Energie rinnovabili, Costanzo: ''Compartecipare ai ricavi sarà il vero primato del Sannio'' Ambiente

Green economy, ambiente e rinnovabili, transizione ecologica sono tutti temi di stringente attualità di cui, però, qui nel Sannio c’è chi ne scrive e ne parla da ben tre decenni: Roberto Costanzo.

La sua passione, quella per l’ars rei publicae, sbocciata quando era appena un ragazzino e per la verità mai sopita - nell’arco della sua lunga esperienza come politico e amministratore - lo ha portato a guardare sempre alle nuove generazioni e mai a rinchiudersi solo nell’angusto box delle “prossime elezioni”, come purtroppo si vede spesso fare da cosiddetti politici dei nostri giorni…

Nell’intervista che segue c’è tutta la sua visione critica, costruttiva e concreta intorno a possibilità di recupero e di rilancio del nostro territorio.

Acqua, vento e Sole rappresentano il “petrolio” del terzo millennio. Qual è la situazione qui nel Sannio e più in generale in Campania?

Si tratta di fondamentali risorse naturali, produttive e molto utili al territorio in senso generale, se ben governate. Lo stiamo notando nel Sannio, ed anche in altre parti della Campania, da circa un trentennio.

L’acqua: si è tentato di regimentarla per contenerne smottamenti e alluvioni, ma anche per ben utilizzarne ricchezze e potenze. La diga di Campolattaro è difatti una fondamentale infrastruttura che finora è stata solo parzialmente azionata.

Il Sole: un bene e una risorsa finalmente utilizzati come fonte di energia elettrica, che però richiedono una precisa regolamentazione per come vanno installati sul territorio i pannelli fotovoltaici.

Il vento: ormai lo hanno capito quasi tutti, è la principale fonte di energia rinnovabile.

Troppo spesso gli amministratori locali hanno esaurito il proprio impegno di gestori del territorio con l’opposizione agli insediamenti di parchi eolici, a prescindere da come questi venivano insediati.

Alla fine sono stati agevolati soltanto gli interessi delle industrie energetiche, che comunque sono riuscite ad occupare i suoli senza subire i dovuti obblighi di risarcimenti e compensi alle comunità locali, a fronte dei costi ambientali provocati.

La Campania è una delle prime regioni d’Italia sia per produzione di acqua che per estrazione di energie rinnovabili, vento e Sole.

Nel Sannio, la cui superficie totale rappresenta lo 0,7% di tutto il Paese, si raccoglie quasi il 10% di tutte le energie rinnovabili italiane. L’elettricità prodotta nella nostra provincia dalle rinnovabili è di un volume 3 volte superiore al consumo locale.

Ultimamente sul crinale fortorino sono spuntate nuove pale eoliche che, insieme a quelle - tante - già esistenti, sembra vengano impiantate senza una ratio, in primis paesaggistica. Cosa ne pensa?

Nel passato, i parchi eolici sono stati installati quasi sempre disordinatamente, tuttavia non si può dire che sui monti del Sannio non vi siano altri spazi utilizzabili, purché, ovviamente, correttamente occupati. Il problema è di vedere se si possono sostituire le vecchie pale eoliche con quelle di nuova generazione che hanno più che una doppia capacità produttiva rispetto alle prime. In tal caso, potrebbe bastare una ridotta superficie per produrre la stessa quantità di elettricità.

Ma il vero problema è di stabilire un adeguato rapporto economico tra titolari di parchi eolici e Amministrazioni comunali che sono responsabili del governo, del paesaggio e dell’ambiente, appunto perché il vento non proviene dal terreno in cui è conficcata la pala, ma dal cielo e dall’ambiente, quindi la sua fonte non appartiene ad una proprietà privata.

Per ogni pala eolica impiantata nel proprio terreno ai contadini vengono dati all’incirca mille euro l’anno. Così ci è stato riferito dai diretti interessati. Eppure il guadagno delle multinazionali è notevolissimo...

Per ogni pala eolica, il proprietario del terreno sul quale è installata incassa 5.000 euro per ogni megawatt prodotto, ossia circa 10.000 euro all’anno. E non è poco. Quello che invece risulta poco, pochissimo, è il ricavo che l’industria energetica riconosce ai Comuni che sono appunto i gestori del paesaggio e dell’ambiente.

Durante il tour estivo di presentazione del suo ultimo libro “L’Altra Campania” ha parlato della necessità di un “nuovo Piano Mattei” a proposito delle energie rinnovabili. Può spiegarlo anche ai lettori di Realtà Sannita?

Il cosiddetto Piano Mattei consiste nel riconoscere al territorio e quindi alle istituzioni che lo governano, cioè ai Comuni, il diritto ad adeguati risarcimenti e compensi finanziari per l’estrazione di energia che le imprese industriali vanno a farvi: energia che non deve essere sottratta, ma contrattata e quindi pagata adeguatamente al territorio.

