Il Duomo di Benevento In primo piano

Riaperto al culto ed alla cittadinanza l’11 ottobre 2012, dopo sette anni di lavori, con una solenne cerimonia officiata dall’arcivescovo metropolita Andrea Mugione, il Duomo di Benevento fu il primo tempio cristiano eretto in città. La fondazione si fa risalire al VII secolo, l’ampliamento al secolo successivo, sotto il ducato longobardo di Arechi II, nell’ambito di una riorganizzazione urbanistica complessiva della città.

Il Duomo fu consacrato al tempo del vescovo Davide (782-796) e fu intitolato a Sancta Maria de Episcopio. Esso è compreso tra l’omonima piazza, oggi chiusa, ed il palazzo arcivescovile. La facciata è interamente in marmo bianco, risale alla fine del XIII secolo e si rifà all’architettura della Capitanata, di derivazione pisana. Essa è coronata da statue di leoni e vitelli. Sul portone di ingresso, è presente una rosa con 12 colonnine radiali, nella quale un mosaico raffigura l’Agnello mistico.

Il campanile fu eretto l’11 febbraio 1279 dall’arcivescovo Romano Capodiferro, come attesta l’epigrafe sulla facciata. Fu quindi restaurato dall’arcivescovo Orsini. Vi compare un fregio costituito da 17 cippi romani, che creano in successione dei ritratti funerari. Nella facciata ovest compare in rilievo il cinghiale riferito al mito di Diomede, leggendario fondatore della città. Il cinghiale compare anche nello stemma cittadino, forse in quanto totem dei Sanniti-Caudini, o semplicemente vittima sacrificale alla dea Cerere.

Il severo e grandioso interno del Duomo ha acquistato nuova luce in seguito agli ultimi lavori di restauro. All’interno compare la grande statua in marmo di San Bartolomeo Apostolo, del XIV secolo, lapidi varie, un Crocifisso ligneo del XVIII e la notevole cripta.

Rifatto, ampliato, trasformato più volte, il tempio non è espressione di un solo stile artistico o di una sola epoca, fatto comune a tutta l’architettura medievale.

  • Intorno all’830 il principe longobardo Sicone ampliò la cattedrale a tre navate e vi collocò delle colonne marmoree in puro stile classico, segno inconfondibile del vecchio edificio fino ai bombardamenti del 1943;

  • Il principe longobardo Sicardo lo abbellì notevolmente e ne arricchì il tesoro;

  • Nel X secolo Benevento divenne arcivescovado, prima fra le città d’Italia meridionale e fra le prime in Europa. In tale occasione, l’arcivescovo Roffredo apportò ulteriori modifiche alla cattedrale, la quale rimase però priva del campanile fino al XIII secolo;

  • Nel XIII secolo i vescovi Ruggero e Romano Capodiferro dotarono il Duomo, rispettivamente, di una degna facciata e del campanile;

  • Il terremoto del 30 novembre 1456 danneggiò gravemente la cattedrale oramai completata;

  • Riparata da papa Pio II, la cattedrale venne consacrata il 4 novembre 1473 da Giacomo Appiano, vescovo di Gravina. La cattedrale fu divisa in cinque navate;

  • Nel XVII secolo irrompe lo stile barocco: l'arcivescovo Giovan Battista Foppa rialza il soffitto della navata centrale rispetto ai quattro minori, e lo rifà a cassettoni dorati, come anche la nave trasversale occupata dal presbiterio;

  • L’arcivescovo Vincenzo Maria Orsini, poi papa Benedetto XIII, nel XVII secolo apporta delle modifiche radicali: fa abbattere delle casupole addossate al campanile, rinforza dalle fondamenta i due muri laterali, elimina internamente alcune cappelle disposte asimmetricamente nelle navate laterali, fa rivestire l’altare centrale di marmi preziosi, completa il soffitto, rifà il pavimento ed il coro. La fa decorare fastosamente. La cattedrale viene consacrata il 14 novembre 1687;

  • Il terribile terremoto del 5 giugno 1688 la deturpa completamente;

  • Orsini la fa restaurare nel giro di quattro anni e la riconsacra solennemente il 26 maggio 1692, festa di San Filippo Neri;

  • Nel 1702 un’altra violenta scossa di terremoto rende necessari nuovi lavori di restauro, che fanno assumere all’edificio la fisionomia che manterrà fino ai bombardamenti del 1943 (Seconda Guerra Mondiale).

