''Tavolo per l'Europa'': Roberrto Costanzo, dalle macerie del '47 al Parlamento europeo In primo piano

Anche un giornale locale, come Realtà Sannita, deve dare la dovuta attenzione alle prossime elezioni europee dell’8 e 9 giugno, ed a tutti i movimenti politici e dibattiti culturali che le precederanno.

Il nostro Sannio non è rimasto a guardare dalla finestra quello che accadeva in Italia ed in Europa negli ultimi 80 anni.

Abbiamo dato il nostro contributo politico ed abbiamo fruito di normative e sostegni utili al nostro territorio. Ma non gratuitamente, ovviamente.

Roberto Costanzo, storico collaboratore del nostro giornale, nella sua non breve esistenza, ha già scritto, parlato e operato di Europa ed in Europa; e non solo nel decennio dal 1979 al 1989, quando per due legislature è stato eletto al Parlamento Europeo (non più di due per precisa sua volontà: così solo due volte fu consigliere regionale e solo due volte presidente della Camera di Commercio).

In ogni campagna elettorale, dal 1979 all’ultima del 2019, Costanzo ha sempre dedicato una serie di articoli o di interviste sullo status della costruzione europea e sulle auspicabili tappe future.

Nei giorni scorsi ci siamo ritrovati presso la Redazione, il direttore Maria Gabriella Fuccio ed i giornalisti Annamaria Gangale e Giuseppe Chiusolo, con il proposito di avviare insieme a Roberto Costanzo, presente anch’egli all’incontro, una serie di discussioni sulle attuali problematiche dell’Unione Europea, e soprattutto sulle prospettive del futuro prossimo che ovviamente coinvolgeranno anche il nostro Sannio.

Queste conversazioni preelettorali, presso la nostra Redazione, le condurremo a mo’ di “Tavolo per l’Europa”, coordinato dal direttore Fuccio.

Dedicheremo, quindi, quattro conversazioni - non chiamiamole interviste - sulle tematiche europee, che da qualche settimana trovano già ampio spazio, con firme illustri, su tutti i grandi giornali italiani.

Il Parlamento Europeo, qualche mese fa, ha lanciato un bando tra i grandi Quotidiani del vecchio continente con il titolo “Questa è l’Europa”; bando che è stato vinto dal nostro Corriere della Sera.

Un progetto giornalistico in sedici tappe, lungo dieci settimane, per analizzare e descrivere “Che Europa siamo, che Europa diventeremo”.

Difatti le elezioni dell’8 e 9 giugno cominceranno a farci capire in che direzione andremo non solo nel prossimo quinquennio, ma anche nei successivi trent’anni. E quello che conterà non è soltanto ciò che saprà fare l’Italia in Europa, ma soprattutto ciò che riuscirà a fare, come si collocherà, l’Europa nel mondo. E questo riguarderà tutti i Paesi membri dell’Unione Europea e tutte le aeree nazionali, quindi anche il nostro Sannio. Siamo sanniti, italiani ed europei.

Costanzo ci fa notare che a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, dopo la nascita della Comunità Economica Europea, la CEE, con il Trattato di Roma, il Sannio è stato molto interessato dalle politiche di regolamentazione e di interventi finanziari europei e non solo in campo agricolo.

Basterebbe ricordare il determinante contributo del FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) per la costruzione della Diga di Campolattaro, che è stata la principale opera pubblica realizzata nel Sannio nel secondo dopoguerra.

A questo punto vi è una piccola interruzione del direttore Fuccio che sollecita Costanzo, dato il suo lungo ed ininterrotto impegno in agricoltura, a riferire sugli interventi europei nei vari comparti agricoli sanniti.

E qui Costanzo si vede invitato a nozze: parlare di politica agricola europea lo fa diventare incontenibile.

Gli interventi nel Sannio del FEOGA (Fondo Europeo di Sviluppo Agricolo), a favore di importanti comparti produttivi, quali la vitivinicoltura, l’olivicoltura e la zootecnia, e soprattutto quello che avvenne nel quarantennio di politica europea per la tabacchicoltura, che fece diventare il Sannio la prima provincia tabacchicola di Europa, avrebbero bisogno di vari fogli del giornale. Anche perché ci si dovrebbe fermare su qualche passaggio insoddisfacente.

Dunque anche nella politica dell’Unione Europea - fanno notare i giornalisti - vi sono pagine chiare e pagine scure.

Ovviamente, come sempre, non è tutto positivo, però è fuori discussione che l'Italia, e quindi il Sannio, ha fatto una scelta positiva con la partecipazione alla costruzione dell'Unione Europea.

Ormai - affermano Fuccio, Gangale e Chiusolo - è largamente diffusa l’opinione, secondo la quale, finora, tra i Paesi membri dell’Unione Europea vi sia stata più competizione che cooperazione.

