Una città allo sbando In primo piano

Si genera disinteresse e squallore nel constatare che la nostra città versa in uno stato di stasi e di abbandono così evidente e verificabile quotidianamente da generare nei cittadini mille domande alle quali non esistono risposte. E questi stessi hanno diritto di sapere. Di conoscere le cause del riscontrabile malgoverno denunciato dagli stessi quotidiani che in maniera soft si limitano a dare notizie superficiali ma comunque doverose per chi pratica la comunicazione.

La gente, invece, deve pretendere chiarezza e trasparenza perché la città è dei cittadini prima che degli amministratori. Deve pretendere risposte precise e chi amministra ha il dovere di rispondere con correttezza, rispetto ed educazione e chi è stato chiamato dalla politica a collaborare deve tenere a freno ogni manifestazione di collera, di nervosismo, risparmiando offese e toni alti. Chi questo non lo sa fare è meglio che se ne torna a casa perché i cittadini che hanno denunziato simili comportamenti sono molti.

I beneventani non vogliono essere più presi in giro; “Noi non sapevamo” si sente dire o si legge sui quotidiani e allora esiste un preoccupante scollamento tra assessori e dirigenti. Chi firma gli atti amministrativi? Come è andata veramente la vicenda piazza Orsini? Dopo sei anni l’Amministrazione vuole rendersi conto della situazione debitoria dell’Ente e intanto manca una reale progettualità di sviluppo; e la stessa “Città Luce”, possibile attrattore di turismo, in queste sere si sta svolgendo tra vicoli dalla pavimentazione sconnessa e pericolosa, ma dov’è un serio recupero del centro storico?

E certamente in questa fase di malessere generale l’opposizione dovrebbe essere più incisiva e propositiva andando, però, fino in fondo alla questione. Eppure una possibilità di sviluppo della città è la presenza dell’Università del Sannio riconosciuta “di qualità” per la serietà degli studi che spesso portano gli studenti meno volenterosi a trasferirsi presso altre Università. Perché non approfittare di questa opportunità?

Anzichè costruire alloggi per gli studenti si è preferito scegliere, chi sa mai perché, la formula degli alloggi abitativi. L’immobile in via S. Pasquale individuato dall’Università per gli alloggi degli studenti non è stato mai reso operativo. Nonché la struttura “S. Vittorino” acquistata dal Comune per farne una “Casa dello studente” e oggi adibita a diverso utilizzo universitario.

La destinazione dell’area della rotonda delle Scienze è ancora poco chiara, area che insieme a quella di S.Clementina avrebbero dovuto costituire lo sviluppo dell’Ateneo.

Allora dovremmo smettere di ritenere Benevento “città cultura” dal momento che le istituzioni sono disattente al servizio culturale che trova il suo valore primario nell’Università. Un Ateneo piccolo che assicura agli studenti continui contatti con i docenti e attività di supporto finalizzati ad ottenere eccellenze e futuri professionisti che alla società possono dare molto e bene.

E questa mentalità amministrativa ancora lontana dal comprendere il valore culturale che tra l’altro è alla base di ogni sviluppo di carattere economico si aggiungono le dichiarazioni del responsabile culturale del PdL nonché di recente membro del CdA dell’Ateneo il quale parla addirittura di una “rifondazione”; di “corsi costruiti per insegnanti e non per gli studenti!; di “fotocopie di centri di alta formazione già presenti a poche decine di chilometri da noi, peraltro con caratteristiche più allettanti” dando della nostra Università un’immagine negativa.

Tutto questo alla vigilia degli Esami di Stato e a danno del faticoso lavoro di orientamento nelle scuole superiori finalizzato a far comprendere agli studenti i vantaggi che si hanno nel frequentare un Ateneo presente sul territorio. Insomma critiche, da farsi comunque in altre sedi, che scoraggiano le iscrizioni da parte dei ragazzi dell’ultimo anno che con entusiasmo si accingono a frequentare le facoltà presenti nella nostra città avendo, peraltro, riscontrato gli esiti positivi ai concorsi pubblici o presso grosse aziende private di tanti che hanno conseguito la laurea presso il nostro Ateneo.

Che si facciano, invece, delle tavole rotonde non politiche né partitiche ma con le istituzioni che hanno il dovere di essere presenti.

MARISA ZOTTI ADDABBO 

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