Dimmi cosa compri e ti dirò chi sei Società

Avvertenze: leggere attentamente per evitare gli eccessi. Alcune affermazioni riportate nell'articolo possono nuocere gravemente al vostro portafoglio... armadio incluso.

A pochi giorni dall'ingresso della stagione autunnale e con le riviste patinate che già da qualche settimana ci bombardano di outfits (abbinamento di vestiti e accessori, ndr) fall/winter, rigorosamente indossati da stangone filiformi dotate di sguardo torbido e broncio perenne, mi imbatto in uno studio del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Canterbury in Nuova Zelanda, curato da una certa Jessica Boyce.

Prendendo in esame il binomio psiche/shopping - al fine di valutare il grado di autostima delle donne - e dopo aver analizzato il comportamento di oltre mille studentesse universitarie, di cui 286 neozelandesi e 922 canadesi, è giunta sostanzialmente a due considerazioni.

1ª Valutazione: Le donne che hanno meno autostima e non apprezzano pienamente il proprio aspetto esteriore sono più inclini ad acquistare borse e scarpe, piuttosto che vestiario. In pratica, questo tipo di donne, non sopportando il paragone con le modelle imperanti nelle pubblicità di Tv e carta stampata, predilige uno shopping incentrato sugli accessori, perchè considerato più “facile” rispetto a quello degli abiti.

“Gli accessori - ha commentato la dott.ssa Boyce sulla rivista Body Image - possono essere un modo per migliorare l'immagine di sé senza richiamare l'attenzione sul proprio corpo. Quando, infatti, il corpo ideale presentato dai media minaccia l'immagine di sé, le donne possono tentare di affermarsi con accessori per parti del corpo non direttamente connesse all'immagine fisica. Se questo è vero, allora la popolarità delle industrie di scarpe e borse può essere un indicatore delle difficoltà femminili con la propria immagine fisica”.

2ª Valutazione: Un’ulteriore distinzione che emerge dalle ricerche della Boyce è quella tra donne la cui insicurezza nasce e si sviluppa in rapporto alla sopra citata esposizione mediatica e quelle la cui insicurezza è difetto strutturale, buco ontologico, limite esistenziale. In questi casi non c’è più la volontà (inconscia e inconsapevole) di chi vorrebbe aumentare la propria carica attrattiva, seppure sviandola ed eludendo dal campo magnetico dello sguardo il fisico, ma il bisogno di allontanare totalmente l’attenzione sulla propria persona tramite l’eliminazione degli accessori e puntando ad uno stile anonimo e grigio.

I risultati - presi a campione nella terra dei māori e nella patria dell'acero - si presuppone debbano calzare sul gentil sesso di tutto il globo terrestre, che diamine è pur sempre uno studio accademico, condotto da un dipartimento medico, quindi da persone che hanno fatto della scienza il proprio credo.

Ma sarà poi vero che le donne di tutte le latitudini e longitudini del mondo hanno gli stessi “trip mentali” quantificabili dal numero di tacchi e bags?

E nel nostro territorio, come è messa l'autostima delle discendenti dei fieri sanniti e dei gloriosi longobardi?

Anche Realtà Sannita ha effettuato la sua indagine a campione, con i risultati che seguono, ovviamente per motivi di spazio non possiamo riportare tutte le opinioni, ma solo quelle più significative.

Marika: “Io sono una fashion victim, che si tratti di abiti, accessori o make-up acquisto ogni cosa, fortunatamente me lo posso permettere. In questo sondaggio forse c'è un fondo di verità, ma sinceramente lo trovo riduttivo, noi donne abbiamo mille sfaccettature e poi non siamo fatte con lo stampino”.

Antonella: “Con tutto il rispetto, ma che ne capiscono di moda in Canada o in Nuova Zelanda, quando mai hanno dettato legge. Condurre lì uno studio in tal senso equivale a chiedere agli italiani o ai francesi: adottereste un koala o un canguro? E dalla risposta poi misurare l'autostima... che stupidaggine”.

Laura: “Sarò sincera, mi riconosco abbastanza nella seconda valutazione della Boyce, come puoi vedere ho un abbigliamento molto semplice e nessun tipo di accessorio abbagliante. Ti dirò di più, in questo periodo sto lavorando proprio sulla mia autostima con uno specialista”.

Stefania: “Perchè soffermarsi solo su scarpe e borse? Io avrei posto il problema da una diversa angolazione prendendo in esame le donne che si truccano sempre, quelle che lo fanno solo in alcune occasioni e quelle che non si truccano mai. Ritengo che dipingere il proprio volto equivalga ad indossare una maschera, siamo tutti attori nella nostra vita quotidiana in cui vestiti, accessori e trucco hanno una funzione predominante”.

Diana: “A quando uno studio sull'autostima degli uomini? Ah già... noi donne siamo molto più interessanti!”.

Una buona percentuale di intervistate, infine, ha asserito di sentirsi molto femmina e per questo vanitosa ed intenzionata a comprare tutto, senza problemi di autostima, un tripudio di abiti, scarpe, borse, gioielli e chi più ne ha più ne metta, ma il problema effettivo è che poi tutti questi desideri cozzano con la realtà, ovvero, le esigenze familiari, il mutuo, la macchina, la mancanza di lavoro ed i soldi che ormai scarseggiano in maniera cronica.

Certo, in Italia non avremo una Boyce che analizza le donne in base agli outfits, ma in compenso ci sono Enzo e Carla che con glamour e simpatia, attraverso programmi televisivi quali “Ma come ti vesti?” e “L'eleganza del maschio” in onda su Real Time, riportano sui binari del buon gusto stuoli di donne e uomini (la par condicio non è un optional) dai look disastrosi e sciatti, stile maionese impazzita.

Su tutti, poi, Luciana Littizzetto docet in barba a studi ed analisi: “Ma quali rose rosse, ma quali bouquet di mammole?! Date retta a me: mazzi di scarpe, questo è il desiderio inconfessabile di ogni femmina”.

E voi... siete pro Boyce o pro Littizzetto?

ANNAMARIA GANGALE

annamariagangale@hotmail.it

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