L'agricoltura fra tradizione e futuro Economia

Le tecnologie di evoluzione assistita e le opportunità per le filiere strategiche del vino e dell’olio”. È stato il tema al centro dell’incontro promosso da Confagricoltura Benevento, tenutosi presso il salone delle conferenze della Camera di commercio alla presenza del Presidente Nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

I lavori si sono aperti con i saluti istituzionali del sindaco di Benevento Clemente Mastella, del presidente della Provincia Nino Lombardi, dell’on. Roberto Costanzo, del presidente di Confagricoltura Campania Fabrizio Marzano, del presidente Sezione Sud-Ovest Accademia dei Georgofili Rosario Di Lorenzo e del presidente onorario UPA Benevento prof. Pietro Perlingieri: “In una terra come la nostra l’impresa agricola rappresenta una risorsa fondamentale, che non bisogna mai tralasciare. Anzi, direi che proprio la tutela dell’ambiente oggi esige un’attenzione massima all’agricoltura e alle imprese agricole. La Confagricoltura –ha aggiunto il prof. Perlingieri - tra le associazioni del settore ha il merito di tenere viva l’attenzione su queste tematiche, di assistere tante imprese, consigliarle, aiutarle anche nella gestione: va quindi incrementata, come ogni altra forma di associazionismo nel settore delle imprese. Siamo qui a parlare del comparto oleario e vitivinicolo, che rappresentano per la terra sannita una primazia massima della produzione e anche una caratterizzazione di tutto il nostro ambiente. Anche culturale”.

A tutti loro è andato il ringraziamento del presidente Confagricoltura Benevento, Antonio Casazza: “L’innovazione non è solo tecnologia o nuovi mezzi che permettono di migliorare le performance in agricoltura. Io con orgoglio posso dire che Confagricoltura è l’associazione agricola della scienza. È importante il dialogo fra tutte le forze, perché la frammentazione può penalizzarci, ma insieme dobbiamo puntare sulla ricerca e sulle innovazioni. Dobbiamo essere ancorati alle nostre radici, ma avere un’attenzione verso il nuovo: i cambiamenti climatici non sono più una eccezionalità, sono ormai la normalità. Ecco perché l’agricoltura deve aprirsi alla ricerca. È un atto d’intelligenza che dobbiamo a noi stessi ma soprattutto alle future generazioni. Ringrazio per la presenza così nutrita e autorevole del Dipartimento di Agraria della Federico II: il mio auspicio è che l’incontro di oggi possa rappresentate anche uno stimolo per l’Università del Sannio a pensare ad un Dipartimento di Agraria, considerato che l’economia della provincia di Benevento è prevalentemente agricola”.

Si è così entrati nel vivo del tema con gli interventi di Luigi Frusciante – professore emerito di genetica agraria-: Prepararsi al futuro con le TEA: opportunità e sfide per il settore agroalimentare. “Stiamo ritornando ai dettami dell’agricoltura, che è sempre stata innovativa, ha sempre utilizzato nuove tecnologie per risolvere i problemi che si sono appalesati di volta in volta. Di fatto, è uno dei capisaldi dell’innovazione nel mondo. Ecco perché è importante che la Confagricoltura abbia sposato questo progetto: i risultati della ricerca non possono restare chiusi in un cassetto, ma essere necessariamente trasferiti alla produzione, per cui gli stakeholder devono essere i nostri ambasciatori”.

