Un consiglio a chi non sa se riaprire Economia

Premessa: lo scritto che vi apprestate a leggere è una “risposta” ad amici e conoscenti piccoli imprenditori, coi quali in questi giorni di pandemia ho avuto modo di comunicare. Come me, anche loro svolgono un’attività economica fortemente colpita dai tragici effetti del SARS-CoV-2. La riflessione da cui partire a mio parere è il ‘collasso’ del precedente modello di business: vale per l’artigianato come per la ristorazione, per il commercio come per il turismo, per il mondo culturale e quello degli eventi.

Come ‘modello di riferimento’ ho scelto il caso di un “agriturismo”. Ma è un modello applicabile a diverse attività produttive, a condizione che rispettino un presupposto strategico-operativo: il processo decisionale è in capo al solo titolare dell’impresa.

Siamo alle pendici del Matese. Alle nostre spalle l’immensa valle Telesina, coi suoi floridi vigneti. Un paesaggio incantevole, ricco d’acqua limpida e folti boschi. Qui nasce un agriturismo che rievoca l’antica fattoria, con animali da cortile e in pascolo, orto ben fornito, spazi ricreativi e di svago, eccellente menù. Era meta preferiti di ospiti provenienti dalla zona costiera e dalle aree interne e garantiva l’apertura nella doppia stagione, estiva ed invernale. Clientela medio alta, cibo e servizi d’elevata qualità, ottima carta dei vini: prezzo medio a coperto 35 euro.

È un’attività messa su da una famiglia di origini contadine, dove la sapienza nel coltivare… e cucinare i doni della terra, è trasmessa di padre in figlio. Il punto di forza è la stagionalità dei prodotti utilizzati, grazie appunto all’orto di proprietà. Ha 2 dipendenti fissi e 2 stagionali. Scenario. Se il Governo mette a base delle sue prescrizioni le previsioni elaborate dal Fondo Monetario Internazionale, la nostra scelta deve tenere conto che: «1. i blocchi dureranno ancora per diverso tempo; 2. Ci sarà un’ondata del virus anche nel 2021; 3. questi elementi sono combinati».

A questo punto prendiamo in esame i diversi ‘parametri’ che determinano la decisione, ovvero liquidità ed indebitamento - innanzitutto; subito dopo la struttura dei costi vivi: dagli affitti alle bollette, dall’incidenza del costo del lavoro al rapporto coi fornitori.

È vero che lo Stato ha dato ai piccoli imprenditori la possibilità di utilizzare finanziamenti da 25mila euro in su, ma resta pur sempre un ‘prestito’. Da restituire. L’attività va dunque ripensata, completamente. L’unica certezza è quella di dover ridurre per lungo tempo il numero dei tavoli, al fine di garantire il rispetto delle distanze. Pena la chiusura forzata. Questo significa che su 20 tavoli prima disponibili, se ne potranno utilizzare solo 7. Ecco la necessità di dover ripartire non più dall’offerta, precedente punto di forza, bensì dalla domanda: puntare su quei pochi clienti fidelizzati, che continueranno a frequentare il locale per passione culinaria, prodotti genuini e ambiente familiare, altrove difficilmente riscontrabili.

In termini ‘economici’ quelli appena descritti sono definiti “fondamentali umani”. Nella pratica, parliamo della compattezza della famiglia, dell’uso di beni di proprietà, della capacità di fare squadra con pochi ma strategici fornitori.

Posto tutto ciò, è conveniente ripartire oppure no? Io direi di sì, a patto di rendere quasi nulli i rischi. In due modi: 1. coinvolgere i familiari, valorizzare l’orto e l’allevamento, zero personale, patto coi fornitori; 2. avviare la ripartenza in due fasi, una prima di sperimentazione di 6 mesi. È una partita cosiddetta “a cassa zero”: se non funziona si chiude. Se invece ci sono le prospettive, considerando che altri non riapriranno più, si va avanti con il ‘nuovo’ modello di business.

Nel caso preso in esame - applicabile all’artigiano, commerciante o albergatore, a bar, palestre e piccole imprese di servizi - la decisione di “rifiutare” il prestito diventa il ‘prerequisito’ della ripartenza. Chi vuole riaprire deve farlo partendo da due punti-chiave: i fondamentali del suo business e il pareggio economico. Oltre a tanta buona volontà ed un bagno d’umiltà.

GIUSEPPE CHIUSOLO

PS: L’idea di questo articolo mi è venuta leggendo Riccardo Ruggeri (zafferano.news) che ha illustrato ai suoi lettori, sul tema della ripartenza, il «Protocollo Magma»: una metodologia innovativa, condivisa con un parterre di personalità del mondo economico-finanziario. L’ho condivisa e rilanciata.