Siamo esseri umani non macchine Società

Elon Musk ne ha combinata un’altra. Certo, se possiedi 210 miliardi di dollari (è la stima più recente, ma probabilmente quando leggerete quest’articolo saranno già aumentati) non puoi semplicemente startene seduto su una spiaggia tropicale a bere cocktail; senti il bisogno quasi quotidiano di far parlare di te. Ma stavolta la notizia è di quelle clamorose. Il multimiliardario sudafricano ha infatti annunciato che la sua azienda Neuralink è riuscita per la prima volta ad impiantare un chip nel cervello di un essere umano.

L’esperimento era già stato compiuto in passato, con successo, su scimmie e maiali, ma ovviamente il passaggio alla sperimentazione umana rappresenta un’evoluzione ragguardevole. Il dato che fa riflettere e che desta inquietudine è che, come per i precedenti impianti su animali, Neuralink non ha pubblicato i risultati del suo esperimento su alcuna rivista scientifica. Sappiamo poco più di quello che Musk ha comunicato tramite il suo account X (il nome attuale di Twitter, altra azienda di proprietà di Musk): nonostante il chip si chiami Telepathy, la sua funzione non è quella di leggere nel pensiero, ma di trasmettere gli impulsi dal cervello ad un’apparecchiatura robotica.

Anche così stiamo parlando di un’invenzione formidabile, che potrebbe rappresentare un apripista per un’autentica rivoluzione. La comunicazione uomo-macchina tramite il semplice pensiero costituisce da sempre uno dei capisaldi della letteratura fantascientifica. Le possibili applicazioni sono innumerevoli, nei più disparati campi.

Lo scopo dichiarato è senza dubbio lodevole: consentire alle persone che hanno subito lesioni al midollo spinale di riprendere a muovere gli arti grazie ad impianti elettronici. Con questa tecnologia i paraplegici potrebbero di nuovo camminare ed i tetraplegici muovere braccia e gambe. Ma come sempre, non possiamo non immaginare anche possibili impieghi in ambito militare. Il chip potrebbe collegare il cervello a droni o carri armati, che in questo modo sarebbero guidati direttamente da una mente umana, diventando così armi ancora più letali di quanto già non lo siano.

Inoltre, una volta resa possibile la comunicazione tra cervello umano e macchine, si potrebbe ipotizzare che presto o tardi si arrivi anche a stabilire la connessione inversa, cioè inviare impulsi al cervello tramite un computer. Anche qui si apre un ventaglio di possibilità che la fantascienza ha ampiamente snocciolato nel corso degli anni: potremmo apprendere le lingue straniere con un download nel cervello, o imparare a pilotare aerei, elicotteri e qualsiasi mezzo di trasporto semplicemente installando nella mente i manuali d’istruzioni.

E se fosse possibile addirittura manipolare la mente, installando falsi ricordi o rimuovendone alcuni autentici? Sarebbe possibile cancellare dal cervello delle vittime di stupro o di altri eventi traumatici la memoria di questi fatti. Ma sarebbe altresì possibile inserire nel cervello informazioni false, fake news. In pratica, il lavaggio del cervello diverrebbe realtà.

A che cosa sta lavorando davvero Elon Musk? Se da più parti è emersa la necessità di regolamentare l’intelligenza artificiale, ovvero una tecnologia che consente ai computer di ragionare come esseri umani, c’è da ritenere che sia ancora più imperativo controllare una tecnologia che potenzialmente potrebbe rendere gli umani più simili a macchine. Pur animato dalle migliori intenzioni, Musk potrebbe aver aperto senza rendersene conto un vaso di Pandora 2.0.

CARLO DELASSO