Riportiamo l'arte nelle città Cultura
Francesco Cascino si occupa da anni di Art Consulting e Art Thinking. Un pensatore libero,
che insieme ai due visionari imprenditori sanniti, Fabrizio D'Aloia e Ninni De
Santis, ha dato vita alla DiCo -Digital & Contemporary
Art, di cui è Direttore artistico. Con lui abbiamo parlato di cultura,
arte&artisti, di scenari futuri.
Con il Giubileo degli Artisti voluto da papa Francesco,
la Chiesa cattolica apre le sue porte all'intero mondo dell'industria creativa.
È un ritorno al passato, quando attraverso l'arte si comunicavanovalori universali? Speriamo sia un
ritorno al futuro, in un Paese dove il passato conta più del presente, pur
essendo invisibile e invivibile, l'unica speranza di dare un'accelerazione alle
sinapsi è la Chiesa, da sempre grande esempio di come si dà forma
all'invisibile che tiene in vita la nostra parte simbolica, necessaria e
neurobiologicamente installata nella nostra natura. Per vedere Dio devi usare
la ghiandola pineale, non gli occhi: lo stesso Terzo occhio che si usa per vedere invece che semplicemente guardare l'arte.
In tale contesto, in un territorio come il Sannio, per secoli Stato Pontificio, che ruolo dovrebbero svolgere gli artisti locali? Non c'è nessun collegamento tra passato e presente in termini di dominazioni, semmai c'è la necessità urgente che gli artisti sanniti evolvano linguaggi e contenuti verso una ricerca coraggiosa e sperimentale, l'unica che paga davvero in termini culturali ed economici, e diventino i testimonial di questo straordinario territorio, ricco sì di storia ma soprattutto di umanità, umanesimo e intelligenze viventi e vivificanti, le uniche valenze che producono valore. La politica attuale, da 50 anni e meno che mai adesso, non capisce che i De' Medici avevano scelto gli artisti come propri consiglieri e come influencer dei passaggi epocali, per esempio dal Feudalesimo ai Comuni. È stata l'arte con la sua produzione immaginifica a spostare milioni di visioni verso il futuro, non la retorica vacua e autoreferenziale a cui siamo tristemente tornati. Altro che futuro, il passatismo e la restaurazione sono le parole d'ordine di chi è cresciuto in caserma invece che nella libertà di amare e sentirsi uguale agli altri, includendo chi resta indietro, comprendendo chi è diverso e non obbedisce alle dittature dei banali vocabolari vigenti.
Come consideri l'idea di Eccellenze Sannite di promuovere le diverse espressioni artistiche - pittura, scultura, fotografia, ceramica- attraverso un gruppo di artisti che vivono ed operano sul territorio? La domanda è già la risposta, solo bisognerà trovare una strada di qualità, sia dal punto di vista progettuale e curatoriale, sia da quello dell'evoluzione degli artisti e del coinvolgimento dei giovani. Altrimenti il passaggio da saga di paese a progetto internazionale è impossibile.
Ci sono sempre più persone, non solo collezionisti, che considerano l'opere d'arte come bene rifugio, al pari dell'oro. È una tendenza che interessa solo gli artisti affermati o può averericadute benefiche anche su artisti poco noti ma di sicuro valore? Vale solo per le blue chip, artisti e artiste che hanno studiato e studiano ogni giorno, viaggiano, esplorano, abbandonano vecchi linguaggi per scoprire nuovi mondi. Non è una tendenza, è un asset, come dice lo stesso AD di Intesa San Paolo; dal 2003 l'arte paga molto più dell'immobiliare. Sono più di 20 anni, ma giornali e cattivi influencer difendono ancora il mattone, peccato che sia molto meno remunerativo dell'arte di qualità... Se i costruttori capissero che mettere arte nell'edilizia aumenta di 6 volte in media il valore sia del manufatto, sia del quartiere, sarebbe un vero progetto italiano, di quelli che superano la retorica di Patria per sempliciotti e riportano l'arte dove deve stare e dov'è stata sempre, dalle grotte fino al 1939: nelle città, nelle imprese, nelle strade, nei ponti, nelle piazze, nei palazzi, ovunque. Lo stesso non vale per artisti improvvisati, il loro prezzo non salirà mai e il sicuro valore lo valutano gli esperti titolati, non la percezione disinformata.
Insieme ad importanti operatori sono anni che chiedete con forza di abbassare l'Iva -al pari di altre Nazioni europee- per dare un impulso al settore. Cosaimpedisce che ciò avvenga? La completa impreparazione della politica a comprendere che l'arte non è un bene di lusso ma un bene culturale, e che se Germania, UK e Francia, nostri diretti concorrenti, hanno l'IVA al 5%, noi italiani possiamo chiudere bottega e aprire all'estero, come sta già avvenendo. Ancora una volta la retorica da Baci Perugina del Paese dell'Arte finisce miseramente nella totale inadeguatezza della classe dirigente.
Per valorizzare maggiormente e far conoscere nel mondo le tante bellezze artistiche del Sannio -Hortus conclusus in testa- quale contributo non può assolutamente mancare da parte delle istituzioni locali? L'ho scritto cento volte in questi due anni in cui mi è stato chiesto di dare il mio contributo, quindi non lo ripeterò. Tocca ai cittadini, se davvero amano la loro terra ben oltre gli slogan vuoti e gridati, di scegliere dei professionisti e difenderli, affiancarli, supportarli. Il resto è noia.
Il gruppo di artisti di Eccellenze Sannite arricchiranno l'offerta formativa della Scuola Internazionale del Sannio portando ai piccoli allievi la loro personale esperienza. Nell'era digitale, perché è importante partire dalla scuola Primaria con la conoscenza delle arti? Per un motivo ovvio: la personalità e la visione si formano nei primi 7 anni di vita. O c'è l'arte o c'è un vero ritardo nella definizione dell'IO e nella velocità delle sinapsi.
Le imprese del territorio, in che modo dovrebbero contribuire alla crescita di queste originali esperienze finalizzate a formare i protagonisti del domani? Anche questo l'ho scritto e detto mille volte, le imprese devono affidare a curatori titolati le strategie di responsabilità culturale e il miglioramento della governance innervandole di arte e di cultura, lo Stato però deve aiutarle defiscalizzando gli investimenti e le liberalità a favore del territorio. Se vuoi essere Olivetti, producendo utili come Olivetti, allora fai Olivetti, non fare Cucinelli. Metti l'arte nei tuoi meccanismi, non il paternalismo.
Arte & impresa. Adriano Olivetti, figura immortale dell'imprenditoria italiana, preferiva investire in opere d'arte per valorizzare il patrimonio aziendale, da tramandare di padre in figlio. Può essere una uona pratica ancora oggi? Olivetti non ha mai investito in arte da parete ma in arte da processi, l'ha messa sugli impianti con artisti che lavoravano con gli operai, questo è il segreto del valore che dura per sempre.
GIUSEPPE CHIUSOLO