Esami di maturità e imbrogli tecnologici Società

Gli esami non finiscono mai, diceva Eduardo De Filippo. E nemmeno i sistemi per imbrogliare agli esami, se è per questo.

Un tempo (dicendo così do l’idea di essere più vecchio di quanto io non sia; la realtà è che questo tempo andato di cui sto parlando non è poi così lontano) per copiare ad un compito in classe o ad un esame, fosse quello di Maturità o un esame universitario, erano necessari una buona dose di coraggio, astuzia, intraprendenza, possibilmente un complice (di solito il classico compagno secchione ma altruista) o, in alternativa, il metodo più articolato consisteva nella famigerata “cartucciera” (da alcuni professori ribattezzata Carducciera, poiché la leggenda narra che il celebre poeta fu sorpreso a copiare durante un esame, proprio come un somarello qualunque; ma non vi sono prove sicure a riguardo), che per molti studenti è stata un’ancora di salvezza in occasione del tema d’Italiano alla Maturità, quasi come la mitica cintura multiuso di Batman.

Ebbene, tali marchingegni ormai sono archiviati: lo studente che progetta di superare un esame contando non solo sulle proprie conoscenze può avvalersi di ben altra tecnologia, al cui confronto i gadget dei primi film di James Bond assomigliano agli elettrodomestici preistorici di casa Flintstone: considerando che oggi gran parte dei giovani iniziano ben prima della maggiore età a familiarizzare con le nuove tecnologie, si può tranquillamente dire che sono gli stessi genitori a fornire loro gli strumenti per infrangere le regole e barare in quegli appuntamenti che costituiscono, o almeno dovrebbero costituire, l’equivalente delle prove di passaggio delle tribù primitive.

Certo, con questo non voglio dire che tutti gli studenti affrontano un esame armati di tablet, smartphone ed ogni altra diavoleria al fine di prendere voti immeritatamente alti. Voglio essere ottimista, e pensare che sia sempre una ridotta percentuale quella che ricorre ad escamotage pur di portare a casa un buon voto o una promozione immeritata. Il fatto è che questa ridotta percentuale dimostra un ingegno ed un’attitudine i quali, se sfruttati altrimenti, probabilmente garantirebbero loro i medesimi risultati senza bisogno di espedienti tecnologici.

Riflettete: perché trascorrere notti insonni navigando in internet in cerca delle tracce dei temi della Maturità, invece di studiare quelli che possono essere gli argomenti più papabili per gli stessi? Perché caricare nomi, date, formule, coniugazioni sui propri telefonini di ultima generazione, gli stessi che i professori faranno spegnere o addirittura deporre sulla cattedra, invece d’affidarsi alla propria memoria, meno capiente in termini di gigabyte, ma ben più preziosa poiché insostituibile?

Ecco, il paradosso più assurdo di chi imbroglia ad un esame affidandosi ad arnesi evoluti non è solo quello di prendere in giro sé stessi o il fatto di dedicare più tempo ed energie a studiare trucchi che non a studiare e basta; quanto proprio quello di concedere fiducia e di consegnare le chiavi del proprio futuro (perché di quello si tratta: non si studia per conseguire dei voti, ma per porre le basi di quella che sarà la nostra vita) ad oggetti che per quanto costosi, evoluti ed all’avanguardia, non valgono meno di niente rispetto all’intelletto di cui noi tutti siamo dotati.

Saluti dalla plancia,

CARLO DELASSO 

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