Ponticelli e Pantano le zone più colpite In primo piano

Benevento: ottobre 1949 - ottobre 2015.

Lo stesso mese, diviso da un lasso di tempo di 66 anni ed accomunato dal medesimo fiume, il Calore.

Se le giovani generazioni del terzo millennio - tutte social e iperdigitalizzate - avevano solo sentito raccontare (per ovvi motivi anagrafici) della terribile alluvione che sconvolse il capoluogo sannita pochi anni dopo la fine della II guerra mondiale, ebbene, ora l'hanno vissuta in pieno nella notte tra mercoledì 14 e giovedì 15.

Un inferno che ha messo in ginocchio non solo Benevento, ma anche una sessantina di comuni della provincia.

Qualcuno ha voluto vedere nel numero 66 la bestia, il diavolo; un esperto di cabala ebraica, invece, ci ha riferito che il 66 annuncia epidemie e morte violenta, ma è anche simbolo di ribellione e rinascita, angoscia e disordine.

La furia dell'acqua, dunque, si è impossessata del Sannio e sulla sola città di Benevento, in poche ore, sono caduti circa 162 millimetri di pioggia, a detta degli esperti la pioggia di un paio di mesi, mentre il comune dove si è registrato, dopo la città, l'accumulo più intenso di pioggia è stato Campoli del Monte Taburno.

Il nubifragio ha ingrossato a dismisura il fiume Calore che è esondato in più punti, specialmente nella centralissima area di Ponticelli - dove riceve le acque del torrente San Nicola - allagando così completamente la sede dell'Asia e creando un lago.

Un quartiere devastato quello di Ponticelli con l'acqua che è arrivata persino ai portoni della parte bassa di via San Pasquale: uno spettacolo surreale, agghiacciante e dall'effetto moltiplicatore, difatti anche contrada Pantano si è trasformata in un lago mandando in fumo in un pochi attimi case, esercizi commerciali e decine di vetture travolte dalla piena del fiume e trasportate dall'acqua.

Tre pensionati di Pantano, un uomo e due donne, sorpresi dal nubifragio, non riuscendo a scappare, hanno trovato la salvezza aggrappandosi l'uomo ad un palo e le donne alla recinzione delle abitazioni restando così, in balia dell'alluvione, per quattro lunghissime ore prima di essere tratti in salvo.

Tante altre persone sono state recuperate - infreddolite e impaurite - da tetti, balconi e terrazze.

Pochi secondi ancora e non ce l'avrebbe fatta, invece, una commerciante di via Posillipo rimasta intrappolata nel sottopassaggio di via dei Longobardi: il semaforo era spento e non vi era nessun avviso di pericolo.

La donna si trovava al volante della sua auto quando ad un certo punto si è accorta dell'acqua e allora ha iniziato a gridare e chiedere aiuto e poiché lo sportello non si apriva ha abbassato il finestrino ed è sbucata fuori nuotando disperatamente fino ad alcuni cittadini e agenti della Mobile che frattanto avevano formato una catena umana e la incitavano con le braccia tese per metterla in salvo.

E se Ponticelli e Pantano sono state le zone più colpite della città, ingenti danni non sono stati risparmiati neppure al rione Ferrovia dove il simbolo del flagello che si è abbattuto su questo popoloso quartiere è stata la scuola Moscati, devastata da fango e detriti, seguita a ruota dal Pala Adua, casa del Maleventum Calcio a 5 della ASD Pallamano Benevento.

Forti disagi si sono registrati pure nella zona del cimitero comunale, al centro commerciale “I Sanniti” e nelle contrade Roseto, Santa Colomba, Santa Clementina, Malecagna e Acquafredda.

Tanta acqua e fango, poi, al rione Libertà, allagata la zona stadio e danni incalcolabili nella zona industriale Asi di contrada Ponte Valentino.

Ma criticità ci sono state anche tra gli abitanti dei quartieri collinari nella zona alta di Benevento, ovvero i residenti di via Antonio Segni (vicino al torrente San Nicola) e quelli di via Ponte delle Tavole.

Tra l'attonito e lo smarrito - di bocca in bocca - la stessa frase: “In vita mia non avevo mai visto nulla del genere”.

Insomma scene apocalittiche per le quali sono scesi in campo immediatamente i vigili del fuoco, che hanno affrontato - in città come in provincia, dove frattanto era esondato il fiume Tammaro - centinaia di richieste di soccorso, supportati dai colleghi di Salerno, delle colonne mobili dei Comandi di Latina, Isernia e Campobasso, con l'ausilio di mezzi anfibi di Napoli e Caserta e di un elicottero del nucleo di Pontecagnano.

In campo anche mezzi e uomini dell'Esercito Italiano, i quali - di concerto con le forze dell'ordine, la Protezione Civile e gli uomini dell'Enel e della Telecom - hanno lavorato instancabilmente notte e giorno.

ANNAMARIA GANGALE

annamariagangale@hotmail.it

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