Qui ci vuole una pillola contro il mal di mare telematico Società

Con questo numero concludiamo la nostra lunga escursione nel mondo solitario degli hikikomori, quei giovani che d’un tratto decidono di non mettere più piede fuori dalle stanze in cui dormono, mangiano e trascorrono le loro giornate. Per farlo, ci porremo una semplice domanda: cosa trova di tanto attraente una persona normale in una scelta di vita così radicale?

Rispondere non è semplice: si potrebbe magari dare la colpa ai molti svaghi offerti dalla rete, o alla possibilità che questa dà di condividere ciò che più si ama non con le persone che abbiamo intorno, ma con quelle cui ci accomuna qualcosa: ad esempio, quale che sia il vostro hobby prediletto, a meno che non siate i soli sulla terra a praticarlo, di sicuro esistono diversi siti internet ad esso dedicati, ognuno con una sua comunità d’appassionati sparsi per il mondo, a cui la rete concede l’opportunità di scambiarsi pareri, consigli, o persino di scambiarsi pezzi di collezioni.

Da questo punto di vista, per molti internet ha rappresentato un’autentica svolta: tante persone con passioni non proprio comuni, che per lungo tempo hanno dovuto coltivare in completa solitudine, grazie al web hanno scoperto l’esistenza di altri come loro, e sono nate amicizie a distanza. Ciascuno tende a legare con chi gli è affine, per indole, personalità ed interessi; l’invenzione di uno strumento che annullasse le distanze geografiche ha consentito il sorgere d’aggregazioni un tempo impensabili tra individui che, fino a non più di vent’anni prima, non avrebbero mai avuto modo di conoscersi.

Negli ultimi tempi però anche la rete è cambiata sotto quest‘aspetto: la nascita dei social network da un lato ha avvicinato ad internet moltissime persone fino a quel momento scettiche sulle potenzialità della rete; dall’altro però ha succhiato linfa vitale a quei gruppi d’utenti riuniti dal caso e dalle passioni in comune. Oggi su Facebook o Twitter si fa amicizia con vecchi compagni di scuola, parenti o amici che non si vedevano da tempo, ed il tutto avviene esibendo apertamente il proprio nome e cognome ed il proprio volto, quando invece forum, blog, bacheche e bbs nei primi anni di diffusione di internet facevano dell’anonimato il loro punto di forza.

Tra le due opzioni, quale può risultare più attraente per un hikikomori: quella più simile alla vita reale di Facebook, o quella più rassicurante di un sito dove presentarsi con un nick ed un avatar ed essere un estraneo tra estranei? Indubbiamente quest’ultima: non c’è da meravigliarsi infatti se, paradossalmente, i social network sono preferiti da chi appunto possiede una vita sociale, esce la sera con le stesse persone con le quali di giorno chatta o twitta, mentre chi si isola dal mondo entro le mura di casa propria preferirà godersi la solitudine di un videogioco online, oppure una partita a poker su un sito autorizzato (si spera), o magari si collegherà con una webcam da qualche parte nel mondo ed osserverà gli altri che vivono le loro vite, come una sorta di grande fratello.

E così, il fiorire di siti internet di ogni tipo consente vari livelli d’eremitaggio e rende estremamente facile passare da uno all’altro senza neanche rendersene conto. La rete, come il mare, si naviga e senza rendersene conto il marinaio virtuale può finire alla deriva e trovarsi su ben altri lidi rispetto a quelli che intendeva raggiungere. Molti reclusi cominciano senza rendersene conto a privilegiare un po’ alla volta i contatti virtuali a quelli reali, fino a perdere del tutto questi ultimi. In attesa che inventino pillole contro il mal di mare telematico, il mio consiglio per non diventare hikikomori è: siate più social e meno network.

Saluti dalla plancia,

CARLO DELASSO 

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