vedere “riqualificata” tutta l’area Castello-Atlantici, 24 maggio, Risorgimento, Perasso. Ed eccoci pronti a riesumare idee apparse già nei nostri scritti, entrati a far parte delle scartoffie che nessuno sfoglia per progettare un nuovo presente e uno spiraglio di futuro.

Tenendo conto dello sviluppo completo dell’anello di viabilità esterna al nucleo centrale della città, il Viale Mellusi può tranquillamente andare dritto da piazza Risorgimento sulla sponda di Viale dei Rettori. Il tratto tra la scuola Mazzini e il palazzo dell’ASL è fatto: bisogna fare una quarantina di metri a spese dell’area di sosta degli autobus interurbani. A questo punto non c’è nessun bisogno di far passare automobili e autobus per Via Perasso. Ripropongo, senza giri di parole, l’idea di chiudere Via Perasso verso piazza Risorgimento con una “quinta” e attrezzare l’area a verde (curato ed elegante) per farne un salotto, con tavolini e panche dove bar e ristoranti possono tenere i clienti lontano dai gas di scarico dei motori.

Da piazza Risorgimento, via 24 maggio, piazza Castello e piazza IV novembre (con il nell’esempio del palazzo dell’Economia) si deve pensare a una “riqualificazione” della pavimentazione con una filosofia unitaria, sia per il disegno e sia per la qualità dei materiali da impiegare. Non gli stessi disegni di Fabrizio e Miccolupi, ma la stessa logica “unitaria”. Il turista, ma anche il beneventano, non devono “sentire” la frattura tra il Corso Garibaldi e viale degli Atlantici, quella terra di nessuno dove si possono imbattere in povere bancarelle e file di macchine sempre ferme, casomai trattenute da banalissimi pilastrini in finto bronzo o peggio arcuati tubolari infissi (questi e i pilastrini) con cemento quagliato senza neanche passarvi sopra una mano di pittura per omogeneizzare il colore.

Assessori, consiglieri, cabinettisti di regie, fatevi un giro, date uno sguardo e vedrete che questo che vi proponiamo (come abbiamo fatto per chi vi ha preceduto) sono soluzioni che vi consentiranno non dico di passare alla storia ma di poter dire un giorno ai vostri nipoti “questo l’ho fatto io”.

Signor sindaco, la pavimentazione attorno all’arco di Traiano c’è già, modesta fin che si vuole: ma là c’è da fare altro per valorizzare l’arco, riportando alla luce il basolato e l’opus reticultatum sottostanti; dia incarico ai suoi dirigenti di dare un senso ai vuoti di piazza Risorgimento, Via Perasso, piazza IV novembre, piazza Castello e via 24 maggio. Se poi “l’ambizione vien mangiando”, immagini cosa si può dentro il rettangolo chiuda da Viale degli Atlantici, Via Tonina Ferrelli, Via Raffaele De Caro, Via Sandro Pertini, Viale dei Rettori, piazza IV novembre e piazza Castello. Nei quattro anni alla fine del suo mandato c’è tutto il tempo per riuscirci. E resterà il suo nome, almeno quanto quelli di Fabrizio e Miccolupi.

MARIO PEDICINI