Pensioni sicure per i giovani, ma non è vero ed ecco il perchè? Economia

La lunga agonia della riforma pensioni sembra essere finita.

Il decreto del Governo Monti, dopo anni di continui ritocchi al nostro sistema pensionistico, ha dato nuova forma al futuro degli italiani, specialmente dei giovani italiani. Infatti, non soltanto i giovani prenderanno la pensione ma sarà pari a quella dei loro genitori. Evviva! La questione è risolta e per i prossimi decenni non sarà più necessario tornarci sopra. Le nostre pensioni sono finalmente al sicuro e possiamo tirare un sospiro di sollievo!

Le cose non stanno esattamente così.

Il nuovo istituto, entrato in vigore l’1 gennaio 2012, come tutti sappiamo prevede un sistema puramente contributivo. In parole povere, i lavoratori di oggi pagano i contributi per la propria pensione di domani. Non vogliamo tediarvi addentrandoci nei dettagli tecnici della regolamentazione normativa ma cerchiamo di capire come poter mettere da parte un gruzzoletto per goderci la stagione della vecchiaia che, stando alle recenti ricerche ISTAT, diventerà sempre più lunga. La faccenda non è semplice, soprattutto se si pensa ai tanti ostacoli burocratici a cui si va incontro quando ci si imbatte nella Pubblica Amministrazione.

Per esempio l’INPS, che nel frattempo ha cambiato volto al suo sito internet rendendolo più facilmente comprensibile e navigabile, ha inglobato altri Enti come l’Inpdap (destinato ai dipendenti pubblici) e l’Enpals (destinato allo sport e allo spettacolo) al fine di migliorare il servizio agli utenti. Ebbene, l’Inps richiede una serie di requisiti per poter versare i cosiddetti contributi volontari, cioè quei ‘soldini’ che consentono a ciascuno di noi di riempire i ‘vuoti’ della propria storia contributiva. Più precisamente: perfezionare i requisiti di assicurazione e di contribuzione necessari per raggiungere il diritto ad una prestazione pensionistica; incrementare l’importo del trattamento pensionistico a cui si avrebbe diritto, se sono già stati perfezionati i requisiti contributivi richiesti.

Inoltre, per ottenere l’autorizzazione al pagamento di tali contributi è necessario far valere: almeno 5 anni di contributi (260 contributi settimanali ovvero 60 contributi mensili) indipendentemente dalla collocazione temporale dei contributi versati; almeno 3 anni di contribuzione nei cinque anni che precedono la data di presentazione della domanda. (Fonte: ww.inps.it)

In breve, non versare i contributi obbligatori equivale a non maturare la pensione.A queste condizioni, è arduo immaginare come un giovane trentenne, che incontra difficoltà a collocarsi sul mercato del lavoro, possa pensare con tranquillità alla sua età senile. Quando si parla di giovani inevitabilmente si rimanda al lavoro precario o, peggio ancora, alla disoccupazione. Questa è oggi, ahinoi, la normalità!

E allora che fare? Sarebbe giusto che ognuno cominci a pensare anche alla famigerata pensione privata? Da più parti ormai si sente dire che la soluzione starebbe proprio in una polizza assicurativa di tipo previdenziale, alias previdenza integrativa.

Ma sarà davvero utile o è soltanto una strategia pubblicitaria per permettere alle Compagnie Assicurative di risalire la china dopo le perdite subite nel settore delle RC Auto? Abbiamo chiesto chiarimenti all’Ing. Arturo De Nigris, Agente Generale dell’INA ASSITALIA di Benevento:

“La durata di un piano previdenziale, che mediamente supera i 20 anni, è destinata ad aumentare per effetto dell’allungamento dell’età lavorativa stabilita dalla manovra Monti-Fornero. In virtù di questo ed altri elementi di novità, stiamo assistendo ad una crescente richiesta di partecipazione a tale forma di risparmio da parte dei giovani che, com’è noto, sono i meno tutelati dal sistema pubblico. Ma non è tutto, l’allontanamento del traguardo del pensionamento colpisce anche coloro che sono già prossimi alla fine dell’attività lavorativa costringendoli a rivedere la propria situazione. Una seconda pensione, integrativa di quella pubblica, consente una serie di vantaggi: primo fra tutti la possibilità di pianificare sin da oggi la propria vita da anziani mantenendo, al contempo, un buon tenore di vita. Non vanno sottovalutate - continua De Nigris - la libertà di decidere di lasciare il lavoro nei tempi programmati e la possibilità di disporre, grazie al meccanismo delle anticipazioni, della liquidità necessaria per poter realizzare i propri progetti senza dover attendere necessariamente la pensione obbligatoria”.

Al bando i finali apocalittici sulle pensioni che da mesi lasciano presagire le principali testate giornalistiche di economia e finanza.

Gli enti pubblici favoriscono le compagnie private e le pensioni non saranno più un’utopia ma un diritto che sarà pagato anche alle giovani generazioni.

ALESSANDRA GOGLIANO


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