Un piano traffico per una città moderna In primo piano

Una locandina davanti al giornalaio attirava domenica scorsa l’attenzione di lettori e passanti. Abbinava gli autobus urbani ad un gratis tra virgolette. Facile ironia per denunciare che c’è poca gente che paga il biglietto. Ma non è una prerogativa solo di Benevento.

Quello che più dovrebbe interessare è che gli autobus della ditta Trotta, nonostante la facilità di viaggiare gratis sfilano per lo più semivuoti. Se ne è avuta una conferma in occasione delle feste natalizie, quando il Comune offrì in regalo la gratuità del servizio e, però, i mezzi addobbati con opportuna pubblicità della Regione Campania (che li distribuisce con interessata generosità) viaggiavano comunque vuoti come negli altri giorni.

Non è il costo del biglietto, insomma, che spaventa (o non accontenta) ma più propriamente è il “servizio” che “non serve”. I servizi fondamentali ricalcano i percorsi dell’immediato dopoguerra, non a caso sono la linea 1 e la linea 3. La 1 collegava la stazione centrale al viale degli Atlantici, poi al nuovo Ospedale Civile trecento metri oltre la chiesa dell’Angelo. Il 3 metteva a contatto il crescente Rione Libertà al cuore antico della città (negli anni il capolinea fu piazza Orsini, poi piazza IV Novembre, piazza Risorgimento, Viale Mellusi e Bar Duemila). Dalla stazione centrale partiva anche il n. 2 con destinazione Rione Libertà, duplicato poi dal 7 che dalla stazione arrivava a San Vito.

La “visione” del servizio degli autobus urbani era focalizzata sui passeggeri utenti del servizio ferroviario. Da alcuni decenni dai treni scende poca gente, poco avvezza comunque ad aspettare l’arrivo del bus o da salire a bordo di bus imperterriti in attesa dello scoccare dell’orario di partenza.

Ricordo che nei primi anni Sessanta del secolo scorso, in una convegno della CISL sul trasporto urbano, qualche sindacalista reduce da un congresso svoltosi a Bologna raccontava che i battaglieri colleghi emiliani liquidarono il “nostro” come una negazione del servizio urbano: troppo lunghe le soste e troppo larghi i tempi tra una corsa e l’altra (il n.1 passava ogni quarto d’ora).

La frequenza tra una corsa e l’altra delle linee più efficienti non è migliorata rispetto a 80 anni fa. Non passa più per la testa a nessuno che si possa aspettare una mezzoretta prima di prendere un autobus per fare anche un chilometro che si fa più celermente a piedi.

Non parliamo di paline alle fermate, senza affidabili informazioni sulle linee e sugli orari. E fuorvianti sono le indicazioni che appaiono sui fiammanti bus donati da De Luca e gli sbuffanti avanzi di passate gestioni. Non c’è più la ferrovia o stazione centrale, ma c’è capolinea a via Paolo Diacono (quanti beneventani sanno dove si trova?); altrettanto niente Ospedale (che pure è un buon punto di orientamento) ma via Antonio Gramsci (zona Pacevecchia - ci hanno risparmiato via Fortunato Giustino).

Ci pare di ricordare che alla prima elezione a sindaco Clemente Mastella chiamò a fare l’assessore al traffico Felicita Delcogliano (sorella di Raffaele martire del terrorismo), professionista della prestigiosa scuola giuridica della famiglia. Durò un anno senza che nessun altro fu chiamato ad affrontare la materia del “piano traffico”. Come se ogni cosa fosse andata miracolosamente a posto senza bisogno di studiare, osservare, proporre, collaudare, tirare le somme.

Lo stesso è avvenuto per valutare gli esiti dell’esperimento degli autobus senza biglietto delle ultime festività natalizie.

Eppure la città è stata dotata di una organica rete di arterie sulle quali fa scorrere senza intoppi gli spostamenti tra i diversi nuclei nei quali si articolano in una ragionevole armonia la parte antica e gli sviluppi più recenti. E’ lungo queste arterie che dovrebbero muoversi anche gli autobus urbani, eliminando le fermate ogni cento metri (palazzo dell’Economia-Villa Comunale-ex Carcere San Felice) o quelle non più necessarie (Scuola Allievi Carabinieri, andata via agli inizi del Duemila). Ma anche queste nuove arterie dovrebbero avere nuova segnaletica. L’ultima, degna di questo nome anche per la robustezza di pali e tralicci e qualità dei materiali, è quella allestita in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II nel 1990. Non sarà colpa del sindaco Pietrantonio se ci sta ancora scritto Scuola Allievi Carabinieri? Così come indicare “Ospedale” confonde le idee anche ai beneventani: Quale ospedale? Il vecchio “Civile” o l’altrettanto storico “Fatebenefratelli”? Idem per i rispettivi Prono Soccorso.

In una rete organica è possibile far fluire una flotta efficiente di mezzi pubblici utile per chi deve spostarsi e funzionale anche ad una riduzione dei mezzi privati in giro per la città. Razionalizzare gli itinerari, definendo le fermate con i punti di maggior interesse e assicurando la correntezza delle corse significa individuare i nuovi capolinea e i possibili nodi di scambio dove funzionalmente con lo stesso biglietto l’utente può modificare armonicamente il suo personale itinerario.

Tanto per fare un esempio, non è necessario che un autobus diretto alla stazione centrale debba partire da Pacevecchia, da Capodimonte, da Via Avellino, dal Rione Libertà e da viale San Lorenzo, ma basta che chi proviene dal Rione Libertà incontri quello diretto alla stazione da qualunque altro diverso capolinea sia partito. La viabilità attuale (soprattutto se fosse portata a compimento allacciando quei “pezzi” riamasti scollegati) si presta a questa funzione di appostamento e smistamento. Assicurare una logica e comprensibile “armonia” comprende anche una fase di informazione e educazione dei cittadini. Lo strumento più efficace per entrare in ogni casa è quello scolastico. Date ai bambini delle materne e delle elementari il compito di educare i genitori: sono più efficaci di verbosi primi cittadini ed indecisi attendenti.

MARIO PEDICINI