Di Riccardo Aversano – Dipartimento di Agraria Federico II – sul tema: Le TEA e le opportunità per il settore vitivinicolo. “L’Italia è ai primi posti per la produzione mondiale di vino e ciò ha ricadute economiche di rilevo per il comparto agroalimentare e, più in generale, per il made in Italy. Per restare ai vertici, però, non basta la tradizione: occorre innovare per affrontare difficoltà climatiche e di mercato. Le nuove tecnologie di miglioramento genetico – collettivamente chiamate Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA) o New Breeding Techniques (NBT) – consentono di modificare l’informazione genetica che controlla le caratteristiche di una pianta con la massima precisione, senza portare nella pianta altro materiale genetico, come avviene invece con gli incroci tradizionali o gli OGM, e senza provocare altre variazioni nel suo genoma, come avviene con la mutagenesi. Da questo punto di vista le TEA sembrano fatte apposta per salvaguardare e promuovere la diversità della nostra viticoltura e la pluralità delle vocazioni produttive dei territori, in quanto consentirebbero di ottenere, in breve tempo, viti più resistenti agli stress biotici e abiotici e dotate di caratteristiche agronomiche ed enologiche migliori. Esse, possono rappresentare uno dei pilastri sui quali costruire la viticoltura del futuro nel solco della transizione ecologica. Sulle TEA, però, pesa un giudizio della Corte di giustizia europea che assimila i prodotti delle TEA agli OGM, rendendoli soggetti alla legislazione che ne regola produzione e diffusione. Pertanto, l’agricoltura europea rischia di non poter usufruire di questa grande opportunità di rinnovamento varietale”.

Di Samanta Zelasco – Centro di Ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura – sul tema Le TEA e le opportunità per il settore olivicolo. “L‘olivo rappresenta la specie arborea da frutto più antica del Bacino Mediterraneo ma, paradossalmente, è la meno conosciuta e studiata. Fino a non molto tempo fa era opinione comune pensare all’olivo come ad una pianta con poche esigenze colturali, tuttavia, specialmente in relazione al forte impatto del cambiamento climatico, la coltura dell’olivo stessa richiede un cambiamento, dalla gestione agronomica fino alla scelta varietale. Le anomalie climatiche in corso stanno impattando fortemente la produttività e la qualità della nostra olivicoltura. L’incremento della temperatura media sta condizionando la qualità dell’olio, determinando una riduzione della percentuale di acido oleico in paesi con clima già di per sé molto caldi. Stiamo assistendo all’emergenza dovuta a problematiche fitosanitarie mai riscontrate prima, come la Xylella fastidiosa nel Salento, l’aggravarsi dell’incidenza di attacchi da parte di insetti e patogeni che in passato venivano considerati di secondaria importanza. A tutto questo, si aggiungono problemi legati a difetti dell’impollinazione a causa dell’anomalia dell’andamento climatico, che contribuiscono ad abbattere la produttività degli oliveti. Il mondo della ricerca ha allargato, pertanto, il proprio orientamento, includendo studi finalizzati all’individuazione di strategie e soluzioni per far fronte a questo drammatico scenario. La realtà produttiva italiana lascia poco spazio al processo di innovazione varietale, anche se il cambiamento climatico in corso sta determinando un graduale incremento della diffusione della coltivazione dell’olivo negli areali più interni e settentrionali della penisola. Il miglioramento genetico convenzionale in olivo rappresenta uno degli strumenti per far fronte alle problematiche descritte ma i tempi per l’ottenimento di una nuova varietà sono molto lunghi e richiedono risorse umane ed economiche molto elevate. Per queste ragioni, diventa ancor più fondamentale l’adozione di tecniche innovative in olivo che consentano di ottenere una nuova varietà, “migliore” in tempi più brevi. Il CREA-OFA ha individuato, nell’ambito del progetto Genolics, alcune potenziali mutazioni responsabili dell’elevato contenuto di acido oleico, acido linolenico, idrossitirosolo (composto fenolico a valenza nutraceutica) e della resa in olio. Ad oggi, queste mutazioni sono in corso di validazione. La conoscenza a priori della mutazione responsabile del miglioramento di un dato carattere non può che rendere più efficiente il sistema di editing. In ultimo, il Centro, supportato dal gruppo di ricerca della Tuscia, ha messo a punto un protocollo di rigenerazione stabile per almeno un genotipo di olivo (CS3T) e ha allestito in vitro numerose varietà note per indurre il ringiovanimento della coltura, aspetto chiave per migliorare l’efficienza di rigenerazione in olivo. In prospettiva, i ricercatori stanno già lavorando in diversi progetti per l’individuazione di nuovi geni e mutazioni responsabili di tolleranze/resistenze a stress biotici e abiotici. In particolare, gli obiettivi per il genome editing riguardano la possibilità di inserire mutazioni responsabili della resistenza genetica in olivo allo stress idrico e a Xylella fastidiosa, Pseudomonas sevastanoi, Verticillium dhaliae e Spilocaea oleagina.

