Super-Pippo giallorosso... per una Strega ''mondiale'' Sport

Il Benevento Calcio ha finalmente sciolto la riserva: sarà Filippo Inzaghi il nuovo tecnico alla guida dei sanniti per la prossima stagione 2019/20, quella del concreto tentativo d’assalto alla Serie A.

La scelta della dirigenza di Via Santa Colomba è ricaduta sull’ex-bomber rossonero dopo una serie di colloqui svolti con diversi pretendenti alla panchina.

L’intricato percorso della selezione del tecnico, partito con nomi altisonanti che ben conoscono sia la cadetteria che la massima serie (Iachini e Di Carlo su tutti) aveva poi preso la piega di un impronosticabile lancio alla conduzione della squadra di una giovane promessa proveniente addirittura dalla Serie C.

Il primo nome fatto in tal senso è stato quello di Dionisi (quest’anno all’Imolese), subito dopo quello di Italiano (promettente allenatore del Trapani - neopromosso in Serie B).

All’inizio queste voci erano apparse un po' agli occhi di tutti come il classico tentativo di depistaggio da quelle che sarebbero state, poi, le reali intenzioni della società; ma l’insistenza su Italiano, soprattutto negli ultimi giorni, sembrava quasi essersi trasformata da semplice indiscrezione in vera opzione per il futuro.

Il Benevento, tuttavia - ed in tal senso, soprattutto, il Presidente Vigorito - non si smentisce mai: ed è così che si è arrivati, nel corso dell’ultimo fine-settimana, all’annuncio dell’ingaggio del mister di Piacenza.

Un profilo di indiscutibile rilievo che, in attesa delle opportune conferme sul campo, contribuirà certamente ad accrescere in maniera esponenziale il prestigio del club sannita sui media nazionali ed internazionali.

Inzaghi è stato un campione indiscusso. Il suo curriculum da giocatore è da considerarsi, letteralmente, strepitoso: svariati successi e trofei nazionali ed internazionali con il Milan, su tutti le due Champions League vinte e vissute da protagonista nel 2003 e nel 2007. Record di gol con diverse maglie oltre a quella rossonera ed una lunga carriera anche in Nazionale, coronata nel 2006 con il successo che ogni giocatore sogna sin da bambino: la vittoria della Coppa del Mondo, in Germania.

Se tuttavia, il parere su Super-Pippo come calciatore mette d’accordo tutti sul suo indiscutibile valore, l’avvio della carriera come tecnico è stato contraddistinto da una forte alternanza fra grandi soddisfazioni ed altrettanti fallimenti.

Tra questi ultimi è ancora fresco il ricordo della passata stagione in A sulla panchina del Bologna: una conduzione fortemente contestata anche dalla piazza felsinea, che aveva relegato i rossoblù in piena zona retrocessione, con un cambio di marcia innescato, poi, solo grazie all’esonero di Pippo e al subentro di Mihajlović, il quale è riuscito ad ottenere, grazie ad un cammino brillante, la permanenza in massima serie.

Se di fallimento non si vuol parlare, di certo non è stato un successo nemmeno l’anno vissuto sulla tanto blasonata panchina del Milan nella stagione 2014/15, chiusasi al 10^posto, ben lontano dalle “zone europee” auspicate dalla società.

È stato proprio con il Milan che, tuttavia, Pippo ha ottenuto le sue prime affermazioni in qualità di tecnico: sulla panchina degli Allievi prima e della Primavera poi (esperienze, queste, che hanno preceduto la promozione in “prima squadra”) Inzaghi aveva brillantemente condotto entrambe le compagini di giovani leve rossonere, rendendole fra le formazioni più competitive a livello nazionale tra i “pari età”.

Il più grande trionfo da allenatore, ad ogni modo, Inzaghi lo ha centrato a Venezia: la formazione lagunare, precipitata oggi in terza serie dopo gli assurdi playout persi contro la Salernitana ai calci di rigore, era stata ricondotta nel “calcio che conta” proprio da Super-Pippo, il quale aveva, alla sua prima stagione nel capoluogo veneto, prima vinto il campionato di Serie C e, poi, la stagione successiva, guidato gli arancio-nero-verdi sino alle soglie della Serie A, grazie ad una splendida cavalcata da neopromossa in serie B, conclusasi soltanto ai playoff, in semifinale, contro il Palermo.

Una cavalcata, insomma, molto simile a quella riuscita proprio al Benevento sotto la guida di Auteri prima e Baroni poi, con un finale che, per i lagunari, è stato, tuttavia, decisamente diverso da quello costruito dalla formazione sannita.

Un finale che, Super-Pippo, proverà a vivere per la prima volta con i colori giallorossi cuciti addosso, per riscrivere sulle pagine della storia del calcio beneventano una lettera tanto ambita. Una lettera che, però, per uno come lui, potrebbe addirittura essere considerata soltanto un punto di partenza.

Poiché Pippo la sua vita da atleta l'ha vissuta costantemente lì, sotto porta, in attesa del gol, ma senza mai accontentarsi, subito pronto ad una nuova esultanza da bomber vero, affamato di vittorie…così come, adesso, lo siamo tutti noi.

ANDREA ORLANDO