Allarme criminalità anche nel Sannio In primo piano

Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”…

Questa è una frase di Giovanni Falcone ucciso dalla mafia il 23 maggio 1992, morto perché la legalità sovrastasse il non rispetto delle regole, perché la libertà di ciascuno fosse garantita. Noi campani conosciamo bene questi rischi, da anni, infatti, combattiamo contro una criminalità organizzata che ha inquinato le nostre terre limitando le nostre vite.

Fino a pochi anni fa, sembrava che Benevento fosse un’isola felice, almeno apparentemente, ma negli ultimi anni assistiamo ad un’escalation di episodi di violenza sempre meno sporadiche, che comprendono; rapine a mano armata, omicidi, scippi spesso ai danni di anziane, racket, molestie contro donne colpevoli solo di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Ancora una volta, anche di fronte a questi fenomeni di crescente criminalità sembra quasi che il popolo sannita viva in una sorta di Limbo. Ci si accontenta di quello che c’è perché “accussì ”. Allora ci si preoccupa della nascita del molisannio o del nome dello stadio che è cambiato, certo cose importanti per tutta la comunità cittadina ma si trascurano i veri problemi di casa nostra, in una terra che non ha lavoro, non ha futuro.

Forse una volta si parlava di microcriminalità, ma oggi non è più così. Non si discute più solo di furti d’auto o di rame o d’episodi di microcriminalità. Neanche solo di sporadiche vendette tra delinquenti comuni, c’è forse qualcosa di più radicato alla base. Un incremento dei delitti denunciati nei primi sei mesi del 2010 (12,4 ogni 1000 abitanti), con un +4,2% rispetto allo stesso periodo del 2009 è emerso, infatti, da un’indagine del Sole 24Ore e dall'Anfp, l'Associazione nazionale funzionari di polizia.

Nella classifica stilata tra le 103 province italiane, Benevento occupa il 97esimo posto, con 3567 delitti denunciati.
Nel dettaglio, Benevento è 15esima in Italia per numero di estorsioni (25), 26esima per la ricettazione (72), 63esima e 65esima, rispettivamente, per danneggiamento seguito da incendio e truffe e frodi informatiche (12 e 223), mentre occupa il 100esimo gradino per ciò che riguarda i furti nelle attività commerciali (78).

Numeri che rappresentano il risultato di un lavoro tradotto in un indice ottenuto rapportando ciascuno dei reati ad ogni mille imprese registrate sul territorio. Nel Sannio sono 13 quelle che devono fare i conti, appunto, con determinate tipologie di reato.
Come per molti problemi che attanagliano la nostra città questi fenomeni esistono sono presenti, ben nascosti nel tessuto sociale e questo è il pericolo peggiore.

Perché insinuandosi nella quotidianità cittadina creano paura portando le persone ad abituarsi alla loro presenza. Ci ripetiamo allora che Benevento è tranquilla, Benevento non è Napoli. Ma bisogna prendere coscienza del fatto che una cultura ispirata ai valori di cittadinanza attiva è necessaria anche da noi.

Qualche iniziativa già viene portata avanti, da scuole ed enti locali. Ma quello che manca è una vera cultura della legalità, che si possa respirare sempre. Quello che manca è l'educazione e lo stimolo delle giovani generazioni, sempre più “egoiste” e sensibili al richiamo dei soldi facili e sempre meno disposti al sacrificio o a mettersi in prima linea per il bene della collettività.

Non ce lo nascondiamo: Benevento è ultima nelle decine di classifiche che misurano la qualità della vita, ma non siamo certo così indietro così come in tanti pensano sul piano dei redditi. In città ci sono più sportelli bancari che distributori di benzina, dettaglio più importante di qualsivoglia graduatoria, sintomo di una ricchezza nascosta.

Abbiamo due centri commerciali e due multisala. Attività che rimangono in piedi nonostante la crisi. Questo è segno che ci si può affidare su una capacità di spesa dei cittadini piuttosto importante. E la criminalità organizzata che fa?. Si fa viva a piccoli passi. È inutile pensare che questi fenomeni siano lontani da noi, non abbiamo il tempo di mettere la testa sotto la sabbia, bisogna agire con opere di contrasto e di denuncia certo non sostituendosi al lavoro delle forze dell’ordine ma collaborando con loro.

Goethe diceva “Nessuno è più schiavo di chi si ritiene libero senza esserlo” quindi se desideriamo che i nostri figli, i nostri nipoti vivano serenamente senza aver paura di uscire la sera o di dire la propria opinione, il comportamento di ciascuno è fondamentale.

STEFANIA REPOLA