Vino e olio tesori dell'economia del Sannio Economia

Valorizzare i vitigni storici del Sannio, grazie a ricerca e tecnologie, per accrescere la presenza sui mercati che danno valore alle identità territoriali. È l’auspicio del presidente della Cooperativa “La Guardiense”, Domizio Pigna, dopo un anno difficile dal punto di vista climatico che ha messo a dura prova produttori e vignaioli.

Presidente Pigna, è stata un’annata davvero particolare, quella del 2023, per la viticoltura sannita. Quale il risultato finale?

È stata un’annata davvero molto difficile per l’intera viticoltura italiana, quindi anche per noi è stato sicuramente un periodo ′non bello′. Il forte impatto sulle produzioni dei cambiamenti climatici, è stato un fattore che abbiamo ignorato per molto tempo ed oggi si sta imponendo sempre di più all’attenzione. Dobbiamo tenerne conto, ripensando anche alle nostre abitudini e alle nostre pratiche quotidiane. Rispetto alla scorsa vendemmia, abbiamo registrato una perdita di circa il 50% del prodotto, ma possiamo anche dire che in cantina sono arrivate uve con rilevanti punte di eccellenza. In sintesi, una situazione difficile ma fortunatamente non un disastro.

Una strada quasi obbligata è quella di permettere anche ai piccoli produttori di assicurare il raccolto.

Il tema dell’assicurazione del reddito agricolo costituisce oggetto di un vecchio dibattito che da decenni vede le Associazioni di categoria chiedere al Legislatore provvedimenti adeguati, peraltro simili a quelli adottati da altri paesi nel mondo. Ma ragionando su ciò che è singolarmente fattibile, dobbiamo prendere atto che il nostro territorio è composto da micro, piccole e medie aziende. Questo dato di realtà chiede degli sforzi di aggregazione sempre maggiori. Il Sannio sul tema della cooperazione ha degli esempi molto virtuosi, esempi di eccellenza, capaci di assicurare non solo un reddito dignitoso ma anche un buon reddito ai produttori, incentivando, spesso, investimenti e crescita. Sono convinto che anche tra aziende diverse ci possano essere molti strumenti di raccordo e di cooperazione: molti produttori stanno imparando gradualmente a fare squadra. Non è facile, ma oggi è necessario.

Cosa si prevede per il vino sannita, sempre più apprezzato anche all’estero, per l’immediato futuro?

Abbiamo continui riscontri molto positivi, sia dal mercato nazionale che da quello estero: dobbiamo essere orgogliosi del fatto che il vino sannita sia sempre più apprezzato e riconosciuto. La via maestra, lungo la quale proseguire, è quella della valorizzazione dei vitigni storici in particolare Aglianico e Falanghina. Il Sannio negli ultimi decenni ha vissuto momenti di grandi investimenti per accrescere la qualità dei vini: da questo punto di vista, credo che ancora tanto si possa fare. Un’opportunità da cogliere è quella di puntare sulla ricerca e su tecnologie sempre più innovative, con attività implementate e sostenute da partenariati con Università e Centri di ricerca. Questo genere di iniziative a volte sembrano fumose, ma in realtà sono un’occasione di grande crescita, poiché attraverso l’integrazione di competenze e conoscenze possiamo essere sempre più al passo con i tempi. La nostra prospettiva deve essere sempre più internazionale. Non possiamo immaginare una crescita del Sannio ′a pezzi′, cioè soltanto di singoli produttori; dobbiamo immaginare una crescita ′armoniosa′, dove la partita è giocata da realtà diverse ma complementari. In questo percorso, Associazioni, consorzi e produttori devono giocare una partita comune.

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La forte perdita di prodotto in alcune aree del territorio, causata dal clima schizofrenico degli ultimi mesi, non ha compromesso la qualità dell’olio sannita, che resta eccellente″, assicura il presidente della Confagricoltura di Benevento Antonio Casazza.

 

Il 2023 è stata un’annata davvero particolare per l’olivicoltura sannita. Quale il risultato finale, nonostante le bizzarre condizioni climatiche?

Definirle ′bizzarre′ è sicuramente un eufemismo. Purtroppo è una normalità avere a che fare con un clima schizofrenico. È necessario prendere atto di questi mutamenti per cui ogni agricoltore è costretto a rivedere il proprio piano di gestione del rischio. Le acque abbondanti del mese di maggio, abbinate alla siccità che c'è stata fino a poco meno di 15 giorni fa, non hanno procurato un'annata positiva: l'olivicoltura è in ginocchio, dobbiamo fare i conti con tanti danni. La resa, in termini di frutto, è molto bassa o nulla in alcune zone dopo la grandinata di settembre, che ha devastato tutto, soprattutto nella zona di Casalduni, Ponte, Torrecuso. E lì dove è rimasto un minimo di prodotto, la resa è sicuramente inadeguata, pur mantenendo una qualità eccellente: parliamo del 60-70% in meno.

In questo settore, in che modo è possibile intervenire per permettere anche ai produttori con appezzamenti di piccole superfici, a volte ricadenti in comuni diversi, di “assicurare” il proprio raccolto?

L'azienda agricola oggi ha senso se ragiona in termini collettivi, in termini territoriali: il valore aggiunto del nostro prodotto è il territorio. Dobbiamo avere la capacità di stare insieme, l'IGP è uno strumento per poter accomunare le nostre risorse. Ma questo non basta, bisogna avere anche la volontà e la determinazione di proseguire in un solco che ci vede uniti: oggi la qualità del nostro prodotto è riconosciuta da tutti, dobbiamo avere la capacità di saper vestire il nostro prodotto e poterlo posizionare adeguatamente sul mercato. Ecco perché è necessario rivedere la propria gestione del rischio, quindi le assicurazioni, qualora il prodotto vale e l'economia ci consente di giustificarne il costo. Assicurare il raccolto equivale ad avere senso di responsabilità a tutela non solo del prodotto finale, ma soprattutto del nostro lavoro.

L’olio sannita è sempre più apprezzato sul mercato non solo regionale, grazie agli sforzi compiuti da Associazioni e produttori negli ultimi anni. A cosa si punta nell’immediato futuro?

Siamo agli sgoccioli del Comitato promotore della IGP Olio Campania, è necessario guardare ora al Consorzio. È il primo passo per essere presenti sul mercato in modo deciso: la certificazione con l’adesione al Consorzio è un plus, un valore aggiunto delle aziende e renderà qualificante il loro operato. Sarà sicuramente un elemento ′positivo′ per valorizzare anche in termini economici un’eccellenza ormai oggettiva ed apprezzata dal mercato del settore olio.

GIUSEPPE CHIUSOLO