La competizione la dobbiamo esercitare fuori dall’Europa, tra i grandi blocchi continentali: Russia, Cina, India, Stati Uniti d’America. E dobbiamo prepararci, come Europa, a guardare all’Africa, con un altro occhio, non più come un'area di povera gente da sostenere.

Quindi, presto anche i Paesi africani costituiranno un grande blocco continentale, con il quale cooperare e competere?

È proprio così, l’Unione Europea di domani, che inizierà a riposizionarsi con le prossime elezioni di giugno, deve essere pronta a competere e cooperare con tutti gli altri blocchi continentali, senza sottovalutare le giuste interlocuzioni con i Paesi emergenti dell’Africa, sapendo bene applicare il cosiddetto Piano Mattei Mattarella in un’area emergente della nuova Africa.

Ma, tornando alla storia dell’Europa dal secolo scorso, i tre “provocatori” di Realtà Sannita fanno notare a Costanzo che “il processo di costruzione di quella che oggi chiamiamo Unione Europea fu concepito da alcuni politici europei all’indomani della seconda guerra mondiale per porre fine ai ricorrenti e sanguinosi conflitti”. Quel periodo coincide anche con la sua formazione politica giovanile. Ha qualche ricordo delle prime avvisaglie di idee di Europa?

E qui Roberto Costanzo gioca in casa…

L’idea di un’Unione Europea si concretizza nell’immediato dopoguerra, ma nasce durante la guerra, nell’Isola di Ventotene, dove nel 1941 viene redatto, da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, il famoso “Manifesto di Ventotene”, dal quale nascerà, nel 1943, il Movimento Federalista Europeo. E, sempre per ricordare le date più importanti, non va dimenticata quella del 19 settembre 1946, quando a Zurigo Winston Churchill propose la costituzione degli Stati Uniti d’Europa. Quindi arriviamo al 9 maggio del 1950 quando Robert Schumann lancia la proposta della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, che sarà il primo Trattato tra i sei fondatori della Comunità Europea (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda).

Il direttore Fuccio, però, osserva come l’Unione Europea sia partita con un accordo di carattere economico-mercantile per il carbone e l’acciaio…

E’ così, è proprio così, perché realisticamente i grandi padri europeisti - Adenauer, De Gasperi, Schumann - pensarono appunto che, per avviare l’unità politica, bisognava innanzitutto eliminare gli ostacoli economici, i quali già nell’Ottocento come nel Novecento avevano causato i grandi conflitti bellici a dimensione mondiale, in Europa. La causa principale era stata sempre lo scontro, lungo la valle del Reno, per il possesso delle miniere di carbone e acciaio: scontro bellico avviato sempre da Francia e Germania.

Ma è così che iniziò il suo giovanile interesse per l’unità europea?

Appunto, io avevo 18 anni, frequentavo il liceo scientifico al Collegio Santa Maria di Roma, quando ebbi il primo impatto con l’Associazione Giovane Europa, che era un’emanazione del Movimento Federalista Europeo di Altiero Spinelli, e che io ebbi l’onore di incontrare in un convegno organizzato in via Merulana a Roma, ed è proprio da quel Movimento che faccio capo a Spinelli.

L’idea di Europa unita - sottolineano i giornalisti - nasce da un movimento politico volto a evitare ulteriori scontri bellici nel nostro continente?

Non solo per evitare altre guerre. Con quel Movimento io ebbi modo, negli anni ‘50 e ‘60, di partecipare a diversi eventi e stage in Europa. Il primo fu un corso di tre settimane presso l’Università di Wagheningen in Olanda, e soprattutto un convegno di giovani europeisti provenienti da vari Paesi europei, a Berlino Ovest, quando Berlino era una città divisa con un durissimo confine interno, tra Berlino filoccidentale e Berlino filosovietico. Partendo quindi dalla parte ovest della città io riuscii a raggiungere anche quella dell’Est controllata dai sovietici, dove tra l’altro mi fermai a parlare con alcuni soldati russi, che trovai, come persone, per la verità molto cordiali e simpatiche.

Quindi anche mediante i contatti con i militari sovietici trovò altre “avvisaglie” di idea di Europa?

Certamente, perché a prescindere dal lato umano dei soldati russi io potei constatare le grandi differenze che passavano tra quella parte dell’Europa frastagliata e subordinata all’URSS e la nuova Europa occidentale, che si avviava ad una forma di unità economica e politica a carattere federale. Non si vedevano soltanto le differenze tra l’Europa occidentale, libera e democratica; e l’Europa orientale sottomessa all’Unione Sovietica e retta da regimi autoritari….

A questo punto il direttore Fuccio propone di sospendere il tavolo e quindi di rinviare la discussione al secondo incontro. (Parte 1ª - Continua)

MARIA GABRIELLA FUCCIO

ANNAMARIA GANGALE

GIUSEPPE CHIUSOLO

Foto: Roberto Costanzo nel 1961 a Berlino Est