E' morto il cantante lirico Silvano Pagliuca. I funerali si svolgeranno nella Chiesa Madre del Cimitero di Benevento In primo piano

E' morto, nell'Ospedale dei Fatebenefratelli di Benevento, il cantante lirico Silvano Pagliuca. Era stato ricoverato per l'aggravarsi di una situazione generale fortemente compromessa.

Pagliuca aveva lasciato le scene e l'insegnamento, ritirandosi nella villetta di Via Luigi Intorcia. Lunga e certamente densa di grandi soddisfazione è stata la sua carriera artistica, sbocciata nel concorso di voci nuove di Spoleto, seguito sul finire degli anni Sessanta dalla radio. In seguito alla vittoria di Spoleto Silvano Pagliuca ottenne un ingaggio per una tournée in Giappone, nella quale erano impegnati i grandi del tempo.

Dotato di uno strumento vocale di eccezionale qualità, Pagliuca seppe ispirarsi ai migliori bassi della sua epoca, dopo aver accarezzato (soprattutto nell'interpretazione delle sue canzoni) un avvicinamento allo stile di Gino Bechi (che era, peraltro, baritono), per approdare al modello di Cesare Siepi.

Troppo lungo sarebbe enumerare i ruoli da lui sostenuti nelle più importanti edizioni delle opere andate in scena nei teatri italiani, dalla Scala al San Carlo, dalla Fenice al Regio di Torino, dal Carlo Felice di Genova all'Opera di Roma. Basti segnalare che Barbiere di Siviglia, Sonnambula, Norma, La Forza del Destino, Traviata, Trovatore, Boheme, Adriana Lecouvrere sono stati titoli da Silvano Pagliuca ripetutamente interpretati. Al Teatro Romano di Benevento ha offerto ai suoi concittadini il frutto di una sapienza artistica di rara eleganza.

Ma Silvano non è stato solamente un grande cantante “classico”. E' stato il protagonista di “riscoperte” quali Crispino e la Comare dei fratelli Ricci, oppure l'indiscusso prim'attore del Flaminio di Pergolesi. Di cui, artefice il grande Roberto De Simone, cantò l'aria degli orologi, in diretta mondovisione dal San Carlo, per una delle prime edizioni della Festa della Musica nel solstizio d'estate.

Nel 1977 fu Silvano il protagonista dell'opera inaugurale del Festival di Spoleto, Napoli Milionaria con libretto di Eduardo De Filippo e musica di Nino Rota.

Indimenticabile la sua Vedova allegra, regia di Mauro Bolognini, al San Carlo, sotto la direzione di Daniel Oren. Pagliuca duettava con Elio Pandolfi e cantava con Raina Kabaivanska, Daniela Mazzuccato, Max René Cosotti, Michael Melbe. Lo spettacolo ebbe tale successo che, nel 1990, fu portato a Roma e ripreso da RaiDue.

Il successo non gli ha mai fatto dimenticare gli amici della prima ora, Cosimo Minicozzi, Enzo Zollo, il maestro Enzo De Bellis, la signora Cattaneo, la signora Bifani. Compatibilmente con gli impegni contrattuali non disdegnava di esibirsi in concerti per istituzioni amiche, come l'Accademia Musicale Sannita di Ugo Pedicini, o per il Museo del Sannio.

Per l'anno europeo della Musica, nel 1985, che vide impegnati gli allievi del neonato Conservatorio di Musica di Benevento, Silvano Pagliuca tenne il concerto di chiusura, accompagnato al piano dall'amico Maestro Cosimo Minicozzi. Che poté contare sull'antica “gavetta” per indurlo ad accettare l'insegnamento al Conservatorio. Dalle preziose cure di Pagliuca sono usciti cantanti dalla sicura preparazione e, cosa ben più importante, dallo stile interpretativo ineccepibile.

Interprete verdiano per eccellenza, ha fatto cento volte Adriana di Cilea e amava ricordare che al termine di qualunque Boheme, tutti i compagni di scena restavano immancabilmente turbati da una commozione intensa. A quella commozione aveva contribuito lui, nei pani del filoso Colline, con “Vecchia Zimarra”. Un personaggio che gli calzava a pennello: con grande classe, Pagliuca poteva condividere con Colline le idee socialiste della libertà e l'orgoglio della indipendenza povera. Con quanta serena consapevolezza poteva assicurare: “Nelle tue tasche passàro, come in antri tranquilli, filosofi e poeti”.

I funerali domani mattina, lunedì 25 agosto, alle nove nella Chiesa Madre del Cimitero di Benevento.

M. P. 

Altre immagini