L'acqua, da bene primario a risorsa vitale Ambiente

Nel Sannio è possibile realizzare piccoli impianti ″ad acqua fluente″ ed interventi di distrettualizzazione e controllo ″attivo″ delle perdite. Manca il sistema di condotte per distribuire l’acqua della diga di Campolattaro per l’irrigazione in valle Telesina: non sono ancora previste le infrastrutture per garantirne l’effettiva disponibilità

Insieme al direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’UniSannio, prof. Nicola Fontana, ordinario di Costruzioni idrauliche e marittime e Idrologia, completiamo il focus che Realtà Sannita ha voluto dedicare ai diversi ′vettori energetici′ che è possibile attivare sul territorio sannita per la produzione di energia rinnovabile. Tema dell’intervista, l’idroelettrico e l’impatto ambientale e climatico dei consumi di acqua. “Servono adeguate campagne di sensibilizzazione per l’utilizzo consapevole della risorsa idrica, che mirino a far comprendere, ad adulti e bambini, che l’acqua è una risorsa preziosa e limitata”.

L’acqua, risorsa preziosa, inizia purtroppo a scarseggiare in molti contesti geografici, nei quali si evidenziano con chiarezza gli effetti di una desertificazione incipiente. Quale il suo punto di vista?

Nonostante l’incremento della temperatura media registrato negli ultimi anni, la problematica relativa alle precipitazioni totali è, a mio parere, meno significativa. Le precipitazioni presentano, per propria natura, una variabilità sia annua che stagionale e i dati relativi agli ultimi anni non evidenziano nel Sannio una marcata riduzione (vedi grafico). Ciò non toglie, tuttavia, che sia necessaria una maggiore attenzione nei confronti delle risorse idriche, in particolare quelle di maggior pregio e qualità, per le quali è necessario mettere a punto politiche e strategie di tutela. Il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni da un lato e il progressivo incremento di attività economiche e produttive idroesigenti dall’altro, rendono sempre più stringenti comportamenti virtuosi da parte di tutti, evitando sprechi e modi di agire inappropriati nell’utilizzo delle risorse idriche.

In particolare dal mondo agricolo, tale esigenza è molto sentita...

Vero. Ecco perché si rende necessario, con sempre maggiore urgenza, virare verso politiche che prevedano la riduzione dei consumi idrici -si pensi, ad esempio, all’agricoltura di precisione- che consentano non solo di mitigare l’impatto dei prelievi sull’ambiente ma anche, paradossalmente, di migliorare la qualità dei prodotti, fornendo alle piante il giusto quantitativo d’acqua nelle diverse fasi fenologiche.

In questo scenario, sarebbe auspicabile attuare una forte campagna di sensibilizzazione sull’utilizzo razionale dell’acqua, orientata, specialmente, alle giovani generazioni, che spesso ne ignorano l’importanza. Con quali strumenti si potrebbe intervenire?

Oggi è impensabile una vita quotidiana senza accesso all’acqua potabile. Il gesto di aprire il rubinetto e riempire un bicchiere d’acqua è ormai così naturale che si finisce per sminuirne il valore, col risultato che sono sempre più frequenti sprechi ed usi impropri dell’acqua potabile. Come lei fa giustamente notare, uno degli strumenti più efficaci in tal senso è rappresentato dalla messa a punto di adeguate campagne per l’utilizzo consapevole della risorsa idrica, che mirino a far comprendere -probabilmente con un linguaggio e strumenti, se orientate alle generazioni più giovani, diversi da quello a cui noi adulti siamo abituati- che l’acqua è una risorsa preziosa e limitata, col suggerimento di gesti semplici come la lettura periodica del contatore per comprendere se le nostre abitudini sono corrette o meno, con visite agli impianti che facciano capire, soprattutto a bambini e ragazzi, quanto è complesso il sistema e quante persone e risorse sono dietro la semplice apertura di un rubinetto, che ci consente, direttamente a casa, di disporre di tutta l’acqua di cui abbiamo bisogno.

I nostri acquedotti sono frequentemente caratterizzati da enormi ′perdite′, che arrecano forti danni economici ed ambientali. Quali strumenti tecnologici andrebbero utilizzati per ridurre lo spreco d’acqua?

Le perdite idriche nei sistemi acquedottistici e, in particolare, nelle reti di distribuzione, rappresentano un problema annoso nel nostro paese. Un recente rapporto ISTAT mostra che nel 2020 le perdite in distribuzione sono pari a circa il 42% del volume immesso in rete, sebbene -si badi bene- questa percentuale consideri non solo le perdite “reali”, ovvero l’acqua effettivamente dispersa dalle tubazioni, ma anche le perdite “apparenti”, vale a dire i volumi idrici immessi in rete e non contabilizzati, ad esempio per allacciamenti abusivi, furti idrici, errori di misura, ecc.. È chiaro che, se da un lato la sostituzione delle condotte rappresenterebbe la soluzione ottimale del problema, dall’altro questa si rivela impraticabile per i costi enormi che comporterebbe, per cui sono state messe a punto una serie di soluzioni tecnologiche per individuare e ridurre, a costi contenuti, le perdite nei sistemi acquedottistici. Penso, in particolare, agli interventi di distrettualizzazione e controllo “attivo” delle perdite, che consentono un più razionale funzionamento del sistema con un impatto nullo o molto limitato sulle utenze mediante il controllo dei flussi e la riduzione delle pressioni inutilmente elevate all’interno delle reti.

