Una cena stregata per riflettere Società

Lodevole e simpatico il format WINE, FOOD & PHOTO Streghe e Streghe, ideato e realizzato da Enzo Gravina ed Ernesto Pietrantonio, che ha coniugato con perizia e maestria vino, cibo e fotografie inerenti la leggenda delle streghe beneventane. Superstizioni, pregiudizi, filtri, magie e rituali magici sono stati i temi trattati piacevolmente da Enzo Gravina nel corso di una cena alla quale hanno partecipato beneventani interessati alle tradizioni della città.

Un menù rigorosamente attinente al periodo storico delle misteriose ianare : vellutata di zucca e porri, bruschetta di segala con erbetta selvatica, peperoni ripieni, frittatina di borragine e menta, verza ripiena, fusi di gallina nera, pane di noci e taralli. Magie stregate, liquore strega e nocini. Il tutto preparato dal famoso Cotton Club osteria di Benevento.

Ma la cena è stato solo un’amena modalità per socializzare e parlare di storia beneventana, di monumenti e curiosità ma anche delle strategie da adottare per coinvolgere i cittadini ad incontri di carattere culturale finalizzati a conservare la memoria della nostra terra e a difendere la nostra identità in una società necessariamente globalizzata. I commensali, attorniati da interessanti fotografie realizzate dallo stesso Pietrantonio che le ha accuratamente commentate, hanno assistito a proiezioni che hanno svelato le misteriose arti delle streghe e dei loro poteri occulti che hanno affascinato nel corso dei secoli i beneventani. Ma si è parlato anche di pregiudizi e rituali magici : “ Di venerdì non si tagliano mai le unghie e i capelli, perché ciò provocherebbe dei forti mal di testa. Per conoscere se una donna è una strega bisogna mettere sotto la sua sedia due pettini incrociati tra di loro e legati con un covicchio di noce. Se la donna è una strega non potrà più alzarsi dalla sedia “.

Ma aldilà dei malocchi e dei talismani la divertente iniziativa ha voluto porre l’accento sulle numerose progettualità e su creative proposte da mettere in atto per interessare i cittadini e farli uscire dal torpore nel quale sembrano essere caduti negli ultimi anni. Perché non ci stancheremo mai di sottolineare che nella nostra città alla cultura non viene data la dovuta importanza e pochi sono gli eventi che aggregano le persone per parlare di arte, di letteratura, di filosofia, di storia, di diritto.

E aldilà delle manifestazioni organizzate dall’Università del Sannio, i riconoscimenti che la nostra città ottiene, come l’Unesco, il Bentorrone sono solo strumenti propagandistici o occasioni di autoconvalida del proprio ruolo politico. Intanto dinanzi alla Chiesa di Santa Sofia si continua a giocare al calcio, la pavimentazione della stessa piazza viene manutentata con rappezzature in cemento e catrame, parti delle mura longobarde continuano a perdere pezzi di muratura consistenti ed il Teatro Romano continua a rimanere nel suo ormai usuale stato di abbandono e degrado. Insomma nel patrimonio culturale della nostra città ci crediamo oppure no?

Devono essere i turisti a ricordarci e a sottolineare lo stato di abbandono in cui versano alcune zone storiche? Infatti non viene data la giusta considerazione e rilevanza storica al Ponte Leproso, all’anfiteatro, anteriore allo stesso Colosseo, venuto alla luce nei pressi della stazione Appia, al significato storico di Piazza Piano di Corte ed al altro.

Allora siano i cittadini che alla cultura credono ad attivarsi attraverso contatti via Internet o con altri mezzi mediatici per organizzare dibattiti, incontri che ridiano la giusta dignità alla nostra ricchezza storico-culturale affinchè questa venga tramandata alle nuove generazioni prima che venga definitivamente obliata. Altrimenti non si parlerà più delle ricette tipiche del nostro territorio, delle nostre usanze e del nostro folklore, della scrittura beneventana e del nostro dialetto, tantomeno di tutti i secoli di storia di cui Benevento è stata, attraverso battaglie, monumenti e uomini di cultura, diretta testimone, tanto da essere menzionata nei testi di storia dell’arte e di letteratura.

Recuperiamo le nostre origini se ancora ci crediamo !

MARISA ZOTTI ADDABBO

 

 

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