La giustizia minorile finalmente cambia In primo piano

La realtà napoletana, dal punto di vista della microcriminalità, può essere ritenuto un osservatorio privilegiato, ma il fenomeno malavitoso riguarda l’intero Paese e la “Risoluzione in materia di attività degli uffici giudiziari nel settore della criminalità minorile nel Distretto di Napoli” approvata dal C.S.M., dovrà essere un punto di riferimento, appunto, per l’intero Paese.

“Se gli effetti di questa iniziativa avranno fatto fare un solo passo in avanti nel contrasto della devianza minorile o a salvare un solo giovane saremo soddisfatti. Siamo convinti che si può e si deve fare di più”. E’ il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, che così si è espresso in merito alla risoluzione, in materia di giustizia minorile, predisposta dai consiglieri Balducci, Ardituro e Cananzi - membri della VI Commissione - ed approvata all’unanimità nel corso del Plenum straordinario del C.S.M. tenuto l’11 settembre nel Palazzo di Giustizia di Napoli.

Per Giovanni Legnini “La decisione di tenere un plenum a Napoli costituisce un segnale molto forte per la città, la regione e l’intero Paese”.

L’analisi fatta dalla VI Commissione focalizza le responsabilità genitoriali esercitate “in maniera pregiudizievole” verso i minori ma anche la mancanza di comunicazione ad esempio tra scuola e Tribunali dei Minori. Fatto grave che non permette il puntuale intervento del magistrato minorile in tempi opportuni e lascia incancrenire situazioni che potrebbero risolversi in modo più rapido e soprattutto più utile per il minore.

Per la relatrice della Commissione, Balducci, l’abbassamento dell’età imputabile non porta conseguenze significative alla risoluzione dei problemi. A suo avviso “servono regole forti”, ma bisogna “anche dare la possibilità di redimersi”, obiettivo prioritario ed irrinunciabile. Senza iniziative finalizzate a tale scopo i fenomeni criminali sono destinati ad aumentare nel nostro Paese. La concretezza delle azioni, al di là bei propositi, è l’unico mezzo per affrontare e, in parte, risolvere le tante problematiche legate alla criminalità minorile.

Per il consigliere Cananzi c’è bisogno che il Governo sia molto attento a certi fenomeni di malavitosità minorile. In effetti Napoli, da questo punto di vista, è un osservatorio particolarmente significativo, che deve diventare, soprattutto, un laboratorio sperimentale per la legalità, per circoscrivere sul nascere quei fenomeni che poi - sottovalutati, o trascurati per mancanza di coordinamento delle varie istituzioni interessate alla problematica - portano alla creazione di aree di pericolosa microcriminalità ed all’irrobustimento, in seguito, delle varie organizzazioni criminali.

Sulla patria potestà è intervenuto il procuratore generale della Corte di Appello di Napoli Luigi Riello: “Non si tratta di una deportazione di massa, ma di casi estremi, adottati in presenza di bambini messi a confezionare droga, a inalare stupefacenti. Così lo Stato interviene a salvarli non a punirli”.

Sicuramente il campanello d’allarme della devianza minorile è la dispersione scolastica, che deve essere combattuta con un maggiore impegno delle istituzioni nel predisporre quante più iniziative possibili didattiche e sportive. Ma anche con più assistenti sociali. Certo, con sanzioni forti, tese primariamente non solo a reprimere, ma anche a favorire il reintegro nella società.

C’è grande insistenza sulla necessità di superare le condizioni d’impunità che consentono ai minori di sfuggire al carcere, anche dopo essersi macchiati di fatti gravissimi. Per il consigliere Ardituro: “Bisogna ridimensionare l'approccio buonista e garantire l'effettività della pena. Un giovane di 16 o 17 anni ha le idee chiare. Dobbiamo dire a questi ragazzi che hanno sempre la possibilità di scegliere”.

Il C.S.M., partendo dalla realtà analizzata nel territorio napoletano, chiede al Parlamento meno vincoli e meno discrezionalità negli arresti dei minori, a differenza di quanto accade oggi. Per il procuratore generale Luigi Riello: “Fermezza e recupero non sono termini configgenti ma si devono coniugare tra loro. Deve essere consentito l'arresto di un minorenne armato che consuma reati gravi”.

Va dato atto a questo C.S.M. di aver affrontato la questione analizzando le realtà territoriali nella loro effettività, ed ipotizzando possibili rimedi.

Il documento elaborato dal C.S.M. è stato inviato, per gli interventi di rispettiva competenza, ai presidenti del Senato e della Camera; al presidente della Commissione Parlamentare Antimafia; ai ministri della Giustizia e dell'Istruzione; alla Regione Campania (cui si chiede l’istituzione di un ufficio di coordinamento dei servizi socio-assistenziali dei minori); al Coni, al procuratore generale presso la Corte di Cassazione, ai dirigenti degli uffici giudiziari, al procuratore nazionale Antimafia.

ELIA FIORILLO