No all'eolico nel paese delle mongolfiere Ambiente

 Con la sentenza del 2 novembre scorso il Consiglio di Stato ha rigettato -con condanna alle spese- il ricorso proposto da Voltwind Energy S.r.l contro il Comune di Fragneto Monforte, avverso la realizzazione di un progetto di parco eolico composto da due aerogeneratori di 3MW nel suo territorio. Diverse le motivazioni del rigetto: dalla mancata valutazione dell'effetto cumulativo dell'impianto proposto con gli altri già esistenti nella stessa zona, all'onere delle analisi visive della zona che debbono tenere in opportuna considerazione gli effetti cumulativi derivanti dalla compresenza di più impianti: co-visibilità, effetti sequenziali o reiterazione. Il Giudice ha infatti rilevato l'esistenza di quattro impianti localizzati a breve distanza ( a 300, 900, 1.200 e 1.400 metri) dall'impianto oggetto del giudizio, situati nei territori di Campolattaro e Casalduni.

I rigetti di progetti di impianti eolici, soprattutto nella Valle del Tammaro, cominciano ad essere frequenti. Quest'ultimo si aggiunge a quelli già respinti in procedura di Valutazione ambientale, a seguito delle ′osservazioni contrarie′ delle istituzioni locali, associazioni del territorio e cittadini, afferma, dopo aver appreso la notizia, Davide Iannelli, presidente di Italia Nostra Matese-Alto Tammaro, che aggiunge: Ci tengo a precisare che la nostra non è una guerra ideologica alle fonti rinnovabili, ma una efficace azione di contrasto ad una gestione aggressiva e colonialista delle zone interne, che rischia di trasformare il Sannio in una periferia industriale, cui concorrono vari fattori: progetti di impianti eolici e fotovoltaici non rispettosi dell'ambiente e del paesaggio, ma anche la diffusione degli allevamenti intensivi  o impianti di gestione di rifiuti non regolamentati e non vincolati nell'area di raccolta, imposti dall'alto e del tutto estranei al contesto territoriale come nel caso di Sassinoro. E siamo ancora alle prese con una Valutazione di impatto ambientale di due progetti sovrapposti di impianti eolici sul Regio Tratturo Pescasseroli - Candela ed è evidente, allo sguardo di chi percorre la fondovalle Tammaro, lo scempio paesaggistico su Casalduni, Campolattaro, Pontelandolfo, Morcone e San Lupo. Per non parlare del Fortore: mi chiedo, più effetto cumulativo ed effetto selva di così!?!.

Per contrastare con azioni concrete l'inarrestabile spopolamento delle aree interne, da più parti si suggerisce di puntare su altre più importanti risorse, fondate sulla valorizzazione del patrimonio naturalistico, paesaggistico e culturale. Iniziative che vengono però tarpate da ritardi istituzionali non più tollerabili. È da tempo che attendiamo le puntuali definizioni per la individuazione delle ′aree idonee′ alle rinnovabili, che gioverebbero agli stessi imprenditori del settore, conferendo certezza di ambiti e di tempi agli investimenti; ma soprattutto, salvaguarderebbero le aree di pregio. È da oltre sei anni che non viene realizzato il Parco Nazionale del Matese -aggiunge Davide Iannelli - né implementati i Piani di gestione dei Siti d'Interesse Comunitario o i Contratti di fiume e lago, che eviterebbero azioni devastanti sull'invaso di Campolattaro -come il progetto idroelettrico con accumulo sul Lago Spino- e consentirebbero adeguate compensazioni ambientali per le opere connesse alla potabilizzazione dell'invaso sul Tammaro. Senza dimenticare che siamo ancora in attesa del decreto di salvaguardia del Regio Tratturo, da noi richiesto, con tutto il patrimonio culturale ad esso collegato.

Qualche riflesso di luce s'incomincia comunque a vedere... È vero, registriamo un lento ma costante protagonismo delle istituzioni locali e dell'associazionismo, che fa ben sperare. Non dispiacerebbe certo che le rappresentanze istituzionali e politiche del Sannio battessero un colpo ed esprimessero una progettualità territoriale d'insieme, di cui ad oggi -purtroppo- non si vede traccia.

GIUSEPPE CHIUSOLO