Bentornati!? Società

Siam tornati, chi dai monti e chi dal mare (a mostrar le chiappe chiare). Le ragazzine, nonostante l’aria si sia notevolmente rinfrescata, deambulano per il corso in pantaloncini ad ostentare la tintarella ottenuta sulle spiagge (qualcuna forse bara facendo passare risultati di sedute di lampade artificiali come assorbimento di raggi solari in riva al mare).

Ed eccoli qui i genitori delle abbronzantissime figliolette a versare lacrime di coccodrillo per avere volatizzato il gruzzoletto conservato in caso di estremo bisogno...

Sono tornati anche i dipendenti delle succursali postali che hanno chiuso a scavalco i loro sportelli, imponendo all’affezionata clientela di ammassarsi dinanzi al raro ufficio operante.

E speriamo che l’espediente escogitato dalla direzione delle poste non venga esteso ai ferrovieri per assicurare loro il meritato riposo nelle feste comandate, particolarmente a Pasqua, a Natale ed a ferragosto...

Anche i postini hanno goduto del loro turno di ferie agostane, naturalmente raggruppandole a loro piacimento. Poi però si sono riscattati consegnando tutta - dicesi tutta ? - la posta arretrata, ivi comprese le bollette dell’energia elettrica, del gas, del telefono e dell’ente Comune, scadenti il giorno del pagamento, se non addirittura già scadute.

“Come la va la vita a Benevento?” si informa genericamente la zia meneghina della nostra Gelsomina. E più dettagliatamente chiede: “la movida si è calmata nei vicoli di piazzetta Arechi, già Vari?... I vigili urbani, costretti allo straordinario nelle ore notturne, sono riusciti a far zittire i diffusori radiofonici allo scoccare della mezzanotte?

A proposito delle “guardie” - continua incessante la meneghina - se ne vede qualcuna passare lungo il viale Mellusi? Quando sono venuta a trovarti l’ultima volta, mi sono dovuta sorbire gli “allucchi” di tuo zio che con la sua “seicento” doveva “scansiare” le auto che sostavano a macchia di leopardo in doppia fila , forse pure sulle “zebre”.

Cara Gelsomina, come mi è dispiaciuto di non potere venire a Benevento per assistere a “città spettacolo”. Il Sindaco Pepe è riuscito a strappare dalla bocca dei napoletani (vedi la Regione) un po’ di spiccioli per alleviare le pene dei sanniti immersi nella crisi (ci sono più negozi con la scritta “si vende o si fitta” di quelli che sono ancora “aperti”...).

Cara nipote, ti prego, poi, di smetterla di continuare a chiedermi di trovare un posto di lavoro per i figli dei nostri parenti. Anche da noi non c’è un posto, E se c’è lo dobbiamo dare ai rifugiati della Siria che, come arrivano sulle coste siciliane, si intrufolano da noi e si pigliano anche i lavori che una volta noi non li volevamo perché erano faticosi...

Cara Gelsomina, ti prego poi di darmi la bella notizia: le famiglie dei senza tetto occupanti il palazzo Torre in via Episcopio: hanno trovato definitiva sistemazione, anche senza acqua e luce elettrica?

Dice che l’unione fa la forza. Bene hanno fatto allora quegli indigenti ad occupare il palazzo Torre. Sono diventati il “Caso cittadino” per eccellenza. Un apposito sindacato li sorregge e li difende. La casa la devono avere tutti gli occupanti. Qualcuno dice: ma non era meglio se non si univano all’ingrosso? Una alla volta quelle famiglie avrebbero trovato più facilmente un buco dove sistemarsi. Un buco? Si fa per dire: una volta ci si accontentava di un “vascio”; oggi occorrono idonee sistemazioni, con almeno un trilocale (possibilmente con servizi a carico del Comune).

E allora - via! - con l’appoggio incondizionato della Caritas si dia un alloggio decente a tutte le famiglie male alloggiate. Sperando che in futuro altri gruppi familiari non siano costretti a ripararsi nell’auto per indurre le Autorità a trovare loro un sano alloggio in muratura.

E mi voglio augurare” conclude la zia di Gelsomina “che non venga un cataplisma (come a dire un terremoto). Se è tanto difficile trovare alloggio per una ventina di famiglie, come quelle occupanti il palazzo di via Episcopio, figuriamoci se dovessero avere bisogno di un ricovero cento, mille persone tutte insieme.

Cara nipote, fammi sapere, poi, come è andata a finire il progetto insediativo proposto dalla “Giustino costruzioni” a Santa Clementina. Dio non voglia che in co’ del ponte Leproso non si affollino case, popolari e non, e magari pure industrie.

E la zia di Gelsomina chiude la sua telefonata con la richiesta di far dire una messa (a sue spese) per tutte le vittime degli atroci bombardamenti del 1943 dei quali gli anziani hanno ancora nelle orecchie il deflagrare delle bombe, alleate e non.

CLEMENTE CASSESE

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