OBESITA’ E SOVRAPPESO Società

Fino a non molti anni fa l’obesità, data la sua limitata diffusione sul territorio, non era riconosciuta in Europa come un problema di salute pubblica. Attualmente, invece, è riconosciuta come un fattore di rischio rilevante per la salute. Paradossalmente, visto il grado di malnutrizione esistente sul pianeta, l’obesità costituisce oggi, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), uno dei problemi di salute pubblica più visibile e tuttavia ancora trascurato. Le malattie croniche, cui l’obesità contribuisce a volte in modo determinante, uccidono ogni anno quasi il 60 per cento dei 56.5 milioni di morti all’anno, e costituiscono il 45.9 per cento del carico totale mondiale di malattie. Si può dire, vista la prevalenza dell’obesità in molte parti del mondo, che ci si trova di fronte a una vera e propria epidemia globale di sovrappeso e obesità, una “globesità” come la definisce l’OMS, che si sta diffondendo in molti paesi e che può causare, in assenza di una azione immediata, problemi sanitari molto gravi per milioni di persone nei prossimi anni.
L’obesità preoccupa oggi soprattutto gli Stati Uniti che hanno elaborato numerosi studi e documenti, come le Linee Guida dell’NIH (National Institute of Health) su “Identificazione, Valutazione e Trattamento del sovrappeso e dell’obesità negli adulti”, per tentare un approccio radicale al problema. Anche il Ministero della Salute Italiano dà molta importanza al problema, cui ha dedicato un Progetto - obiettivo 9 specifico all’interno del Piano Sanitario Nazionale 2002-2004, dal titolo “Promuovere gli stili di vita salutari, la prevenzione e la comunicazione pubblica sulla salute”, per sensibilizzare la popolazione ad adottare un corretto modello alimentare e a migliorare il controllo sul proprio stato di salute.
Ma che cos’è l’obesità e di quante tipologie può essere? A risponderci è, come nello scorso numero, la dott.ssa Giuseppina Pedà, dietista coordinatrice presso il Rummo, che tiene molto a cuore la tematica: “ L’obesità è una malattia a tutti gli effetti, in quanto conduce ad ulteriori patologie altrettanto gravi.
Bisogna innanzitutto discernere l’obesità esogena (o primaria), che è quella più frequente, dall’obesità endogena (o secondaria), collegata ad altre disfunzioni. La dietista può operare in entrambe i casi, nell’ipotesi in cui sarà obesità endogena si collaborerà in team, ad es. se da ulteriori indagini risulterà che si ci trova di fronte a disfunzioni ormonali, sarà l’endocrinologo a fornire una terapia farmacologia associata alla dietoterapia, laddove si trattasse di obesità esogena non vi è altro rimedio che quello della dietoterapia. L’obesità può essere inoltre di tipo ginoide, la cd. conformazione “a pera”, che riguarderà la zona dei fianchi e delle gambe, associata alla ritenzione idrica e causa di danni a livello circolatorio, e può essere di tipo androide , la cd. conformazione “a mela”, più pericolosa per problemi cardiovascolari . Vi è infatti, in quest’ultima ipotesi, collaborazione con i cardiologi dell’ospedale per sensibilizzare i pazienti verso la perdita di peso accumulatosi a causa di grasso viscerale, che, essendo insulinoresistente, provoca ipertensione.” In che cosa si differenzia l’obesità dal sovrappeso ? “Queste due patologie si distinguono attraverso l’ “indice di massa corporea”.
L’indice di massa corporea (BMI = body mass index, secondo la definizione americana) è calcolato rapportando il peso corporeo all’altezza, secondo la formula: BMI = peso (in kg)/quadrato dell’altezza (in metri)=(es. peso 60kg /1,64mq=22).
La suddivisione della popolazione in diverse classi di massa corporea è fatta in relazione a quello che è considerato in termini medici un BMI desiderabile, cioè compatibile con la minore probabilità di rischi per la salute. Sviluppato, in prima istanza, dalle compagnie assicurative che volevano individuare alcuni valori indicativi di maggiori o minori rischi per la salute e per la stessa probabilità di vita, il BMI è oggi l’indice più accreditato dalle principali istituzioni sanitarie, dall’OMS, al NIH e ai CDC americani.
Le classi di peso indicate dal BMI sono le seguenti:
BMI < 18.5 sottopeso 18.5 – 24.9 normopeso 25.0 – 29.9 sovrappeso > 30 obesità.
La tabella va letta in base alle caratteristiche del soggetto, che potrebbe essere longilineo, normolineo o brevilineo. Dopo aver escluso la patologia ed aver individuato il tipo di obesità, si prendono in considerazione i dati antropometrici dell’individuo e, a partire dalla distinzione di sesso, si esaminano la circonferenza del polso e la struttura muscolare (es. se un uomo ha una massa muscolare più sviluppata la proporzione sarà differente ed è importante stabilirlo per evitare la perdita di massa magra), ma soprattutto si va a prendere in considerazione lo stile di vita del soggetto, il tipo di attività lavorativa che fa.
Solitamente qual è il processo che conduce all’obesità, come si ci arriva?
“Le cause sono molteplici, bisogna considerare innanzitutto il fattore ereditario e quello genetico, poi bisogna tener conto delle abitudini alimentari (es. nella famiglia di Botero vi erano tutti soggetti grassi al punto che finanche il gatto lo era diventato). Non è comunque vero che l’obeso sia un gran “mangione”. I casi più frequenti di obesità si manifestano ad es. nell’accrescimento dalla pubertà all’adolescenza, durante o dopo una gravidanza, nel periodo della menopausa, nella fase post degenza, all’interruzione di un’attività sportiva,…perché il metabolismo rallenta o aumenta a seconda delle fasi che vive. Va in ogni caso specificato che non tutte le persone che si ritrovano in una di queste situazioni andranno a diventare obese, anche se vi è maggior rischio di accumulare grasso viscerale.” E’ noto inoltre come obesità e sedentarietà, inattività fisica, rappresentino fattori di rischio strettamente associati. Alcuni studi epidemiologici evidenziano come le principali cause dell’incremento dell’obesità siano attribuibili proprio alla riduzione del dispendio energetico per lo svolgimento delle attività quotidiane, piuttosto che all’aumento nell’assunzione di cibi ipocalorici e cattive abitudini alimentari. Un’attività fisica regolare, anche di tipo leggero, come già anticipato nello scorso numero, contribuisce a ridurre l’eccesso ponderale, tuttavia proprio i soggetti obesi tendono invece a fare esercizio fisico più raramente, innescando in tal modo un circolo vizioso, ma di questo parleremo nel prossimo numero, in cui andremo ad affrontare un’altra tematica importante: l’obesità infantile, fenomeno per il quale la Campania rappresenta a livello nazionale la prima regione con situazioni a rischio.

MARIASERENA PELLEGRINI