Una delle schiavitù del terzo millennio: cresce sempre più il numero dei computer addicted Società

Sin dall’antichità, quasi tutte le invenzioni hanno sempre recato dei benefici per i cittadini e la società nella quale venivano introdotte, ma al contempo hanno rivelato un rovescio della medaglia non indifferente, in virtù del quale ai vantaggi si accompagnavano spesso dei lati negativi tutt’altro che trascurabili.

Se oggi viviamo più a lungo ed in condizioni igieniche di gran lunga migliori rispetto ai secoli passati, allo stesso tempo siamo circondati da livelli d’inquinamento inimmaginabili un tempo e disponiamo di armi e strumenti tali da poter causare la fine della civiltà sul nostro pianeta.

Le innovazioni informatiche non sfuggono a questa regola: computer, internet, cellulari e tutto ciò che si è diffuso in maniera capillare nel nuovo secolo ha portato con sé dei lati positivi di cui tutti siamo consapevoli, però con essi ci siamo sobbarcati nuovi problemi e nuove complicazioni che a volte sfuggono alla nostra attenzione.

Sia ben chiaro: gli smartphone o le app che scarichiamo non ci avvicinano certo ad un possibile olocausto nucleare, ma ciascuna nuova tecnologia ha in nuce il seme di una potenziale piaga sociale: la comodità di poter essere raggiungibili in ogni luogo e momento è diventata allo stesso tempo la schiavitù di dover essere raggiungibili sempre e comunque.

Il mondo di oggi è pieno di genitori in ansia se i figli non rispondono al cellulare e di figli
stressati da genitori che chiamano nei momenti meno opportuni. Sembrano cose da poco, ma andando ad indagare viene fuori che sono sempre più numerosi i computer addicted, gli schiavi del computer, quelle persone che non possono fare a meno di stare attaccati ad un pc ad ogni ora del giorno (o della notte, in molti casi), che quando sono costretti a mollare un computer immediatamente cominciano a trafficare con un tablet o uno smartphone.

È una forma di dipendenza anche questa, come l’alcolismo o la tossicodipendenza, solo con ripercussioni meno gravi sulla salute e sulla vita sociale. Almeno fino ad un certo punto, perché molte volte l’uso ossessivo di questi strumenti è causa d’incidenti stradali, considerando tali anche gli investimenti di pedoni distratti, con gli occhi fissi sul telefonino anziché sulla strada.

Possiamo notare quanto la dipendenza da computer sia diffusa semplicemente guardandoci attorno in un ambiente affollato: quante persone in treno, in autobus, al ristorante o al cinema ingannano l’attesa facendo scorrere le dita su tastiere, spesso virtuali, ignorando del tutto le persone sedute di fronte a loro? Un tempo queste persone magari avrebbero letto un libro o risolto un cruciverba.

E non è detto che non lo facciano, però tramite un dispositivo elettronico: esistono gli ebook ed anche i rompicapi enigmistici sono diffusissimi su internet.Questi ultimi anzi si stanno diffondendo a macchia d’olio: sebbene meno pericolosi dei giochi d’azzardo, che hanno rovinato non poche persone al pari dei famigerati videopoker, i giochi online sono l’ultimo grido dei passatempi, anche su Facebook.

Gestire fattorie virtuali o, ultimamente, abbinare caramelle sembrano essere tra le attività che impegnano maggiormente gli utenti dei social network. Niente di male in tutto questo, per carità, ma l’esperienza insegna che il confine tra un hobby ed una forma di schiavitù, soprattutto quando c’è di mezzo un computer, è molto facile da attraversare.

La cosa più saggia magari è porsi dei limiti, diversificare le attività a cui dedichiamo il nostro tempo libero, evitando di concentrare troppe energie in una sola; e poi tenere a mente che le relazioni umane, dal vivo, danno maggiori soddisfazioni rispetto ad ottenere dei punteggi record.

Saluti dalla plancia,

CARLO DELASSO

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