La Janua Maior, cioè la porta di bronzo del Duomo di Benevento, è stata definita dallo storico dell’arte Adolfo Venturi, come il maggior poema sacro dell'età romanica nel Mezzogiorno d'Italia e studiata da storici di calibro come Bertaux, Borgia, Ciampini, De Vita, Leisinger, Lenormant, Margotti, Meomartini, Rotili, Sarnelli, Venturi, Zazo. Essa è composta da due battenti suddivisi in 72 pannelli delimitati da una doppia cornice di ovuli fissati, ai punti di intersezione, da rose in rilievo. Non tutti sono integri: qualcuno è stato danneggiato o distrutto dai bombardamenti del ’43. Di essi quarantatré narrano la storia di Cristo, dall’annunciazione a Maria all’ascensione in cielo. Venticinque rappresentano l'arcivescovo metropolita di Benevento ed i ventiquattro Vescovi suffraganei, i quali tra il XII ed il XIII secolo facevano parte della Chiesa metropolitana Beneventana. Infine, in altri quattro pannelli vi sono raffigurazioni di teste di leoni con anelli. Afferma Mario Margotti nella rivista L’Illustrazione Vaticana, anno 1937, n. 22: “… questa porta della fine del secolo XII, è il capolavoro dell'arte Beneventana”. Mentre G. Edoardo Mottini, nella sua Storia dell'Arte italiana, Ed. scolastiche Mondadori, p. 311, afferma: “La porta del Duomo di Benevento annunzia e promette i miracoli fiorentini dei secoli successivi”.

Ma chi è o chi sono gli autori di questo capolavoro bronzeo? Gli studiosi sono concordi nell’attribuirne una ad Oderisio da Benevento. Per monsignor Ferdinando Grassi, tuttavia, per lo più gli autori sono circondati dall’anonimato. Sempre secondo il Grassi l'artista anonimo che ha fuso la Porta di bronzo è uscito dal cenacolo culturale di Montecassino. Anche sull’epoca della fusione gli studiosi non sono concordi. Secondo Grassi, che esclude dalla partecipazione alla fusione Oderisio, tale operazione risalirebbe alla prima metà del XIII secolo.

La porta di bronzo, gravemente danneggiata dai bombardamenti avutisi tra il 12 ed il 14 settembre 1943, fu oggetto di lunghissimi restauri, a Roma, sotto la direzione del prof. Sergio Angelucci, tant’è che venne riconsegnata solo nel 1999, ben 56 anni dopo i bombardamenti del 1943. In precedenza, la cattedrale era stata inaugurata dall’arcivescovo Raffaele Calabrìa, nel 1965, e consacrata nel 1987 dall’arcivescovo Carlo Minchiatti.

Il Duomo oggi è tornato a nuovo splendore, dopo un lavoro di restauro durato 7 anni, dal 2 maggio 2005 al 11 ottobre 2012. I lavori hanno subito varie interruzioni per via del ritrovamento di reperti archeologici di epoca romana, afferenti il culto a divinità egizie concomitanti con tale periodo. Per rendere visibili tali ritrovamenti, il pavimento del Duomo è stato rialzato di circa 30 centimetri. La riapertura al pubblico, 11 ottobre 2012, cade in contemporanea con nuovo anno pastorale e l’inizio dell’Anno della fede, nonché con il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e del 20° del Catechismo della Chiesa Cattolica. La celebrazione è stata presieduta dal vescovo di Benevento Andrea Mugione. Hanno concelebrato mons. Serafino Sprovieri, arcivescovo emerito di Benevento, Francesco Zerrillo, vescovo emerito di Lucera, Valentino di Cerbo, vescovo di Alife-Caiazzo e don Beda Umberto Paluzzi, abate di Montevergine.

LUCIA GANGALE

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