Social network e identità segrete Società

Nel 1886 lo scrittore Robert Louis Stevenson pubblicò il romanzo breve Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. I fortunati che ebbero modo di leggerlo all’epoca si trovarono davanti ad un colpo di scena finale inedito per quei tempi, quando scoprirono che i due personaggi, l’integerrimo dottor Jekyll ed il perverso mister Hyde, erano in realtà la stessa persona. Nasceva così nella letteratura il concetto di doppia identità.

Senza ricorrere ad espedienti soprannaturali, quest’idea fece ritorno in alcuni romanzi dei primi del ‘900, come La primula rossa o Zorro. In questo caso, possiamo parlare di identità segreta: nessuno sospetterebbe che l’imbelle ed apatico don Diego de la Vega sia in realtà il difensore dei deboli e degli oppressi nei panni di Zorro.

Oggigiorno tutti noi possiamo dotarci di un’identità segreta e per farlo non occorrono né il siero del dottor Jekyll, né una maschera o un mantello: è sufficiente un account su un social. Anzi, molti di noi, o almeno molte tra le persone che ci circondano, hanno un’identità segreta di cui i loro cari non sanno praticamente niente. Non la usano per andare in giro di notte a dare la caccia ai criminali, come i supereroi, ma spesso ne approfittano per vivere una vera e propria seconda vita.

Sto parlando innanzitutto di relazioni extraconiugali. Numerosissimi sono gli uomini, ma in misura minore anche le donne, che stufi della routine di coppia approfittano di siti di incontri per vivere avventure galanti. Basta togliere dal dito la fede nuziale, per chi è sposato, crearsi un profilo fasullo ripulito dall’esistenza del partner o di eventuali figli, cambiare il cognome per non correre il rischio di essere smascherati con una semplice ricerca su Google ed il gioco è fatto. I più fantasiosi non si accontentano solo di reinventarsi single, ma abbelliscono la propria seconda vita con mestieri fittizi o millantando esperienze di studio in prestigiosi atenei, italiani o stranieri, in realtà mai frequentati.

A parte i traditori seriali, a vivere una seconda esistenza sono molti giovani e giovanissimi. Studenti stimati ed inappuntabili possono essere all’insaputa di tutti apprezzati campioni di videogiochi online, accaniti frequentatori di siti di poker o, peggio ancora, cyberbulli che approfittano dell’anonimato della rete per perseguitare i loro coetanei.

Il desiderio di una seconda identità o di una seconda vita, ovviamente più soddisfacente di quella reale, non è né nuovo né del tutto riprovevole. In fin dei conti, chi non vorrebbe un’occasione di poter essere non ciò che realmente siamo, ma ciò che abbiamo sempre desiderato essere?

I problemi insorgono quando di questa possibilità viene fatto un uso distorto, quando la seconda identità si trasforma in un viatico per sfogare i peggiori istinti o un lasciapassare per dare libero sfogo a tutto ciò che non potremmo dire o fare con la nostra identità principale.

Oscar Wilde disse che un uomo che indossa una maschera sarà completamente sincero. Fuor di metafora, intendeva dire che quando possiamo celare il nostro vero volto, solo allora saremo liberi di mostrare al mondo la nostra vera natura.

Ma la maschera offerta dalla rete spesso si rivela di vetro: fragile e trasparente, perché internet possiede gli strumenti per smascherare i mentitori telematici. E chi approfitta della sua seconda identità per infrangere la legge, presto o tardi si troverà costretto ad affrontarne le conseguenze.

Se le bugie hanno il naso lungo o le gambe corte, come diceva la Fata Turchina a Pinocchio, le bugie in rete lasciano sempre una scia che può essere seguita e porta inesorabilmente al bugiardo. Dunque, occhio a ciò che facciamo della nostra seconda identità, perché potremmo essere chiamati a risponderne con la prima.

CARLO DELASSO