IL FLAUTO DI ANDREA OLIVA E L'ACCADEMIA DI SANTA SOFIA Eventi
Nel variegato cartellone dell'Accademia di Santa Sofia la musica ancora una volta assurge a ruolo di protagonista con uno dei flautisti di ultima generazione Andrea Oliva, originario di Modena, classe 1977.
La città capoluogo è la terza data del concerto Tra barocco e ‘900, l'astro iridescente del firmamento flautistico, accompagnato dalla strepitosa Orchestra di archi dell'Accademia di Santa Sofia, si è esibito nell'Auditorium Sant'Agostino dopo la performance a Roma, nella Sala del Primaticcio di Palazzo Firenze, sede della Società Dante Alighieri e a Napoli al Teatro Diana, rispettivamente il 1 e il 2 febbraio.
Come sempre prima
del fantastico concerto gli indirizzi di saluto sono stati rivolti da Maria Buonaguro,
presidente degli Amici dell'Accademia e dalla direttrice artistica Marcella
Parziale. Ế intervenuto don Mario Iadanza che ha argomentato sul grande
filosofo Blaise Pascal: l'ambivalenza della condizione umana. Con la sua
approfondita pillola ha tratteggiato la figura di Pascal matematico, fisico,
autore di trattati scientifici. Il docente ha citato l'Apologia del
Cristianesimo, il Vangelo rivela l'uomo all'uomo, che rimane tale anche
nell'ambivalenza tra grandezza e miseria. Il problema ontologico in Pascal non
è riconducibile ai termini metafisici, ma a quelli esistenziali. Il primo brano
riportato nel programma di sala La nuit blance (2022), concerto per
flauto e archi di Raffaele Bellafronte, prima esecuzione assoluta, non di
facile esecuzione.
Il compositore contemporaneo italiano
Bellafronte (1961), presente in sala, ha ricevuto gli applausi del pubblico, al
termine del pezzo, abbraccia Andrea Oliva, saluta il primo violino ed il primo
contrabasso.
A
seguire
il Concerto per flauto e archi in Re
maggiore RV 429 (1728), di Antonio Vivaldi (1678-1741), pezzo di musica
barocca pregevole ed elegante. Gli scroscianti applausi sublimano l'incredibile
esecuzione degli archi ed esaltano le qualità artistiche del primo flauto
solista dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
L'artista lascia il palco all' Orchestra dell'Accademia che propone un brano appassionante e complesso da eseguire, Chamber Symphony in C minor, Op. 110 A (1967) di Dmítrij ŠostacoviÄ, (1906-1975), in cinque movimenti: largo, allegro molto, allegretto, largo e largo. Fragorosi applausi sono stati tributati agli eccezionali strumentisti, a Riccardo Zamuner, magico Konzertmeister, ad Elena Emelianova, ad Emanuele Procaccini, a Lorenza Maio, ai Secondi Violini, Federica Tranzillo, Maria Claudia Rizzo e Alberto Marano, alle Viole Francesco Solombrino e Martina Iacò, ai Violoncelli: Danilo Squitieri, Alfredo Pirone, e all' imprescindibile cuore del Contrabbasso di Gianluigi Pennino. Il concerto si conclude con l'ultimo brano Concerto per flauto e archi in Re minore (1780) di Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788), il quinto ed il più famoso dei venti figli del celebre padre e compositore Johann Sebastian.
Gli interminabili applausi sono il più alto indice di gradimento espresso dagli appassionati nell'Auditorium Sant'Agostino, giunge immediatamente il bis con una breve e meravigliosa composizione di Christoph Willibald Gluck (1714-1787), per attraversare le sonorità musicali nello spazio e nel tempo.
Nicola Mastrocinque