La rappresentanza non basta ''dichiararla'', bisogna ''certificarla'' Economia

Le Associazioni di categoria nascono con un preciso scopo: difendere e tutelare l’imprenditore e la sua azienda, garantendo assistenza quotidiana nell’adempiere agli obblighi legislativi come nell’accedere ad agevolazioni e incentivi. Il fine ultimo è far crescere e migliorare l’impresa media, piccola e micro. Ma la loro funzione, attraverso le relazioni istituzionali che mettono in campo insieme ad altri stakeholder, è soprattutto quella di combattere e possibilmente tenere fuori dal mercato quelle aziende che, barando su numeri e produzione, agli occhi delle imprese sane, rappresentano il vero cancro dell’economia del territorio. Ma chi difende e tutela le Associazioni di categoria da organizzazioni che, anziché gli interessi degli associati, a volte nascono semplicemente per difendere e tutelare l’esigenza di esistere di alcuni?

È questo il tema che sta animando il confronto tra le Associazioni datoriali storiche del territorio irpino e sannita, quelle cioè dotate di strutture riconosciute nella loro funzione sociale -con alla guida un Direttore e Organi elettivi, un Patronato, uffici fiscali e tematici, oltre a dipendenti, consulenti e collaboratori. Al centro della discussione, il problema della reale rappresentatività del mondo produttivo, onde evitare errori e inesattezze che hanno caratterizzato la composizione del primo Consiglio camerale dei due territori. La cronaca ha infatti documentato che la rappresentanza delle sigle associative non è sufficiente “dichiararla”, bisogna necessariamente “certificarla”. Una ′consapevolezza′ che alcune sigle hanno chiesto di rappresentare nelle Commissioni parlamentari al senatore Domenico Matera, con il quale è stato aperto un sereno confronto, oltre all’impegno assunto sul punto dal consigliere regionale Luigi Abbate, ovvero che deve essere “un Revisore indipendente a “certificare” i dati che le Associazioni inviano agli Uffici regionali: bilanci, iscritti, versamenti, previdenza ed un riscontro Inps sui dipendenti dichiarati. Sembra questa l’unica strada percorribile per garantire un avvio senza macchie dei lavori del nuovo Consiglio camerale, rispettando e difendendo ′in pieno′ il principio di legalità.

È l’obiettivo che si pone il nascente ″Tavolo Etico″ del mondo associativo del Sannio e dell’Irpinia, tra le prime esperienze in Italia. Dopo i contatti preliminari, i primi incontri si sono tenuti nelle scorse settimane, conquistando l’interesse ed il coinvolgimento di Attori dei diversi settori -dall’artigianato all’agricoltura, dai servizi all’industria- stanchi di assistere impotenti alla mancanza di programmazione dell’Ente più importante dell’economia delle aree interne.

Tra i promotori, due ex presidenti: l’irpino Pino Bruno e il sannita Antonio Campese. Due diverse personalità, con due distinti percorsi professionali, ma uniti nella difesa di quei ″valori non negoziabili″ che contraddistinguono gli uomini dal forte carattere: lealtà, visione, abnegazione. “A scuola discutiamo di legalità e bene comune, di etica e responsabilità. Poi m’immergo nella vita associativa –esordisce, in questa nostra prima intervista sul tema, Antonio Campese- e mi ritrovo di fronte urlatori che esistono solo sui giornali, imprenditori che hanno amministrato 2 aziende e le hanno fatte fallire (da Conf-Falliti a Conf-Sfrattati, per dirla con una battuta) e si candidano a rappresentare il mondo delle imprese con numeri inesistenti e associazioni prive di qualsiasi trasparenza e struttura?!? Non scherziamo”.

Oggi a chi spetta il controllo dei dati?

In primo luogo alle sigle nazionali, che non possono scappare dalle follie deliranti di alcuni livelli provinciali, riscontrare le richieste della Regione sui dati dichiarati e non mettere, viceversa, la testa sotto la sabbia di fronte alle richieste di riscontro della Regione. Se un’Associazione ha una tessera che costa 100,00 euro e dichiara circa 3.000 soci, la somma di 300mila euro deve transitare su un conto corrente (in mancanza, lo voglio ricordare, si configura il reato di riciclaggio). È un obbligo di legge, ma di questo non vi è traccia!

Su questo tema, le Organizzazioni di cui si fa portavoce cosa chiedono innanzitutto alla politica, regionale e nazionale?

Di vigilare sulla correttezza delle procedure. Non bastano le proposte e le interrogazioni: c’è bisogno di ′vigilare′ affinché episodi come quelli accaduti in passato, in cambio di un seggio, non accadano più. Personalmente inviterò presso la CLAAI il senatore Matera e il consigliere Abbate per far loro verificare e visionare i poteri, i numeri, i nostri conti correnti e quant’altro un’Associazione datoriale deve avere, con responsabilità e trasparenza.

In questa ennesima battaglia, al suo fianco si è ritrovato un imprenditore assai determinato come Pino Bruno…

Non lo conoscevo. Mi ha impressionato il suo modo di lavorare, la sua visione. Penso sia una risorsa per il nostro territorio, come dimostra la sua brillante vita imprenditoriale: un uomo che ogni mese ha la responsabilità di garantire la busta-paga di 2.000 persone. Mi fermo qui.

GIUSEPPE CHIUSOLO