La violenza, spesso inutile, delle forze dell'ordine Società

Vi fidereste di un infermiere che vomita nel vedere le piaghe di un ammalato? Penso proprio di no.

E avremmo fiducia di un chirurgo che sviene quando l’operazione si presenta lunga e difficile? Nessuno di noi lo farebbe.

E cosa diremmo di un professore che, entrando in una classe difficile, dopo mezz’ora incominciasse ad insultare o peggio a malmenare i suoi allievi? Penseremmo che non è adatto al lavoro che si è scelto.

E, andando oltre, che opinione si avrebbe di militari che, in zona di guerra, sparassero sui nemici in atto di resa? Li denunceremmo per crimini contro l’umanità, sicuramente.

Quando invece c’è una qualsiasi manifestazione di piazza, alquanto impegnativa per le forze dell’ordine, assistiamo ad uno squallido rituale televisivo. Black block o facinorosi qualsiasi che vandalizzano interi quartieri della città, con le forze di polizia ben lontane. Ragazzi, cittadini o manifestanti che, già abbondantemente “scommati di sangue” - come si dice da noi - a terra e magari con le mani a disperata protezione di faccia e cranio, circondati da due/tre tutori dell’ordine che (virilmente e coraggiosamente!!) lo prendono a calci, a manganellate, lo trascinano come uno straccio per la strada. Il messaggio evidente che promana da queste azioni, inutili e vanamente “muscolari” è: “Ora hai capito con chi hai a che fare. La prossima volta pensaci bene!”.

Dispiace dirlo, ma sono immagini che denunciano al contrario una mancanza di professionalità assoluta. Un cittadino a terra, ormai inerme e indifeso, ammesso anche che un attimo prima abbia spernacchiato il poliziotto suo dirimpettaio, non può essere massacrato a randellate. Se questo avviene – ed è evidente che avviene in ogni manifestazione con un minimo di aggressività o tensione al suo interno – vuol dire che una parte degli operatori di polizia, piccola fin che si vuole ma comunque significatica, ha perso il ccontrollo dei propri nervi.

Non è scaricando frustrazioni, adrenalina e violenza sul malcapitato di turno che i tutori dell’ordine adempiono al loro compito. O sono stati male addestrati, e quindi non reggono alla pressione di una folla ostile, o hanno tali e tante magagne personali psicologiche che, come minimo, andrebbero messi a riposo per qualche settimana, o destinati ad altri servizi. Magari dotando i loro caschi di servizio con un numero identificativo che consenta di risalire con certezza a chi non è all’altezza.

Difendere,a tutti i costi, tutti, indiscriminatamente, anche quando sbagliano in maniera eclatante, ha già generato situazioni negative per l’intero sistema democratico (vedi caserma Bolzaneto e dintorni).

LUIGI PALMIERI 

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