L’acqua... sprecata, come provare a recuperarla?

In alcuni casi, mediante micro turbine, è possibile recuperare una parte dell’energia della corrente idrica, realizzando piccoli impianti idroelettrici direttamente all’interno degli acquedotti che consentono di accoppiare alla riduzione delle pressioni e, quindi, delle perdite, la produzione di energia elettrica.

L’acqua può svolgere un ruolo fondamentale anche nel sostenere la transizione energetica, attraverso la produzione d’energia da impianti idroelettrici. Quale lo stato attuale di tale tecnologia nel nostro territorio?

L’energia idroelettrica contribuisce per oltre il 40% alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia, soprattutto grazie ai grandi impianti in esercizio nelle regioni montuose del Nord Italia. Nella regione Campania il contributo dell’idroelettrico alla produzione di energia da FER risulta tuttavia più modesta, ed ancor di più in provincia di Benevento, nella quale contribuisce in maniera assolutamente marginale rispetto all’energia prodotta dal solare e, soprattutto, dall’eolico. Ciò dipende essenzialmente dalla conformazione orografica del nostro territorio, per cui non sono possibili i grandi impianti idroelettrici. Tale scenario, tuttavia, sarà fortemente modificato a seguito della infrastrutturazione della diga di Campolattaro che prevede, tra gli altri, la realizzazione di due impianti idroelettrici -uno a Ponte, nell’area degli impianti e l’altro a San Salvatore Telesino- che consentiranno, nello scenario più favorevole, la produzione di oltre 38 GWh/anno. Tale valore è particolarmente significativo se si considera che la produzione complessiva da energia idroelettrica nella regione Campania è di circa 340 GWh/anno, per cui gli impianti consentiranno un bel balzo in avanti nella classifica regionale. Altre opportunità di realizzare impianti idroelettrici nella provincia di Benevento e, in generale, in Campania sono sostanzialmente limitate dalla conformazione del territorio, per cui le uniche possibilità sono rappresentate da piccoli impianti “ad acqua fluente” da realizzarsi in corrispondenza dei modesti salti disponibili sul reticolo idrografico principale.

Vi è un acceso dibattito sull’utilizzo dell’acqua della diga di Campolattaro. Quale il suo punto di vista?

La diga di Campolattaro rappresenta certamente un’opera molto significativa nel panorama regionale delle risorse idriche, con l’uso plurimo -idropotabile ed irriguo- delle acque dell’invaso, che concorrerà al soddisfacimento delle richieste idropotabili di oltre 2milioni di cittadini e alla irrigazione di circa 15mila ettari della provincia di Benevento. È anche prevista la realizzazione di una centrale idroelettrica per lo sfruttamento di un’aliquota dell’energia posseduta dalla corrente idrica, del cui impatto sulla produzione regionale di energia elettrica da FER abbiamo parlato, che accresce ulteriormente il valore delle opere a realizzarsi. Va però evidenziato che, mentre le opere di adduzione idropotabile consentiranno fin da subito l’interconnessione all’Acquedotto Campano e, in generale, al sistema di approvvigionamento idropotabile regionale, non altrettanto può dirsi per l’utilizzo irriguo delle acque dell’invaso. In quest’ultimo caso, infatti, gli interventi che si realizzeranno nei prossimi anni non contemplano il sistema di condotte che, a partire dalle vasche di Grassano, consentono la distribuzione e, quindi, l’irrigazione di ampie aree della valle Telesina. È indubbia, quindi, l’esigenza di provvedere, in tempi relativamente rapidi, alla realizzazione delle infrastrutture che garantiranno l’effettiva disponibilità della risorsa idrica per l’agricoltura dell’area”.

GIUSEPPE CHIUSOLO 

Focus Energie – Le interviste

Prof. Alfredo Vaccaro - Energie verdi, il valore aggiunto dell'agricoltura 2.0 Economia - Energie verdi, il valore aggiunto dell'agricoltura 2.0 (realtasannita.it)

Prof. Francesco Pepe - Idrogeno e bioenergie: le nuove frontiere dell'energia ''verde'' Ambiente - Idrogeno e bioenergie: le nuove frontiere dell'energia ''verde'' (realtasannita.it)

Prof. Daniele Davino - La fusione nucleare, la sfida più ambiziosa della storia umana Ambiente - La fusione nucleare, la sfida più ambiziosa della storia umana (realtasannita.it)

Dott. Giuseppe Tontoli Il riscatto del Sannio parte dalla transizione energetica Ambiente - Il riscatto del Sannio parte dalla transizione energetica (realtasannita.it)

Prof. Maurizio Sasso Le comunità energetiche, risorse per il territorio Ambiente - Le comunità energetiche, risorse per il territorio (realtasannita.it)