Di Riccardo Vecchio – Dipartimento di Agraria, Università Federico II- sul tema Le TEA e i risvolti economici e di mercato per il comparto vitivinicolo: “Nonostante il potenziale contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici derivante da una drastica riduzione dei trattamenti in vigneto, sia i vini da nuove varietà ibride resistenti e/o tolleranti alle principali malattie ed i vini da vitigni Tea rappresentano innovazioni radicali rispetto alle quali i consumatori finali potrebbero avere delle riserve. L’avversione verso questi vini potrebbe derivare sia da una generale neofobia e tecnofobia dei consumatori verso i prodotti alimentari nuovi (Barrena & Sánchez, 2013) sia alla particolare percezione del vino come prodotto naturale (Wei et al., 2022). Al momento la letteratura scientifica disponibile inerente l’accettabilità dei vini prodotti con uve resistenti e Tea è davvero molto limitata, in termini sia di mercati esaminati che di tipologie di acquirenti finali (Vecchio et al., 2022; Nesselhauf et al., 2020). In aggiunta ancora meno ricerche accademiche hanno esplorato in profondità le motivazioni che spingono i consumatori ad avvicinarsi a questi prodotti ed i fattori che invece li allontanano (Borrello et al., 2021; Mezei et al., 2021). Il presente intervento riassumerà e discuterà criticamente i risultati delle ricerche recentemente concluse dal Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II in collaborazione anche con altri atenei. Si illustreranno poi i risultati preliminari degli studi attualmente in corso ed i possibili futuri sviluppi di analisi”.

L’assessore all’Agricoltura Regione Campania, Nicola Caputo, trattenuto a Napoli per motivi istituzionali, ha voluto comunque salutare via telefono i partecipanti all’incontro ed esprimere apprezzamento per il lavoro che la Confagricoltura sta svolgendo in Campania e nel Sannio.

Il considerazioni finali erano invece affidate al presidente nazionale Confagricoltura Massimiliano Giansanti: “L’agricoltura è l’insieme di tradizione e futuro. Noi abbiamo sempre lavorato per un modello agricolo che guardasse con ottimismo al futuro, per rispondere da sempre a quelle che sono le richieste dei consumatori: cibo in quantità e in sicurezza. Oggi le TEA sono finalmente realtà. Sono anni che ci battiamo per il ′riconoscimento′ di queste nuove varietà, che permetteranno agli agricoltori di produrre di più, di resistere meglio alla siccità, di utilizzare minori quantità di fitosanitari. Credo che sia davvero una grande battaglia di civiltà, rispetto alla quale il Parlamento italiano ha voluto dare una soluzione che attendavamo da tempo: gli atti d’impegno assunti prima dal Senato e poi dalla Camera hanno ormai segnato il percorso. La battaglia ora si trasferisce in Europa: è lì che bisogna costruire un contenitore di norme dedicate alle TEA. Il rischio da evitare è quello di avere un sistema regolatorio europeo molto ampio, che può mettere in difficoltà la regolamentazione delle TEA rispetto ad esempio agli OGM. Come Confagricoltura, non abbiamo mai pensato di limitare la capacità produttiva del paese, ma su questo argomento riteniamo sia importante definire un percorso normativo”.

GIUSEPPE CHIUSOLO