Se consideriamo quello che ricavano dal petrolio i Paesi del Golfo Persico, in conseguenza di quella che fu la battaglia di Enrico Mattei, ci convinciamo che i nostri Comuni hanno diritto, quantomeno, a ricevere gratuitamente l’energia elettrica che consumano per le abitazioni, i servizi pubblici e le attività produttive.

Questo ho tentato di spiegare nel mio libro “L’Altra Campania”. E non è una fantasia. Prima o poi ce ne convinceremo tutti.

Capitolo acque: l’immensa raccolta nell’invaso di Morcone-Campolattaro a chi fa gola e quale sarà il suo destino?

L’invaso di Morcone-Campolattaro, più noto come diga di Campolattaro, è stato finora, e non solo dal punto di vista finanziario, la più importante opera pubblica realizzata nel Sannio dall’Unità d’Italia ad oggi.

Una raccolta artificiale di acque fluviali non può servire soltanto a prevenire le alluvioni, deve altresì essere utilizzata per assicurare stabilità e produttività al territorio immediatamente a valle della diga. Non può essere soltanto l’occasione e la causa dell’alimentazione idrica di aree territoriali lontane dal bacino in cui è situata la diga.

Oggi l’acqua dell’invaso del Tammaro fa gola a territori molto lontani dal bacino del Tammaro, quali l’area casertana e quella del piano campano, sebbene le opere necessarie per il trasferimento di quell’acqua vengano insediate soprattutto nel Sannio.

Cioè qui i costi, altrove i ricavi. Questo risulta già dalle opere finanziate con il PNRR, cioè, al Sannio vengono addebitati quei costi con i relativi finanziamenti, mentre i ricavi di quelle opere sono destinati altrove.

Questo è il destino che rischia l’invaso di Morcone-Campolattaro, se l’attuale classe politica, a partire dai sindaci della Valle del Tammaro, non riuscirà ad ottenere il riconoscimento di “Area di bonifica integrale” per tutti i terreni situati a valle della diga. Senza questo riconoscimento, non sarà possibile fare le opere necessarie per l’irrigazione di queste nostre zone.

Tutto ciò il sottoscritto lo va dicendo e scrivendo da oltre 3 anni. Senza alcun riscontro...

Lei ha preso a cuore il tema delle rinnovabili già da alcuni decenni: scrivendone sui giornali, intervenendo a tavole rotonde e da ultimo anche con il suo volume edito da Realtà Sannita. Ma secondo lei la nostra classe politica e parimenti quella imprenditoriale sono al passo coi tempi, oppure no?

Da un recente convegno, convocato a San Marco dei Cavoti, da Confindustria, con la presenza del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, apprendiamo che finalmente il Governo vuole prendere atto del primario ruolo del Fortore nella produzione di energia eolica.

Qualcuno di noi, da circa 30 anni, va scrivendo e dicendo che “il vento rappresenta il petrolio del Fortore”. Ma pochi hanno voluto accorgersene…

Va dato atto che, appunto negli anni ‘90, qualche coraggioso imprenditore del settore, come l’attuale presidente di Confindustria Sannio, venne ad investire, non senza rischi, su queste montagne con numerose pale eoliche. All’inizio vi fu soltanto curiosità, poi nacque qualche interesse, quindi alcuni sindaci si misero a fare gli anti-eolo con una specie di “guerra ai mulini a vento”. Intanto gli imprenditori avviavano rapporti diretti con i singoli proprietari dei suoli sui quali conficcare le pale eoliche e rapporti riservati con qualche sindaco, che di giorno faceva l’ambientalista anti-eolico e di notte sottoscriveva un accordo con gli industriali del vento.

A questo punto, un po’ tutti dobbiamo prendere atto che per le aree appenniniche il vento può rappresentare quello che il petrolio ha rappresentato finora in Medio Oriente. Si vada a vedere cosa rende il petrolio al territorio e alle relative comunità civili dell’Arabia Saudita.

Detto questo, sebbene con qualche decennio di ritardo, si deve prendere atto che la principale attività industriale del Sannio ormai è costituita dalla produzione di energie rinnovabili.

Forse prima di noi l’ha capito quell’impresa lituana che ha deciso di costruire una fabbrica di pannelli solari nella zona industriale di Benevento. Quanti di noi si sono chiesti il perché di quella scelta nel Sannio?

Questo potrebbe servire alla nostra classe politica, e parimenti a quella imprenditoriale - e forse anche a quella giornalistica - a mettersi al passo con i tempi.

Per concludere, dall’alto della sua lunga esperienza come politico e amministratore se la sente di farci una previsione?

La mia previsione è che nei prossimi anni un po’ tutti si convinceranno che il primato del Sannio in campo energetico non è rappresentato dal numero delle pale eoliche installate, bensì dalla compartecipazione dell’economia locale all’evoluzione ed ai ricavi delle fonti energetiche rinnovabili.

Per l’economia sannita sarà una proficua compartecipazione al governo e ai ricavi delle fonti rinnovabili. Questo potrà succedere nei prossimi anni. Forse io non lo vedrò, ma succederà.

ANNAMARIA GANGALE

annamariagangale@hotmail.it 

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