Demolire...e poi ricostruire Sport
La rosa attuale del Benevento calcio, come già detto in altre e precedenti occasioni, è attualmente da ricostruire, quasi per intero.
Gli strascichi della stagione conclusasi lo scorso maggio, dopo un girone di ritorno inqualificabile ed un playoff altrettanto indecente, aleggiano ancora nello spogliatoio, in società ed in tutto l’ambiente sannita.
La guerra amministrativa sulle ferie scatenatasi, infine, tra la dirigenza giallorossa ed i giocatori “dissidenti” ha contribuito ad acuire una distanza ormai incolmabile tra la gran parte del parco calciatori formalmente ancora tesserati con la Strega e lo staff tecnico-societario.
Fatte tutte queste doverose premesse, diventa ora non più rimandabile il fattore mercato.
Al Benevento manca soprattutto una guida tecnica forte, e ciò è figlio di un quadro politico all’interno dei vertici aziendali, privo al momento di una qualsivoglia strategia per il futuro.
Ma si sa che, in primo luogo, è chi scende in campo a determinare gli esiti di un campionato.
Ed è per questo che, di fronte a un simile scenario, non si può non considerare l’attuale compagine giallorossa assolutamente inadeguata ad una stagione di C 2025/2026 che si preannuncia ben più complicata di quella terminata giusto un paio di settimane fa (con la vittoria del Pescara dell’ex capitano Letizia in finale playoff ai danni della Ternana).
Partendo dalle retrovie, il primo ruolo su cui occorre fare una riflessione seria è già quello del portiere: si può ripartire da Nunziante? Le sirene delle Serie superiori sono reali o no? In caso affermativo, bisogna cedere il giocatore per monetizzare e ripartire da un uomo di categoria?
La risposta a questi interrogativi, inoltre, non può essere Manfredini, destinato ad altri lidi dopo le tante (forse troppe) stagioni da gregario.
In difesa, poi, il contesto presenta altre lacune pesantissime da colmare: al centro non si potrà più contate su nomi quali Capellini, Meccariello, Tosca; per non parlare di Berra, dimostratosi non in grado di indossare la fascia di capitano e di rappresentare il gruppo, sia in campo che fuori. Sugli esteri, inoltre, lo scenario non cambia, con Oukhadda ormai proiettato altrove e con i giovani Viscardi, Veltri e Sena che, al massimo, potranno ritagliarsi un ruolo da subentranti.
Resterebbe il solo Ferrara a sinistra, a cui oggettivamente andrebbe concessa un’altra chance per potersi rilanciare.
A centrocampo, invece, appare evidente una spaccatura tra chi potrà vestire ancora il giallorosso nella prossima stagione e chi, invece, dovrà necessariamente cercare nuovi lidi: al primo gruppo, potranno iscriversi esclusivamente uomini quali Prisco, Talia e Simonetti che, nonostante gli alti e bassi, hanno comunque dimostrato di avere i colpi giusti per poter far parte del Benevento del futuro.
La posizione di Pinato, invece, è alquanto in bilico, insieme a quella di Nardi, infortunato ormai da 1 anno intero.
Agazzi già da quest’anno non rientrava nei piani dirigenziali e, a lui, si sommano gli ormai noti nomi di Viviani e Acampora che, come sospettato dai più ad inizio campionato scorso, non hanno dato alcun apporto alla causa sannita nonostante l’ulteriore chance di rilancio concessa.
In avanti, infine, andrà fatta la più forte opera di pulizia: Lanini andrà via da solo, per scadenza contrattuale, e sul giocatore è meglio non spendere ulteriori parole.
Manconi è stato il vero flop della stagione scorsa, soprattutto nel girone di ritorno, emblema della crisi degli Stregoni e, pertanto, difficile da immaginare in un 11 titolare del Benevento che verrà.
Su Starita, Borello e Carfora, seppur per tre motivi e considerazioni tecniche totalmente differenti tra loro, diventa difficile persino immaginare una qualsivoglia ipotesi di riconferma.
Per Perlingieri vale, invece, quanto detto esattamente ad inizio articolo su Nunziante (stesse, identiche, valutazioni).
Resterebbe, quindi, il solo Lamesta che, seppur non all’altezza delle aspettative, appare quantomeno l’unico lì davanti ad avere avuto un briciolo di senso di colpa per quanto successo fino ad un paio di mesi fa.
Eccoci, dunque, di fronte ad uno spaccato a dir poco inquietante, di fronte ad un incubo per la tifoseria giallorossa che, invece, chiede solo di poter riassaporare quel gusto della vittoria, vaporizzatosi negli ultimi tre anni senza una valida ed oggettiva spiegazione.
ANDREA ORLANDO